Cybersec2024. Raimondi (COR): “Serve maggiore consapevolezza dell’IA per creare regole e policy efficaci”

9 months ago 223

Le nuove tecnologie oggi a disposizione sono in continua evoluzione e rappresentano un upgrade obbligatorio per la Difesa e le sue attività strategiche. Tra queste ci sono la cybersecurity e l’intelligenza artificiale (IA).

Nel suo intervento al CyberSec 2024 – la Cybersecurity nell’era dell’AI, organizzato da Cyberseciruty Italia, Giovanbattista Raimondi, Vice Comandante, Comando per le Operazioni in Rete (COR), ha posto l’attenzione proprio sull’approccio a queste tecnologie disruptive, che trovano applicazioni crescenti anche in ambito Difesa e militare.

L’IA in ambito Difesa è centrale. Questa tecnologia è disruptive e avrà tante applicazioni, anche da parte delle organizzazioni che ne faranno uno strumento di aggressione verso altre nazioni. La Difesa è chiamata in causa e deve porvi rimedio. Sono diversi i gruppi attivi nelle operazioni multi dominio, tra cui APT Kismusky dalla Nord Corea o APT28 dalla Russia e Aquatic Panda dalla Cina.
Grazi all’IA i cyber criminali possono raddoppiare gli obiettivi colpiti”, ha affermato Raimondi.

Contro attacchi ripetitivi, condotti da bot, sono facilmente intercettabili, perché poco intelligenti. Molto diverse sono le attività Info-Ops, spesso sfruttate per lanciare campagne di disinformazione, per favorire lo schieramento nei conflitti, per diffondere fake news. Fondamentale identificare e contrastare queste minacce ibride e lo si può fare proprio con soluzioni di IA.
In genere – ha spiegato Raimondi – le Info Ops sono spesso impiegate per fiaccare il morale delle truppe avversarie e indebolire il sostegno al Governo.
Rilevante l’operazione ‘doppleganger’ contro il summit NATO del 2023, a cui si possono aggiungere gli attacchi DDoS contro i portali NARO. La stessa minaccia riguarda dal 2022 molte testate e agenzie giornalistiche nazionali”.

La minaccia maggior per la Difesa non è l’IA nel breve periodo, ma presto potrebbe divetarla, per questo servono nuove tecnologie IA based proprio per aggiornare apparati e sistemi militari, pronti a contrastare attacchi futuri.
L’IA è una specie di Black Box, quindi servono competenze specifiche sugli algoritmi. I dati devono essere resi disponibili dal sistema della Difesa per l’addestramento degli algoritmi.
Principi non solo validi per la Difesa nazionale, ma anche NATO. Lo stesso dipartimento della Difesa americana ha creato uno specifico cyber security center. Dobbiamo avere maggiore consapevolezza degli strumenti di IA – ha sottolineato Raimondi – per creare regole e policy dedicate, se non sappiamo bene come funziona come possiamo normarla? Serve una preparazione adeguata che parte dall’osservazione, dalla comprensione e dall’azione”.

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