Che bello notare che anche da parte del ministro dell’Istruzione e del Merito c’è un’attenzione alla cybersecurity, a tal punto da indicare alle scuole lezioni sulla cybersicurezza all’interno dell’educazione digitale.
“Ritengo necessaria un’educazione digitale per i nostri studenti che comprenda l’uso responsabile della tecnologia, la comprensione della cybersicurezza…”, ha scritto il ministro Giuseppe Valditara nella lettera pubblicata da Repubblica dal titolo: “Sì all’intelligenza artificiale”.
Le parole del ministro dell’Istruzione sono un chiaro indirizzo politico per la Scuola italiana che, grazie soprattutto ai 2,1 miliardi del PNRR, prova a diventare 4.0, completando l’innovazione didattica e digitale.
E nella formazione dei giovani, a partire dalla scuola secondaria di primo grado (per ragazzi dagli 11 ai 14 anni) non può mancare l’educazione civica digitale in cui insegnare non solo i vantaggi delle tecnologie, ma anche un loro uso responsabile e consapevole e i rischi della Rete, tra questi: il cyberbullismo. Dunque, ben vengano lezioni sulla cybersicurezza.
Ma abbiamo insegnanti formati sulla sicurezza informatica?
Con i fondi del PNRR sono previsti corsi di formazione per gli insegnanti sulla cybersecurity?
Qual è il livello di preparazione dell’animatore digitale, che dovrebbe essere presente in ogni scuola?
Ad oggi, le piattaforme informative e divulgative di riferimento nazionale sul cyberbullismo e tutte le forme di uso distorto della Rete sono quelle portate avanti dalla Polizia di Stato.
E solo negli Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy) sono previsti corsi specializzati in ambito Cloud Computing e Cyber Security utili a formare i futuri cyberdefender dello Stato. Un’ottima iniziativa. Ma la cultura della cybersicurezza va alimentata in ogni scuola. Caro ministro Valditara, oltre all’apprezzato indirizzo politico, ha in mente come fare a diffondere la “comprensione della cybersicurezza” agli studenti?