Partiamo con una buona notizia: l’Italia viene elogiata dall’Open Source Observatory (OSOR) per il fatto di aver dichiarato l’importanza chiave dell’open-source all’interno del contesto di digitalizzazione dei servizi pubblici, il tutto dichiarato all’interno del Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione ed esposto dalle parole del direttore dell’AGID, Mario Nobile:
Una parte fondamentale delle direttive è dedicata all’open source, per migliorare l’efficienza e la trasparenza della pubblica amministrazione italiana e prevenire il rischio di lock-in tecnologico.
L’obiettivo è promuovere il riuso di soluzioni open source per migliorare la qualità delle applicazioni e dei servizi della pubblica amministrazione, innescare significativi risparmi sui costi e favorire la creazione di comunità di riuso tra le pubbliche amministrazioni che adottano software condiviso e aperto.
Il piano nella sostanza prevede di massimizzare il riutilizzo del software open source, fissando obiettivi ambiziosi tra cui il raggiungimento di almeno 125 amministrazioni che rilascino software open source e almeno 2.800 enti che riutilizzano software open source in Developers Italia nel 2025, l’entità che raggruppa lo sviluppo community dei servizi pubblici.
Insomma, per una volta raccontiamo una notizia in cui l’Italia si distingue in ambito open, nello stesso momento in cui in la marina tedesca mette da parte i floppy disk.
Tralasciando le ilarità però, allargando l’orizzonte verso l’Unione Europea, le notizie non sono altrettanto felici, quantomeno per il progetto KDE.
Pare infatti nel prospetto degli investimenti prossimo futuri del programma Next Generation Internet (NGI) il progetto KDE, che sin dal 2020 riceveva donazioni in questo senso per i suoi progetti NeoChat, Kaidan, KDE Connect, KMail e tanti altri, sia stato escluso.
Da qui la scelta di firmare una petizione per spingere la UE a rivedere i propri piani e riconsiderare la direzione dei fondi, i quali non sono per nulla irrisori (l’ordine di grandezza è quello di ventisette milioni di euro).
Semplice svista o scelta voluta?
Staremo a vedere, ma è chiaro come la sopravvivenza di software come quelli menzionati dipenda strettamente da questo genere di fondi ed in questo senso c’è da sperare che la UE riveda i propri piani.
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.