Come abbiamo visto nelle scorse ore, Epic Games ha segnato un punto molto, molto importante nella sua battaglia contro i distributori mobile di app e videogiochi, vincendo in primo grado la causa contro Google. Il colosso di Mountain View ha già detto che presenterà ricorso, e molto può ancora accadere, ma è un netto cambio di passo rispetto a quanto successo un con Apple, in cui il giudice aveva dato ragione a Epic in solo uno dei dieci capi d’imputazione.
A ridosso della pronuncia della sentenza, l’amministratore delegato e fondatore di Epic Tim Sweeney ha fatto quattro chiacchiere con alcune testate statunitensi, in particolare MSNBC e The Verge. Sono emersi diversi spunti di discussione piuttosto interessanti, che vi riassumiamo il più sinteticamente possibile qui di seguito.
SULLE DIFFERENZE DI VERDETTI TRA APPLE E GOOGLE
La skin preferita di Sweeney quando gioca a Fortnite
- Fatali furono i documenti cancellati. Epic ha accusato Google di aver cancellato documenti compromettenti relativi ai negoziati e agli accordi che la società ha instaurato con i vari sviluppatori/editori di app e giochi sul Play Store; Google ha riconosciuto il fatto, ma, prevedibilmente, ha detto che si è trattato di una svista, mentre Epic ha puntato un po’ di più sull’intenzionalità. Sweeney ritiene che questa storia sia stata la chiave di volta della vittoria.
- Nessuna buona azione... La maggior “apertura” di Google rispetto ad Apple ha, ironicamente, giocato a sfavore di Google. Android permette il sideloading di app e giochi da altre fonti esterne al Play Store, e anche negozi di app di terze parti. Apple no, e quindi non ha avuto bisogno di stringere accordi speciali con gli sviluppatori - o stai nell’App Store o dimentichi iPhone e iPad, per farla breve. La tesi fondamentale dell’accusa di Epic è infatti che Google ha creato un monopolio sulla distribuzione di app mobile tramite accordi segreti stretti con gli sviluppatori, che hanno impedito a negozi alternativi di diventare davvero competitivi.
- Giuria VS giudice. Nel caso di Apple il verdetto è stato emesso da un giudice, mentre con Google è stata coinvolta una giuria. Sweeney non ha elaborato esattamente sul perché ritenga che ciò abbia portato a un verdetto così diametralmente opposto, tuttavia ha osservato che la giuria era molto attenta e seguiva il caso con interesse. Altro dettaglio interessante: il verdetto è stato raggiunto molto in fretta, fatto che statisticamente significa cattive notizie per l’accusa, soprattutto quando si tratta di un caso complicato e sfaccettato come questo.
- Questione di principio. Nel corso del processo è emerso che Google ha stipulato un accordo particolarmente succulento con Spotify, secondo cui il colosso dello streaming musicale sostanzialmente paga zero commissioni. Sweeney dice che se Epic avesse ricevuto la stessa offerta avrebbe rifiutato, perché ha sempre creduto nelle pari opportunità per tutti i concorrenti. In effetti quando Epic ha contattato Google per portare Fortnite sul Play Store non ha chiesto un’eccezione per le commissioni, ma che tutti gli sviluppatori avessero la possibilità di offrire metodi di pagamento alternativi, esterni al Play Store e liberi dalle commissioni.
SUL FUTURO
- Implicazioni con Apple. Su Twitter, Sweeney ha detto che “Apple è la prossima”. Epic sta preparando un appello da presentare alla Corte Suprema in relazione alla causa che ha perso quasi per intero un paio d’anni fa. Vale la pena osservare che, benché le due cause siano molto simili a livello filosofico, a livello strettamente tecnico-legale il verdetto dell’una non influenza l’altra. In sostanza Epic non può usare “abbiamo vinto contro Google” come argomentazione a favore dell’appello, anche se è facile immaginare che la notizia non sarà ignorata dai giudici.
- Intanto Epic va avanti. Anche se la vittoria contro Google è in un certo senso provvisoria (come abbiamo detto, gli avvocati di Google hanno già dichiarato che faranno ricorso), Epic non vuole perdere tempo, e procederà come se la vittoria fosse definitiva. Cosa ciò significhi nello specifico non è stato dichiarato pubblicamente, per ovvie ragioni, ma è facile immaginare l’arrivo dell’Epic Games Store su mobile.
- Conseguenze. Tra l’altro, benché il processo abbia stabilito che Google ha avuto effettivamente torto e ha creato un monopolio, non è ancora stato deciso cosa Google dovrà fare per rimediare. Epic ha precisato da subito che non vuole un risarcimento economico, vuole un cambiamento delle regole. Il lavoro su questa fase del contenzioso inizierà a gennaio, ma Sweeney prevede che non sarà un processo breve e immediato, e che Google cercherà di rallentarlo il più possibile.
- Solo l'inizio. Sweeney osserva comunque che ormai la sua azione legale statunitense contro i due colossi è solo il principio di una valanga che coinvolgerà molteplici Paesi, autorità e interessi. Epic porterà in tribunale entrambe le società per lo stesso motivo a breve in Australia e Regno Unito, per esempio, poi ci saranno molteplici interventi e indagini in Europa alla luce dell'arrivo del DMA (Digital Markets Act).