X procede con la sua crociata contro le aziende colpevoli di aver interrotto gli investimenti pubblicitari sul social. L'azienda ha ampliato la sua causa legale contro alcuni inserzionisti, sostenendo che la decisione di interrompere l'acquisto di spazi pubblicitari farebbe parte di un boicottaggio organizzato illegale, che starebbe danneggiando il suo modello di business.
L’amministratore delegato Linda Yaccarino ha definito l'azione intrapresa come un atto dovuto contro un “boicottaggio sistematico e illegale”.
IL BRACCIO DI FERRO CON LA WFA
Tutto è iniziato ad agosto 2024, quando X ha intentato una causa contro la World Federation of Advertisers (WFA) e la sua iniziativa per la sicurezza pubblicitaria, la Global Alliance of Responsible Media (GARM). Quest'ultima è nata proprio con lo scopo di aiutare le aziende ad investire in pubblicità esclusivamente sulle piattaforme (e i media) con rigorosi standard di moderazione e contro il cosiddetto hate speech. Curiosamente, poco dopo la nascita di questa controversia legale, la WFA ne ha annunciato la chiusura, sostenendo che le accuse avessero ormai compromesso la reputazione e le risorse della GARM.
TUTTI I BIG COINVOLTI NELLA CAUSA
Dopo aver incluso Twitch tra gli accusati, X ha esteso ulteriormente l’azione legale, coinvolgendo aziende di rilievo come Nestlé, Abbott Laboratories, Colgate, Lego, Pinterest, Tyson Foods e Shell. Secondo la denuncia, la WFA avrebbe orchestrato un boicottaggio della piattaforma attraverso GARM, con l’intento di costringere X ad adeguarsi agli standard, definiti arbitrari, imposti dall’alleanza pubblicitaria.
La questione, in un certo senso, è di vitale importanza per X, che da quando è stato acquisito da Elon Musk, quando ancora si chiamava Twitter, ha fatto della difesa della libertà d'espressione, nella sua accezione più ampia e talvolta anarcoide, il suo principale pilastro.
Gli avvocati del social network sostengono che la decisione della WFA di sconsigliare d'investire su X.com abbia prodotto danni devastanti: tra novembre e dicembre 2022, sarebbero state almeno 18 le grandi aziende affiliate alla GARM che hanno interrotto la pubblicità su X.
UN BOICOTTAGGIO ILLEGALE?
Attualmente, gli introiti pubblicitari di X provengono quasi esclusivamente da piccole e medie imprese che non fanno parte della GARM o di altre grosse associazioni di categoria. Tuttavia, il calo della domanda ha fatto anche scendere drasticamente i prezzi della pubblicità sulla piattaforma, rendendoli “ben inferiori a quelli dei principali concorrenti nel settore dei social media”. Da qui la prima stoccata degli avvocati del social network: siccome sono più bassi, per le aziende è irrazionale continuare a non acquistare pubblicità su X, rinunciando ad un'opportunità d'investimento molto conveniente.