È un momento delicato per la storia di Apple: su più fronti, infatti, si sta giocando una partita frammentata e complessa per stabilire se le proprie politiche su App Store (vedi scontro con Epic Games come momento culminante) e Apple Pay siano legittime oppure no. E negli Stati Uniti, come segnalato da Bloomberg, gli studi legali Hagens Berman e Sperling & Slater hanno avanzato una class action sostenendo che Cupertino stia guadagnando almeno 1 miliardo di dollari all'anno grazie all'adozione di pratiche lesive della concorrenza.
Il riferimento, in particolare, è ad Apple Pay, e si pone nel solco delle perplessità già formalizzate da PayPal e dall'Unione Europea sul tema a cavallo tra maggio e giugno.
VICOLO CIECO: C' SOLO APPLE PAY
Ad essere contestata è la scelta di Apple di impedire alla concorrenza l'accesso alla tecnologia NFC integrata negli iPhone e funzionale ai pagamenti: esiste un'unica opzione, e quella è Apple Pay. In questo modo la mela morsicata si assicura che le emittenti delle carte paghino una commissione dello 0,15% per la carte di credito e di mezzo centesimo per quelle di debito.
La class action, per smascherare l'atteggiamento monopolistico di Apple, tra le altre cose fa riferimento al panorama delineato invece da Google. Su Android infatti esistono diversi portafogli disponibili oltre a Google Pay (nel documento viene citato Samsung Pay), e sebbene le funzioni e le finalità siano le medesime, la semplice esistenza di alternative consente alle emittente delle carte di non pagare nulla a Mountain View - laddove invece Apple, come detto, da questa chiusura del proprio sistema ricava una cifra stimata attorno al miliardo di dollari annuo.
La tesi è che Apple non sarebbe in grado di conservare le proprie commissioni se decidesse di aprire iPhone ad altri portafogli all'infuori di quello proprietario: il comportamento del colosso di Cupertino costituirebbe quindi molteplici violazioni dello Sherman Act. Questa class-action di per sé non è quell'elemento che sposta l'inerzia del discorso contro Apple, e tuttavia appartiene ad un quadro più ampio di tensioni e messa in discussione del modo di operare dell'azienda che nei prossimi anni necessariamente approderà ad un esito.