Dispositivi usa e getta per i funzionari UE in missione negli Usa? L’Europa smentisce ma rimango i timori di cyberspionaggio

1 day ago 51

TOF2025

Secondo un articolo pubblicato dal FT riguardava in particolare i delegati dell’UE in partenza per gli incontri primaverili del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale a Washington.

Le tensioni geopolitiche si riflettono anche nei protocolli di sicurezza informatica.

Secondo quanto riportato dal Finacial Times, la Commissione Europea avrebbe deciso di adottare una misura senza precedenti: fornire ai propri funzionari in trasferta all’estero, e in particolare negli Stati Uniti, computer portatili e telefoni “usa e getta”. L’obiettivo? Difendersi da potenziali tentativi di cyberspionaggio, attribuiti principalmente a Cina e Russia.

Una misura senza precedenti?

La notizia – che ha fatto rapidamente il giro delle redazioni e suscitato reazioni trasversali – riguarda in particolare i delegati dell’UE in partenza per gli incontri primaverili del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale a Washington. Secondo quanto riferito, i dispositivi “usa e getta” sarebbero dotati di funzioni limitate e verrebbero eliminati subito dopo il rientro, per ridurre al minimo la possibilità di compromissioni informatiche.

A destare attenzione sono anche ulteriori misure di sicurezza, come l’utilizzo di schermi polarizzati per impedire la visione laterale e l’indicazione di evitare conversazioni riservate in ambienti potenzialmente compromessi, anche se digitalmente “puliti”.

La smentita della Commissione

Tuttavia, a poche ore dalla diffusione della notizia, è arrivata una smentita ufficiale. Un portavoce della Commissione ha dichiarato che non esiste alcuna direttiva che imponga l’uso di dispositivi usa e getta per le missioni ufficiali e ha definito le ricostruzioni dei media “non fondate”.

La smentita non ha però spento le polemiche. Da più parti si sottolinea che, anche in assenza di una direttiva formale, potrebbero essere state avviate indicazioni informali o protocolli riservati, soprattutto in un contesto in cui la sicurezza informatica è sempre più centrale nella diplomazia e nei rapporti transatlantici.

Cyberspionaggio e geopolitica: le tensioni tra Usa e Europa

Il caso si inserisce in un quadro di crescente preoccupazione da parte dell’Unione Europea per le minacce cyber. Gli apparati di intelligence europei hanno più volte segnalato attività sospette da parte di attori statali, in particolare cinesi e russi, con l’obiettivo di intercettare informazioni strategiche, influenzare le politiche comunitarie o manipolare dinamiche economico-finanziarie.

In questo contesto, il semplice sospetto che dei funzionari possano essere spiati durante viaggi istituzionali ha portato diversi Stati membri a rafforzare le proprie policy interne. Alcuni Paesi nordici e dell’Est Europa, ad esempio, da tempo vietano l’uso di dispositivi personali durante missioni all’estero e raccomandano l’impiego di hardware temporaneo per evitare la compromissione di reti governative al rientro.

Un precedente per il futuro?

Che la notizia sia vera, parzialmente confermata o del tutto smentita, resta il fatto che l’ipotesi di dotare i funzionari pubblici di strumenti “usa e getta” non è più fantascienza. Si tratta di una prassi già in uso in alcuni ambienti militari e industriali, e la sua eventuale estensione agli ambiti politici e diplomatici non farebbe altro che confermare la centralità della sicurezza digitale nei rapporti internazionali.

Per l’UE, da sempre in bilico tra apertura e tutela della sovranità tecnologica, il caso potrebbe rappresentare un’occasione per aprire un dibattito più ampio sulla protezione delle infrastrutture informative e sulla gestione del rischio nelle attività diplomatiche.

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