Gli epic fail di Google visti da un ex ingegnere: i problemi di Glass, Clips e Lytro

2 years ago 181

Sarebbe stato perfetto per un blog il racconto che Warren Craddock invece ha affidato a 21 tweet, tanto è lungo e dettagliato. Craddock è un ex ingegnere di Google, Senior Software Engineer per la precisione, che ha lavorato su diversi "fallimenti di alto profilo", li chiama: il più noto è quello dei Google Glass, ma la action cam Google Clips e la fotocamera 3D di Lytro, società su cui Google aveva messo gli occhi, non sono fallimenti di serie B.

"Sono tutti progetti accomunati da un difetto fatale", ha raccontato sulla piattaforma blu. Un difetto che sarebbe stato sotto gli occhi di chiunque facesse parte dei progetti, ma che tutti avrebbero "volutamente ignorato" allo stesso modo: non erano utili, non assolvevano ad alcuna esigenza "reale". I team - è la spiegazione di Craddock - erano troppo concentrati ed entusiasti nello e per lo sviluppo per misurarsi con la realtà, e la stessa Google non si rendeva conto che sarebbero finiti in un vicolo cieco.

GOOGLE GLASS

I primi Google Glass secondo l'ex ingegnere di Google avevano non uno ma due difetti fatali:

  • non fornivano un valore aggiunto al cliente
  • davano un'aria da stupido a chi li indossava.

Sull'ultimo punto c'era poco da fare, tanto neanche gli ingegneri stessi li indossavano. La stessa Ray Ban sta faticando a far esplodere gli Stories (qui la nostra recensione), figurarsi i primi Google Glass che non assomigliavano per nulla a dei comuni occhiali da vista o da sole tradizionali e per di più costavano cifre folli rispetto agli Stories. Sul primo invece sono stati compiuti "enormi sforzi ingegneristici" per individuare attività o situazioni in cui il pubblico avrebbe potuto considerarli indispensabili. Per dargli un senso, in altre parole.

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"Nessuno ne ha mai trovato uno - racconta Craddock - ma la cultura che permea Google non poteva accettare la realtà". Così, procede, si è deciso per una Explorer Edition da annunciare con clamore, nella speranza che almeno dagli sviluppatori di tutto il mondo arrivasse un suggerimento su una killer app per i Glass. Altro buco nell'acqua. "Lo schermo era semplicemente troppo piccolo e in una posizione imbarazzante", scrive.

Gli ingegneri non trovavano altro di utile da fare con i Glass se non chiedere informazioni banali (Quanto misura la Torre Eiffel?) o scattare delle foto alle piantine sulla loro scrivania. E peraltro avere anche sul viso le notifiche dello smartphone non piaceva a nessuno. "I Glass semplicemente non erano utili". Sappiamo com'è finita: il progetto dei Glass di prima generazione è largamente considerato un fallimento mentre la seconda generazione si è reinventata come oggetto business.

GOOGLE CLIPS

Quello di Google Clips è un progetto che Craddock riteneva e ritiene ad alto potenziale. Si trattava di una piccola fotocamera che voleva differenziarsi dalle action cam tradizionali attraverso l'intelligenza artificiale. L'idea iniziale era quella di ottenere uno strumento da fissare alla giacca o alla camicia che sapeva da sé quando iniziare a riprendere, senza che servisse premere un tasto. Come avere sempre con sé un fotografo che si sarebbe occupato delle riprese al posto nostro.

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"Devo ammettere che l'idea era ottima!", ha scritto. Peccato che una criticità c'era: il punto di osservazione dell'obiettivo, che quasi mai era ideale perché agli uomini tendenzialmente piacciono le immagini scattate come se quella scena fosse vista dalla classica prospettiva degli occhi. Il team se n'è accorto subito, ma il progetto non è stato messo da parte. Si è cercato di mettere una toppa istruendo l'intelligenza artificiale a correggere la prospettiva o sviluppando sistemi di fissaggio più elaborati ma anche più scomodi, e il fallimento non è stato evitato.

LYTRO

L'idea dietro le fotocamere Light Field di Lytro, azienda per la quale Google mostrò interesse sfiorandone l'acquisizione, era quella di catturare anche l'angolazione da cui proviene la luce, così da donare alla foto un effetto 3D "straordinario per una macchina relativamente piccola", dice Craddock. Il difetto principale però è che il suo valore aggiunto veniva fuori solamente con soggetti molto piccoli (l'esempio fatto è del sushi), mentre si affievoliva fino a svanire al crescere delle dimensioni del soggetto. "Le persone fotografavano per lo più altre persone".

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L'ex ingegnere di Google spiega che per mantenere l'effetto 3D sugli oggetti grandi serviva un obiettivo altrettanto ingombrante per via di semplici regole geometriche. Il difetto è rimasto sotto gli occhi di tutti per anni, ma è stato ignorato. "Tutti sapevano, in fondo, che nozioni geometriche da scuola media condannavano il progetto, ma credevano anche con fervore che i limiti in qualche maniera potessero essere superati con volontà, duro lavoro o un colpo di genio". Che evidentemente non arrivò: Lytro chiuse nel marzo del 2018, e Google invece che acquisire la società ne assunse alcuni dipendenti.


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