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È game over per il BlackBerry. L'iconico marchio canadese, che per oltre un decennio ha sbaragliato il mercato della telefonia mobile rendendosi artefice del passaggio all'era degli smartphone, è giunto al capolinea. Non si tratta certo del primo necrologio dell'ex colosso, scosso negli ultimi anni da tentennamenti, addii e rilanci mancati, ma del pensionamento definitivo di una sua fitta schiera di dispositivi.
A partire dal 4 gennaio scorso, i vecchi modelli Blackberry con sistema operativo proprietario non garantiranno più un funzionamento "affidabile", come spiegato dalla stessa azienda. Nello specifico, i servizi legacy degli smartphone BlackBerry con i sistemi operativi Blackberry 7.1, 10 e versioni precedenti e dei tablet con Blackberry Playbook OS 2.1, non sono più disponibili. Ciò significa che verrano meno funzioni essenziali del telefono, come le chiamate (anche di emergenza), gli SMS, la navigazione in rete e qualsiasi altra attività che richieda l’uso di traffico dati con WiFi o rete mobile.
Non sarà uno stop improvviso, ma una graduale dismissione del supporto dei modelli citati a qualsiasi aggiornamento sulle reti degli operatori telefonici, con un loro conseguente isolamento. Discorso diverso per i BlackBerry con sistema operativo Android, che rimarranno funzionanti fino a quando Google ne garantirà il supporto.
STORIA DI UN SUCCESSO
La storia di BlackBerry, chiamata in principio RIM (Research in Motion), è densa di sfide sin dall'anno del suo esordio, il 1984, ma è solo nel 1999 che inizia a inforcare la strada del successo.
Quell'anno, RIM lancia il suo primo terminale portatile, BlackBerry 850, un cercapersone a due vie con tastiera full Qwerty (che ricorda la disposizione di una mora, da cui deriva la scelta del nome) che svetta in fretta sulla concorrenza per una funzionalità d’avanguardia che lo consacra a dispositivo aziendale per eccellenza: la possibilità di ricevere e-mail push da un server Microsoft Exchange Server. La posta elettronica si può ora trasportare anche al di fuori delle mura aziendali e diventa fruibile in qualsiasi momento e in movimento.
Portatore della vera soffiata di innovazione è però il BlackBerry 5810, che introduce la possibilità di effettuare chiamate vocali attraverso l'utilizzo di auricolari. L’era degli smartphone si delinea all'orizzonte, pronta a stravolgere il mondo della tecnologia con una rivoluzione.
Il successo commerciale del Blackberry esplode nella prima decade del Nuovo Millennio, quando il marchio diventa un nome comune del dizionario della quotidianità per identificare il telefono cellulare in sé. I BlackBerry incarnano la materializzazione dell'innovazione digitale e l'emblema della connettività, trasformandosi in uno status symbol irrinunciabile: dove finiscono le dita dei businessmen, incomincia per forza un BlackBerry (per citare un grande cantautore italiano). I numeri sorprendono e i device della mora, dai piani alti dei grattacieli delle metropoli americane, arrivano a immettersi nelle tasche di un pubblico sempre più ampio e stratificato.
Gli anni successivi suggellano la sua popolarità, grazie all'ampliamento della gamma ed a una sua diffusione su scala globale. Modelli iconici come il Blackberry Pearl, marchiato dalla mini trackball centrale che ricorda una perla e da funzionalità innovative come il Wi-Fi, il supporto GPS, la fotocamera con il flash e Blackberry Messenger (il sistema di messaggistica proprietario diventato in seguito il fiore all'occhiello del marchio) diventano il must have di artisti, politici e imprenditori, ma anche di utenti attratti dal suo alto concentrato di innovazione e scintillio.
L'INIZIO DELLA FINE
La storia, tuttavia, insegna che ad ogni ascesa segue spesso un declino, e che anche il sentiero più lineare nasconde insidie ed impedimenti. L’egemonia del telefono della mora, apparentemente inossidabile, inizia a vacillare con l'arrivo di un altro frutto, una mela morsicata che già dalla sua presentazione promette di scardinare i paradigmi della telefonia mobile.
Lo schermo full touch di iPhone è quanto di più distante vi sia dai modelli disponibili sul mercato. Ma i vertici di BlackBerry non temono il suo blasonato potenziale: al contrario, lo reputano inadatto alle funzioni lavorative e più idoneo alle attività ludiche, surclassandolo a gingillo tech ambizioso ma non abbastanza professionale. Si sarebbero in seguito sbagliati: BlackBerry continua a essere lo strumento favorito degli uomini d'affari ancora per un po', ma iPhone in pochi anni prende il sopravvento, minacciando di spodestarlo dall'olimpo dei telefoni più acclamati insieme al plotone di smartphone Android, che si accaparra una ghiotta fetta di mercato.
Tenersi al passo con i tempi e con la voracità della concorrenza non è semplice: i modelli di BlackBerry si moltiplicano e arricchiscono servizi e funzioni, alcuni piegandosi al touch, altri rimanendo fedeli alla fisicità della tastiera Qwerty, il tratto distintivo della mora sin dagli esordi. Le vendite disattendono però le aspettative e il lento declino del brand, quantomeno nel panorama smartphone, è ormai ineludibile.
In tempi di crisi, non c'è vantaggio competitivo più scaltro della diversificazione. L'azienda cambia rotta, accantona l'hardware e si focalizza sullo sviluppo di software e di servizi per la sicurezza. Su questo tema, negli anni il marchio ha eretto una solida reputazione e non è un caso che i suoi telefoni siano stati a lungo un punto di riferimento per le istituzioni statunitensi.
È il 2016 quando l'azienda annuncia lo stop definitivo della produzione di smartphone. Il marchio viene concesso in licenza alla cinese TCL, che prova a rilanciarlo integrando Android all'interno dei dispositivi, senza tuttavia convincere il mercato (anche a causa del costo piuttosto elevato).
Nel 2020, il brand passa nelle mani della startup statunitense Onward Mobility, che elargisce promesse altisonanti ma ancora fumose, come quella di lanciare un nuovo smartphone accessibile dotato di connessione 5G. Quest'ultimo, previsto inizialmente per il 2021, non si è ancora affacciato sul mercato.
L'ADDIO
Si arriva così ai giorni nostri, con il blocco definitivo dei suoi servizi essenziali. Come un'automobile sprovvista di motore, il BlackBerry, denudato delle sue funzioni vitali, non ha più altra vita davanti a sé (se non come fermacarte di prestigio).
Il suo ciclo biologico è giunto al termine, a causa della spinta verticale dell'azienda - che si è specializzata in un altro segmento - e degli errori ed incidenti di percorso che hanno rivelato il suo tallone d'Achille: l'incapacità di adattarsi a lungo termine all’avanzare del tempo, delle innovazioni e delle nuove proposte, oltre a una scarsa lungimiranza.
Il fatto che l'azienda abbia ai tempi sottovalutato Apple, temporeggiato a oltranza nel passaggio a un OS più versatile e diffuso come Android e mantenuto con ostinazione un elemento obsoleto come la tastiera fisica, ne ha minato la credibilità e l'impulso espansionistico. Sono molteplici gli errori attribuiti a RIM, a partire dalla mancata costruzione di un ecosistema completo e proficuo che motivasse il rifiuto iniziale di Android e al raggruppamento di una community attiva e interconnessa.
Il suo congedo lascia tuttavia ai posteri una ricca eredità: BlackBerry ha segnato un’epoca, rivoluzionando non solo il mondo della telefonia, ma anche quello del lavoro, che si è scisso dalla scrivania trasferendosi in un terminale portatile. Senza saperlo, la mora ha spianato la strada al lavoro flessibile.
E adesso che è giunta l’ora di dirle addio, a meno di una futura rinascita, è impossibile non essere invasi da una punta di malinconia.
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