TSMC avrebbe prospettato un ulteriore aumento al prezzo dei chip a cui Apple si sarebbe opposta. L'indiscrezione proviene dall'Economic Daily News, giornale cinese che racconta di come Apple avrebbe risposto picche ad un altro aumento che TSMC avrebbe preventivato per il 2023. Apple prima commissionava la produzione dei suoi chip per iPhone sia a TSMC che a Samsung, già da diversi anni invece il primo ha ottenuto tutte le commesse di Apple, che nel frattempo, complici i chip per i Mac, sono aumentate.
A Cupertino quindi dipendono totalmente dalle fonderie di TSMC, ma Apple non è un'azienda qualsiasi, evidentemente riconosce lauti guadagni ai fornitori e di certo è una garanzia sul fatto che nessuno rimanga mai con le mani in mano, per cui in un certo senso può anche permettersi delle prese di posizione forti senza grossi timori. Peraltro si dice che circa il 25% del fatturato globale di TSMC derivi dalle commesse di Apple.
La crisi energetica non guarda in faccia nessuno, la crisi dei semiconduttori non è mica finita, l'inflazione galoppa e porta con sé venti di recessione. A scurire l'orizzonte ci si mette anche la pandemia, che in Cina e in Asia chiude quasi sempre improvvisamente gli stabilimenti produttivi, elementi che insieme creano incertezze ed erodono i guadagni.
Ecco perché TSMC avrebbe chiesto ad Apple di tornare a sedere intorno a un tavolo per discutere un contributo sui chip maggiore tra il 6 e il 9% a seconda del processo produttivo, ma la Mela pare che non voglia sentir parlare di aumenti dopo quelli del 2021 che peraltro devono aver contribuito alla crescita dei prezzi degli iPhone 14. Bisogna vedere come finirà la vicenda, se lascerà strascichi: Apple e TSMC non possono fare l'uno a meno dell'altro.