Google ed Epic Games sono finalmente pronte a scontrarsi in tribunale: dopo circa tre anni di preparativi, è iniziato il processo in cui il colosso di Mountain View deve difendersi dalle accuse di concorrenza sleale portate avanti dalla società di Tim Sweeney. Tutto è ancora collegato al famoso caso Fortnite, i cui principali eventi si sono svolti nel 2020 ma che fermentava da molto più tempo.
Giusto per rinfrescare brevemente la memoria, Epic Games non ha mai digerito le commissioni imposte da Apple e da Google per pubblicare app e giochi sui rispettivi negozi di applicazioni; così a un certo punto Epic ha implementato nel suo famosissimo Fortnite dei link al proprio sito per acquistare valuta premium in-gioco, e visto che secondo le policy di App Store e Play Store è proibito promuovere sistemi di acquisto in-app alternativi il gioco è stato espulso. Epic ha usato proprio quell’evento per far scattare la sua denuncia.
A onor del vero il Play Store ha condizioni più permissive dell’App Store di Apple, e anche la comunicazione di Sweeney oltre che di Epic ha sempre fatto capire in modo piuttosto ovvio che il bersaglio principale dell’iniziativa era l’azienda di Tim Cook. Ma ciò non vuol dire che Google sia del tutto innocente, almeno agli occhi di Epic: Google, secondo l’accusa, non obbliga strettamente a distribuire app e giochi per Android tramite il Play Store, ma gli svantaggi derivanti dall’uso di tecniche alternative, come il sideloading o addirittura negozi alternativi, sono troppo restrittivi.
In un post pubblicato negli scorsi giorni sul proprio blog ufficiale, Google difende la propria posizione dicendo che sostanzialmente le accuse sono infondate: “Android consente agli sviluppatori di distribuire tramite più app store o direttamente agli utenti tramite il Web, ignorando del tutto gli app store. La verità è che Epic vuole semplicemente tutti i benefici offerti da Android e Google Play senza doverli pagare. E vuole eliminare le fondamentali protezioni di sicurezza e privacy che mantengono miliardi di utenti al sicuro da cose come pratiche di abbonamento sleali e fatturazione disonesta, per le quali la stessa Epic ha dovuto affrontare multe record”.