La superpotenza ridefinisce la struttura del proprio apparato militare creando l’ISF, un nuovo ramo strategico dell’esercito volto a rafforzare le capacità belliche per il dominio cyber. Intanto l’FBI mette in allerta dai “devastanti” attacchi informatici di Pechino, puntando il dito contro Volt Typhoon.
Nuova forza creata per rinsaldare la capacità bellica nel dominio della rete e dello spazio, l’Information Support Force va a ridefinire – come riporta Economic Times – la struttura dell’apparato militare cinese. Fermo restando che la Cina di Xi Jinping rappresenta sempre la seconda potenza economica nonché il Paese con la strategia meglio definita in ambito cybersecurity insieme agli Stati Uniti (dove nel 2025 si prevedono investimenti massicci nella sicurezza informatica) e alla Russia.
Una mossa che, di fatto, rientra in un ben più ampio e strutturato processo modernizzazione, che vede il governo di Pechino impegnato ad ampliare e migliorare una forza militare capace di operare – in modo sempre più pervasivo – negli attuali contesti bellici.
Rafforzata la capacità di guerra cibernetica
Conscia della rilevanza dello sviluppo di capacità cyber, la Cina (della quale, poche settimane fa, un massiccio data breach di oltre 570 documenti ne ha rivelato l’ampiezza delle attività cibernetiche) sta definendo un’ambiziosa strategia mirata ad incrementare la resilienza delle proprie infrastrutture. L
’istituzione dell’Information Support Force – la cui cerimonia ufficiale ha visto il segretario generale del Comitato centrale del Partito comunista cinese, capo di Stato e presidente della Commissione militare centrale consegnare una bandiera ai suoi comandanti – muove in questa direzione: rispondere a fondo ai requisiti dei conflitti moderni, migliorando velocemente e con elevata qualità le capacità combattive del sistema.
L’ISF coniugherà le capacità cibernetiche e aerospaziali in precedenza sotto il controllo della Strategic Support Force (SSF), l’organizzazione di comando istituita da Xi Jinping nel 2016 che centralizza sia le missioni sia le capacità della guerra strategica, informatica, elettronica e psicologica delle forze armate cinesi (PLA, People Liberation Army).
Ruolo della Cina nella cybersecurity
L’iniziativa di Pechino ha destato apprensioni a livello internazionale, soprattutto negli Stati Uniti, con cui i rapporti sono sempre più tesi, per usare un eufemismo (basti pensare che la guerra tra Usa e Cina per Taiwan porterebbe ad una crisi economica mondiale più grave del Covid). Il direttore dell’FBI, Christopher Wray, ha di recente avvertito che i cybercriminali cinesi sono riusciti a infiltrarsi all’interno delle infrastrutture critiche statunitensi.
Criminali informatici che attenderebbero “il momento migliore per sferrare un colpo devastante”, mentre sarebbe già in atto una campagna della cybergang Volt Typhoon – cyber attore sponsorizzato dallo stato cinese – che sta prendendo di mira molte aziende statunitensi nei settori telecomunicazioni, energetico, idrico. Come riporta ancora il sito dell’FBI, la guida del Federal Bureau of Investigation non ha dubbi sul piano di Pechino: “Sferrare colpi bassi contro le infrastrutture civili per tentare di indurre il panico e spezzare la volontà di resistenza dell’America”.