La cybersecurity in Italia preoccupa il 45,1% delle imprese medio grandi. I dati ISTAT

1 year ago 139

Il 74,4% delle imprese italiane con almeno 10 addetti utilizza almeno tre misure di sicurezza Ict, in linea con la media europea (74,0%). La fotografia scattata dall’ISTAT nel nuovo report ‘Imprese ICT’ riguardo la sicurezza nelle PMI italiane.

Il maggiore ricorso al lavoro da remoto che, nel 2022, ha coinvolto oltre 7 imprese su 10 ha influito sull’aumento della quota di imprese con almeno 10 addetti che dispongono di documenti su misure, pratiche o procedure di sicurezza informatica (48,3%, era il 34,4% nel 2019; 37% la quota in Ue27).

La cybersecurity preoccupa il 45,1% delle aziende più grandi, che per difendersi hanno stipulato un’assicurazione contro gli incidenti informatici (che avranno vita breve). Tra le imprese di minore dimensione la quota è del 14,4% (rispettivamente 44,6% e 22,6% in Ue27).

La fotografia dell’ISTAT riguardo la sicurezza IT nelle piccole e medie imprese italiane

E’ quanto emerge da un report dell’Istat pubblicato oggi. Rimangono stabili rispetto al 2020 l’adozione di robotica e l’impiego di specialisti Ict. Il 74,4% delle imprese italiane con almeno 10 addetti utilizza almeno tre misure di sicurezza Ict, in linea con la media europea (74,0%).

L’incidenza delle imprese di minore dimensione e meno complesse determina la forte diffusione di misure di sicurezza meno sofisticate, come l’autenticazione con password forte (83,9%, 82,2% nel 2019) e il back-up dei dati (80%, 79,2% nel 2019).

Più basse le quote di imprese che adottano misure di sicurezza avanzate, necessarie, ad esempio, all’analisi degli incidenti di sicurezza come la conservazione dei file di registro (44,6%, 40,6% nel 2019) o preventive come le pratiche di valutazione del rischio (35,3%, era 33,8%) e l’esecuzione periodica di test di sicurezza dei sistemi (31,8%, era 33,5%). Ancora limitata la diffusione di misure più sofisticate, come l’utilizzo della crittografia per dati, documenti o e-mail (dal 20,4% del 2019 al 22,0%) e di metodi biometrici per l’identificazione e l’autenticazione dell’utente (dal 4,5% all’8,2%).

Il lavoro da remoto preoccupa per la sicurezza

L’aumento degli accessi alla Rete e dell’utilizzo di strumenti informatici e applicazioni software anche da remoto espongono le imprese ai rischi inerenti possibili attacchi o intrusioni dall’esterno, con conseguente indisponibilità dei servizi, distruzione o corruzione dei dati o divulgazione di dati riservati. Nel 2022 il 15,7% (10,1% nel 2019) delle imprese con almeno 10 addetti e il 33,1% delle imprese con almeno 250 addetti (21,7% nel 2019) hanno dichiarato di aver avuto nel corso dell’anno precedente almeno uno di questi problemi.

A livello settoriale, prosegue il report Istat, il 33,5% delle imprese attive nella fabbricazione di coke e prodotti derivanti da raffinazione hanno avuto attacchi informatici con conseguenza sulla sicurezza; seguono quelle della fabbricazione di prodotti farmaceutici (27,2%) e delle attività editoriali (25,4%); in coda si posizionano le dell’industria tessile e abbigliamento (10,0%) e le imprese dei servizi postali (7,9%).

Il 48,3% (34,4% nel 2019) delle aziende dispongono di documenti relativi a misure, pratiche o procedure connesse alla sicurezza informatica che ad esempio riguardano la formazione degli addetti sull’uso sicuro degli strumenti informatici o la valutazione delle misure di sicurezza adottate. Di queste imprese l’85,7% ha definito o aggiornato tali documenti negli ultimi due anni. Infine, il 16,4% delle imprese con almeno 10 addetti hanno dichiarato di essersi assicurate contro incidenti connessi alla sicurezza Ict (13,0% nel 2019).

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