Baldoni (ACN): “Non dobbiamo delegare su cybersicurezza. Sì ad autonomia strategica su alcuni settori chiave”

2 years ago 271
Il direttore dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale è intervenuto alla presentazione del primo Rapporto ‘Censis-DeepCyber’ sulla Cybersicurezza in Italia.

“Non possiamo delegare sulla cybersicurezza e sulla trasformazione digitale, che ci coinvolgono”. Questo il punto fermo del direttore generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, intervenuto alla presentazione del primo Rapporto ‘Censis-DeepCyber’ sulla Cybersicurezza in Italia. “Questo è un momento fondamentale”, ha aggiunto Roberto Baldoni, “la cybersicurezza è qualcosa che deve entrare nella nostra vita, dobbiamo sapere che ogni click è un potenziale rischio”. 

Tra le soluzioni?

Allora quale una delle possibili soluzioni per non continuare a delegare sulla transizione digitale ed in particolare sulla cybersicurezza?

“Dobbiamo andare sempre più verso la sovranità digitale e quindi avere un’autonomia strategica su alcuni settori chiave”, ha spiegato Baldoni, che sta preparando, per pubblicarla il prossimo mese, la Strategia Nazionale di Cybersicurezza. Una volta approvata dal Comitato interministeriale per la cybersicurezza, verrà adottata dal presidente del Consiglio dei ministri. 

La Strategia guarderà fino al 2026 ed include, in una modalità integrata, tutta la parte dedicata al cloud nazionale, la rete dei Laboratori di prova (LAP), che avranno come perno il Centro Valutazione e Certificazione Nazionale, gestito dall’ACN, e lo sviluppo dell’autonomia tecnologica per diminuire le dipendenze dall’estero. 

In attesa di conoscere queste linee guida, da subito va incentivata la formazione in cybersecurity, perché dal rapporto presentato oggi emergono due dati preoccupanti:

  • + del 40% degli italiani non fa niente di concreto per la cybersicurezza.
  • Il 43% dei dirigenti non ha avuto una formazione specifica sulla cybersecurity.

“Sono percentuali troppo alte”, ha commentato Baldoni, ricordando che “la crescita della consapevolezza sulla sicurezza cibernetica è uno degli obiettivi dell’Agenzia”, che guida.

Infine, il dg dell’ACN ha posto l’attenzione su altri “due problemi, uno è la velocità della trasformazione digitale e l’altro nella formazione perché il sistema universitario non ce la fa a produrre tutti quegli esperti di cui avremmo bisogno”, ha spiegato. “Ricordo che nel mondo ci sono tre milioni di posizioni in ambito di sicurezza informatica che non sono coperte”.

Ed anche l’Agenzia italiana per la cybersicurezza è a caccia di cyberdefender per giungere dalle attuali 80 ad 800 persone nel 2027-2028. Un numero che è già inferiore all’omologo organismo francese, l’ANSSI, in cui lavorano circa 1.000 persone, opera dal 2009 e quello tedesco, il BSI, è stato fondato addirittura nel 1991 e conta su 1200 persone.

Per approfondire:

Alla presentazione del rapporto è intervenuto anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e Autorità delegata delegata alla sicurezza Franco Gabrielli: “Non è la panacea per tutti i mali, c’è un percorso da completare”. Leggi l’articolo

La nostra videointervista a Roberto Baldoni (direttore generale dell’Agenzia per la #Cybersicurezza Nazionale

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