Pare che ormai Apple si sia rassegnata al fatto che in tempi relativamente brevi dovrà ammettere sui propri dispositivi store di app di terze parti: nelle scorse ore ha aggiornato alcuni documenti fiscali negli Stati Uniti (la lista di fattori di rischio per gli investitori) usando delle parole molto meno possibiliste a riguardo. Ora dice che “prevede” di apportare modifiche al regolamento dell’App Store per soddisfare le richieste dell’Unione Europea.
Già, è proprio l’UE la causa primaria di questa storica evoluzione dell’App Store: qualche tempo fa la coalizione ha varato la legge nota come DMA o Digital Markets Act, un sistema, senza girarci troppo attorno, per contrastare le cosiddette Big Tech e impedire loro di acquisire troppo potere troppo in fretta, visto che i canali legali tradizionali si sono dimostrati a più riprese troppo lenti per stare al passo con l’evoluzione rapidissima del settore tecnologico.
Apple è storicamente molto protettiva delle proprie tecnologie: ritiene (ed è difficile darle torto, visto che è l’azienda di maggior successo al mondo con una capitalizzazione vicina ai 3.000 miliardi di dollari) che mantenere uno stretto controllo su tutte le parti hardware e software dei propri prodotti sia uno dei suoi punti di forza principali, specialmente a confronto con le sue grandi concorrenti (Microsoft e Google) che hanno un approccio più aperto. Ma può anche essere visto come un sistema per soffocare la concorrenza.
Se molti protagonisti del settore si sono lamentati del fatto che non è possibile installare app sugli iPhone senza passare dall’App Store, costituendo di fatto un monopolio, Apple vede la questione da un altro angolo: se vuoi usare le app sul tuo smartphone, puoi scegliere o l’iPhone con l’App Store oppure un sistema operativo concorrente (il riferimento è naturalmente ad Android, l’unica attuale alternativa concreta). Ma il DMA ha idee ben diverse, e tra gli obblighi dei cosiddetti “gatekeeper”, ovvero quelle aziende i cui prodotti o servizi raggiungono un quantitativo enorme di persone, c’è anche quello di permettere la presenza di app store di terze parti.