Adam Lisberg di DJI ha confermato alle pagine di The Verge che in realtà i droni della compagnia non sono criptati come affermato erroneamente in precedenza.
Il vice primo ministro dell’Ucraina, Mykhailo Fedorov, ha di recente accusato la compagnia specializzata nel mondo dei droni DJI di aver aiutato la Russia a uccidere i civili del proprio paese permettendo al paese di usare i dispositivi per ottenere informazioni, scagliando in seguito colpi letali contro i cittadini. Dopo che si è parlato di come in realtà i segnali fossero criptati, c’è stato un dietrofront ufficiale, stando a quanto spiegato sulle pagine di The Verge, con la compagnia che si è trovata ad ammettere che in realtà ciò non è propriamente vero.
I segnali AeroScope inviati da ogni singolo drone moderno possono quindi venire ottenuti da governi e individui con delle abilità esperte in campo di hacking, andando quindi a riconoscere la posizione di ogni drone e tutti i piloti vicini. Dopo che il noto portale aveva riportato in tutto in seguito alla dichiarazione del portavoce Adam Lisberg e all’esperto David Kovar, l’hacker Kevin Finisterre ha più volte smentito quanto dichiarato, e infatti DJI ha infine confessato che in realtà si è trattato di informazioni errati.
Lisberg ha confermato di aver riportato semplicemente quanto riferito dal dipartimento di ricerca e sviluppo in Cina, e di non aver quindi mentito consapevolmente, scoprendo solo in seguito di aver fornito informazioni errate sulla sicurezza dei droni. Si è parlato anche di come la compagnia avrebbe potuto revocare i certificati per mettere una pezza al problema, anche se ciò avrebbe riguardato solamente le unità stazionarie connesse ai server di AWS, il che non avrebbe quindi aiutato per le unità usate dai militari russi.
Di sicuro un colpo di scena non totalmente inaspettato, visti i molti dubbi sulla questione, e visto il fatto che i droni erano stati pensati in principio per riuscire a comunicare con altri.