Berruti sottolinea che le criptovalute, oltre ad essere strumento di “trasformazione o sostituzione” di beni o denaro, ”possono essere esse stesse proventi del reato. Pensiamo ad esempio agli illeciti tipici del mondo del cybercrime come Ransomware, truffe online o attacchi informatici che si avvalgono unicamente di questa tecnologia per tutti i pagamenti”.
I rischi per il consumatore che investe nelle criptovalute non sono pochi, anzi aumentato sempre di più. È il monito lanciato dal Colonnello Gian Luca Berruti, già Comandante del gruppo investigativo del nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza e da poco trasferito in servizio presso l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.
“Man mano che il mondo delle criptovalute matura, queste assomiglieranno sempre di più alle valute legali che utilizziamo tutti i giorni”, spiega il colonnello in un’intervista all’Adnkronos. “Per ora i rischi per coloro che si affacciano alle nuove modalità di investimento, restandone poi, truffati, sono spesso gli attacchi di phishing, pratica che però riguarda qualunque tipo di servizio digitale ma che si è da subito adattata a questo nuovo sistema. Avviene tramite siti internet falsi che richiedono account personali, tramite mail o allegati contenenti virus o malware o ancora con profili fake sui social media e si rischia la perdita irreversibile della somma di denaro investita”.
Berruti sottolinea che le criptovalute, oltre ad essere strumento di “trasformazione o sostituzione” di beni o denaro, ”possono essere esse stesse proventi del reato. Pensiamo ad esempio agli illeciti tipici del mondo del cybercrime come Ransomware, truffe online o attacchi informatici che si avvalgono unicamente di questa tecnologia per tutti i pagamenti”.
”I Cripto-Asset, in generale -continua – possono costituire apparentemente uno strumento efficiente per la criminalità e le transazioni illegali. Ad esempio, le criptovalute sono considerate più efficienti per il riciclaggio rispetto al contante per la grande facilità e velocità di spostamento internazionale che il contante non può assolutamente avere. Proprio questa loro caratteristica le rende universali e quindi attualmente non credo si possa escludere nessun paese europeo da fenomeni di illegalità né fare classifiche”.
Le bande criminali detengono più di 25 miliardi di dollari in criptovalute da fonti illecite
In generale, secondo lo studio del 2022 da parte di Chainalysis inc, azienda americana specializzata in questo settore, le bande criminali detengono più di 25 miliardi di dollari in criptovalute da fonti illecite. Bisogna però precisare che le transazioni hanno raggiunto complessivamente un valore totale di 15,8 trilioni di dollari nel 2021 e che le attività che hanno coinvolto indirizzi illeciti sono state solamente lo 0,15 per cento.
“Non è quindi certamente quello della criminalità e del riciclaggio il principale campo di applicazione delle criptovalute. Ritengo però che la loro crescente popolarità richieda una maggiore attenzione e cautela nonostante si tratti di strumenti basati sulla blockchain che per sua natura è trasparente e può consentire di rilevare e prevenire attività illecite”.