Due anni dopo, la FSF si pronuncia a proposito della scelta di Red Hat di non rendere più pubblici i sorgenti

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Due anni fa, era il giugno del 2023, con una decisione che aveva scatenato un lungo dibattito nelle community Linux, Red Hat aveva annunciato la propria volontà di non rendere più pubblici i sorgenti dei software sviluppati ed inclusi all’interno dei propri prodotti.

La decisione faceva seguito a tutta una serie di scelte molto importanti riguardanti il modello di business della prima azienda open-source del mondo che, lo ricordiamo, dal 2018 è proprietà di IBM. La fine di CentOS si potrebbe dire che aveva “aperto le danze”, ma molte altre erano state le decisioni prese, vedi ad esempio la chiusura della mailing list pubblica rhsa-announce per le security advisory.

Insomma, parafrasando uno dei profeti del Rock, Red Hat aveva detto con chiarezza “No more Mr. Nice Guy!“.

Fra le grandi assenti dal dibattito – insieme alla Linux Foundation che ad oggi non ci risulta si sia mai espressa sulla tematica – c’era la Free Software Foundation, la quale finalmente, dopo due anni e grazie ad un utente la cui storia è raccontata su Slashdot, ha espresso con chiarezza la propria posizione, dopo essersi scusata per il leggero ritardo nella risposta (evidentemente sono molto, molto impegnati):

Generally, we don’t agree with what Red Hat is doing. Whether it constitutes a violation of the GPL would require legal analysis and the FSF does not give legal advice. However, as the stewards of the GNU GPL we can speak how it is intended to be applied and Red Hat’s approach is certainly contrary to the spirit of the GPL. This is unfortunate, because we would expect such flagship organizations to drive the movement forward.

In generale, non siamo d’accordo con ciò che sta facendo Red Hat. Capire se ciò costituisca una violazione della GPL richiederebbe un’analisi legale e la FSF non fornisce consulenza legale. Tuttavia, come custodi della GNU GPL possiamo parlare di come essa sia intesa essere applicata e l’approccio di Red Hat è certamente contrario allo spirito della GPL. Ciò è spiacevole, perché ci aspetteremmo che tali organizzazioni di punta facessero progredire il movimento.

Quindi, in buona sostanza, nessuno dice che ci sia una violazione legale. Non ancora, almeno, o quantomeno non c’è l’interesse (e probabilmente neanche i mezzi) per avviare qualsiasi causa legale, ma questa cosa è certamente contraria allo spirito della GPL.

In ogni caso, se qualcuno pensasse che esistano i presupposti per avviare una causa legale, ecco i dettagli, forniti sempre nel messaggio:

As of today, we are not aware of any issue with Red Hat’s new policy that we could pursue on legal grounds. However, if you do find a violation, please follow these instructions and send a report to [email protected].

Ad oggi non siamo al corrente di nessun problema in merito alla nuova politica di Red Hat che possa essere perseguita in termini legali. Ciononostante, se dovesse essere rilevata una violazione è possibile seguire queste istruzioni ed inviare un report a [email protected].

Ci sarà mai la necessità di farlo?

Qualcuno avrà mai i mezzi o la volontà per avviare un iter che sarebbe certamente lungo, articolato e, soprattutto, costoso?

Difficile dirlo, ma intanto da oggi almeno sappiamo come ufficialmente la pensa la Free Software Foundation.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

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