GM abbandona Android Auto e CarPlay, ma la notizia è che bisogna pagare per l'alternativa

9 months ago 169

Android Auto e CarPlay sono le popolarissime interfacce per veicoli di Google e Apple, e gli utenti per averle sui loro veicoli sono anche disposti a pagare costosi pacchetti, ma secondo il produttore americano GM sono poco sicuri, e per questo li ha abbandonati per la sua nuova auto elettrica Chevrolet Blazer EV. Ma è davvero così?

Cerchiamo di fare il punto della situazione. All'inizio di quest'anno, GM aveva detto che le sue vetture, a partire dal SUV a batteria appena lanciato (e che vedete nella foto di copertina), avrebbero perso il supporto alle interfacce della casa di Cupertino e Mountain View

La notizia aveva destato scalpore, e un paio di giorni fa il responsabile del prodotto di GM per l'infotainment, Tim Babbitt, ha chiarito in un intervista a MotorTrend il significato di questa decisione. 

Secondo Babitt, CarPlay e Android Auto non sono sicuri, perché la connessione non è stabile, sono lenti e presentano un rendering inadeguato, oltre ad avere problemi di retrocompatibilità per chi ha telefoni più vecchi.

Quindi i conducenti riprendono in mano i telefoni, tolgono gli occhi dalla strada e rischiano di causare incidenti, di fatto rendendo inutili queste soluzioni.

Subito dopo l'intervista, GM ha rilasciato un comunicato in cui dichiara che l'intervista non è stata pubblicata nella maniera corretta, esaltando la profonda collaborazione con Apple e Google, e l'impegno di ogni azienda per la sicurezza. Ma il punto resta: GM ha intenzione di abbandonare i due sistemi e la vettura top della sua gamma non li propone.

Ma qual è l'alternativa? È qui che tornano in gioco i sistemi proprietari basati su Android Automotive e dotati dei Google Automotive Services (GAS). Ne abbiamo parlato in questo approfondimento e in questo articolo, ma il concetto è semplice. GM ha costruito un proprio sistema di infotainment, Utilfi che utilizza i servizi Google e quindi mette a disposizione dell'utente tutto quello di cui ha bisogno per guidare. 

Stiamo parlando di Google Maps, Assistente Google, Spotify, Audible, e le app compatibili del Play Store.

In pratica, il sistema operativo Android direttamente installato nel veicolo, e che gestisce tutto, dalla navigazione alla climatizzazione. Il vero centro dell'esperienza poi è l'Assistente, che consente di gestire tutto tramite comandi vocali, evitando al conducente di togliere le mani dal volante (che se vogliamo, senza Assistente, è un po' anche l'idea di Tesla).

Secondo Babbitt, se tutto è integrato nel veicolo, la gente non deve toccare lo smartphone, il che diminuisce le distrazioni e rende la guida più sicura (non ci sono dati a supporto di questa ipotesi, ma non è questo il punto).

Le spiegazioni di Babbitt sono perfettamente plausibili, ma il manager evita accuratamente di approfondire due aspetti importanti: i dati e i soldi. 

Partiamo dal secondo. I servizi di abbonamento in auto sono la prossima gallina dalle uova d'oro dei produttori di auto. Pagare per utilizzare un servizio software. Ma di che servizio stiamo parlando? Dei servizi Google ovviamente! Sui nostri telefoni diamo per scontato di poter accedere al Play Store, ma i produttori di telefoni devono pagare a Google una certa cifra per poterlo installare (cifra poi girata a noi in fase di acquisto, un po' come per i computer con Windows).

Android è open source e gratuito, i servizi Google no.

Sulle auto è lo stesso. Se un produttore come GM crea un sistema basato su Android Automotive, non deve pagare niente a Google, ma se vuole usare i servizi dell'azienda, come Google Maps e il Play Store, sì. E per questo poi chiederà al cliente un abbonamento per continuare a usarlo. Sulla Chevrolet Blazer EV gli utenti hanno otto anni di servizi Google inclusi, dopodiché dovranno pagare. E lo stesso sui futuri veicoli dell'azienda. 

Per dare un'idea delle cifre, GM che spera di guadagnare fino a 25 miliardi di dollari all'anno solo dagli abbonamenti entro il 2030, e stiamo parlando solo degli abbonamenti Super Cruise e Ultra Cruise, e non degli abbonamenti per i servizi Google.

L'altra fonte di reddito sono i dati degli utenti, che non andrebbero più ad Apple e Google, ma direttamente al produttore. Questi dati includono le abitudini di guida, le app che usano, dove vanno, e che le case automobilistiche e le aziende tecnologiche usano sia per la ricerca interna che da vendere a terzi.

Concludiamo che GM non è la sola a intraprendere questa strada. Anche Tesla non offre Android Auto e CarPlay, e Rivian neppure (pur senza usare Automotive). Ford Volvo hanno anche loro intrapreso la strada dei GAS, ma senza abbandonare le interfacce per telefoni, ma all'orizzonte c'è poi il nuovo CarPlay, un sistema concorrente di Android Automotive e che potrebbe cambiare ancora le carte in tavola. 

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