Considerato tutto il parlare che si fa di Rust nell’ultimo periodo nessuno dovrebbe stupirsi della notizia che stiamo raccontando e che arriva dalla conferenza tecnologica SOOCON24, State of Open Conference 2024, di cui abbiamo raccontato anche ieri a proposito delle affermazioni di Bruce Perens a proposito dell’open-source.
DevClass ha intervistato Rebecca Rumbul, Executive Director e CEO della Rust Foundation, a proposito di quello che a tutti gli effetti è il linguaggio del momento, ed Il CEO si pronuncia in questi termini:
We need more maintainers. We need more contributors. In Rust we have some amazing people that do heroic amounts of work on all the teams. We can’t expect them to do it forever. We can’t expect them to do it to the point where they’re burning out or making themselves ill
Abbiamo bisogno di più manutentori. Abbiamo bisogno di più contributori. In Rust abbiamo delle persone straordinarie che svolgono un lavoro eroico in tutti i team. Non possiamo aspettarci che lo facciano per sempre. Non possiamo aspettarci che lo facciano fino al punto in cui si esauriscono o si ammalanoNiente di nuovo quindi sotto il sole: Rust, un progetto che ha visto un’esplosione clamorosa nell’ultimo periodo storico sta iniziando ad avvertire la “malattia” che i progetti open-source di una certa rilevanza prima o dopo devono fronteggiare: la scarsità di risorse, unita al sovraccarico delle risorse esistenti.
La Rumbul poi si sposta su un tema che è certamente rilevante, sebbene solitamente ignorato:
The other thing we need is people with a more diverse set of skills. Open source tends not to attract the people that are really good at organizing stuff, or doing project management, but these are skill that are needed
L’altra cosa di cui abbiamo bisogno sono persone con un insieme di competenze più diversificato. L’open source tende a non attrarre persone veramente brave nell’organizzare cose o nella gestione di progetti, ma queste sono competenze necessarieEd è chiaro come questo aspetto sia centrale in un contesto di espansione come quello che sta vivendo Rust, poiché agli sviluppi sempre più serrati sarà necessario associare organizzazione e struttura. Le doti per farlo non sempre sono parte integrante dei così detti soft skills degli sviluppatori, quindi la chiave rimane la diversificazione.
Molti sono stati i problemi, citati nell’articolo, che la Rust Foundation ha dovuto affrontare, sia in termini di leadership interna, sia in ambito esterno: ricorderete tutti il fork CrabLang creato in seguito al cambiamento delle politiche di trademark della Rust Foundation proprio sul logo del linguaggio.
In questo senso Rumbul non fa mistero di come le sfide siano molte e l’organizzazione si sia strutturando per risolverle anche se, per sua stessa ammissione, le forze al momento sono queste.
Tra le buone notizie comunque c’è sicuramente la chiara dimostrazione di come Rust sia qui per restare. Se anche Google lo ha capito infatti, come abbiamo raccontato a proposito dell’investimento milionario stabilito la scorsa settimana, i presupposti per un futuro radioso ci sono tutti, purché il linguaggio lavori in termini di attrattiva.
Di tutte le sfide dei grandi progetti open-source, quella dell’essere un progetto accogliente rimane certamente la più difficile. Per informazioni sul come, chiedere ad un signore che recentemente si è trovato disconnesso dalla rete a causa di una tempesta di neve.
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.