Da quando nel 2022 Broadcom ha acquisito VMware (per quisquilie, 70 miliardi di dollari), la vita dei sysadmin che gestivano le infrastrutture basate sul popolare (per non dire monopolistico) sistema di virtualizzazione è certamente cambiata.
Broadcom, cosa stra-nota, ha rivisto il meccanismo di subscription incrementando sensibilmente i costi, tanto da costringere molti a guardarsi intorno, tra chi aveva scelto RHEV e si è trovato costretto a migrare ad OpenShift (!) e chi ha iniziato a considerare OpenStack come una potenziale alternativa.
La politica aggressiva di Broadcom ha dato comunque a molti l’impressione che l’azienda si sia smarrita, tutto sommato il rischio più grande e frequente nel contesto delle acquisizioni, ma è davvero così? Al netto dell’aumento dei prezzi, VMware, tecnologicamente, come sta?
Partiamo da questa recente notizia di Phoronix che, non fosse certificata dalla patch al Kernel Linux di Zack Rusin (ingegnere Broadcom, ovviamente), apparirebbe quantomeno fantasiosa:
To be able to switch VMware products running on Linux to KVM some minor changes are required to let KVM run/resume unmodified VMware guests.
Per abilitare lo switch dei prodotti VMware che funzionano su Linux a KVM alcuni minor change sono richiesti per fare in modo che KVM lanci o riattivi guest VMware non modificati.Quindi, al netto del senso della patch in se, ciò che appare chiaro è che il codice proprietario di VMware verrà abbandonato in favore dell’utilizzo di KVM, l’ambiente di virtualizzazione open-source integrato nel Kernel Linux.
Va chiarito che la migrazione riguarda solo l’utilizzo della CPU (gli altri virtual device proprietari non sono al momento toccati), però il senso rimane, così come le domande: è una mossa per ottimizzare (ulteriormente) i costi oppure è unicamente in favore dell’open-source, per magari restituire quanto preso?
A voi le speculazioni in merito, ma certamente qualcosa nelle dinamiche dell’azienda è cambiato.
Lo certifica anche un’altra notizia, questa volta riportata da Linuxiac, che racconta di come, a partire dall’11 novembre 2024, VMware Fusion e VMware Workstation saranno liberamente scaricabili ed utilizzabili da tutti, per utilizzo personale, commerciale o educativo, di fatto mettendo nelle mani di tutti, gratuitamente, uno strumento simile a VirtualBox di Oracle.
È quindi una scelta dettata dalla volontà di creare concorrenza nel mercato degli strumenti desktop? Che sia il modo per far capire agli utenti che quell’identità di cui si parlava in apertura in realtà non è perduta, ma sta solo ridefinendosi?
Anche qui, si accettano suggerimenti.
Di certo c’è che il passaggio a KVM dimostra ulteriormente la bontà del progetto, ma questo forse non era chiaro solo a Broadcom 🙂
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
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