Ex funzionari governativi potrebbero dover affrontare accuse penali dopo l’indagine sull’uso del software di sorveglianza per monitorare gli oppositori politici.
Il 19 febbraio, presso il Parlamento polacco, si è svolta una riunione della Commissione d’inchiesta sul presunto abuso dello spyware israeliano Pegasus – software di sorveglianza commerciale sviluppato dall’azienda privata israeliana Nso Group – da parte del precedente governo, delle forze dell’ordine e dei servizi segreti. Gli ex funzionari di governo coinvolti potrebbero così dover affrontare delle accuse penali per l’uso improprio del programma.
Come riporta The Guardian, il ministro della Giustizia Adam Bodnar ha ammesso che alle “vittime” di Pegasus verrà presto comunicato di essere state prese di mira dal software della Nso Group (la quale sostiene che Pegasus venga venduto esclusivamente a governi per scopi legittimi, come supportare le agenzie di contrasto al crimine e prevenire attacchi terroristici).
Tutto questo mentre la Polonia si è attestata al primo posto nel National cyber security index (sul podio anche l’Australia e l’Estonia, rispettivamente seconda e terza classificata), che misura il livello di cybersecurity e di prevenzione delle minacce informatiche dei Paesi.
Insidie dell’ambiente digitale
Dopo aver fatto il suo esordio sulle pagine della cronaca nel 2016, Pegasus continua dunque a creare dibattito. Come ha spiegato a Cybersecurity Italia Edoardo Limone, Specialista ICT e Cyber Security Expert, si tratta di “uno spyware, ossia un software appositamente concepito per infiltrarsi all’interno di un dispositivo (uno smartphone ad esempio) e catturarne i dati all’insaputa del proprietario”. E che “l’attività di sorveglianza compiuta da questo genere di software è particolarmente insidiosa, considerando che tra i dati esportati rientrano non solo la copia dei messaggi, i file multimediali del proprietario del dispositivo ma anche, in taluni casi, la registrazione delle telefonate”.
Sul software sviluppato da Nso Group si era espresso, ancora su Cybersecurity Italia, l’avvocato Stefano Mele, partner Studio Legale Gianni & Origoni, ritenendo “assolutamente positivo che il governo israeliano abbia annunciato la creazione di una task force per indagare sul caso Pegasus, anche perché è di tutta evidenza come il limitarsi a svolgere un mero controllo preventivo sull’esportazione di software per intrusione sia un metodo che nei fatti non stia portando ai risultati auspicati”.
Software spia venduti in Europa
Un report di Access Now – organizzazione no-profit che tutela i diritti digitali –, datato gennaio 2023, rivela che Nso Group ha venduto il suo prodotto a 22 entità governative in 14 paesi dell’Unione Europea tra cui Belgio, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Ungheria.
Un anno prima, invece, Amnesty International aveva concluso che Pegasus era stato utilizzato nel 2019 per spiare il senatore polacco Krzysztof Brejza, insieme ad altri bersagli legati ai partiti di opposizione. Uno spyware tanto potente quanto invasivo, dunque, che ha subìto parecchie cause legali, restrizioni all’esportazione e un’indagine del Parlamento Ue.