Google Tensor G2 un SoC a 5 nm: niente 4 nm per i Pixel 7
11 Ottobre 2022 0
Il nuovo Tensor G2 continua a far parlare di sé, specialmente ora che Google ha chiarito gli ultimi dettagli rimasti ancora in sospeso riguardo il chip che muoverà i Pixel 7 e 7 Pro, in arrivo tra due giorni anche in Italia.
Sebbene le caratteristiche del SoC fossero già state elencate in sede di presentazione - ve le abbiamo anche messe a confronto con quelle di Tensor G1 -, Google non era stata molto chiara riguardo il processo produttivo adottato per il nuovo chip, lasciando che si creasse un po' di confusione sul tema.
Secondo alcuni dati emersi dai primi benchmark e sostenuti dal silenzio di Google, si riteneva che Tensor G2 potesse essere sviluppato basandosi sul nodo a 4 nm di Samsung, tuttavia pare che il chip continuerà ad utilizzare quello a 5 nm che abbiamo visto anche sulla scorsa generazione. La conferma arriva direttamente da una dichiarazione rilasciata dalla casa di Mountain View ai colleghi di Android Authority, la quale recita:
Abbiamo fabbricato appositamente il Google Tensor G2 pensando agli scenari d'uso del mondo reale. La nostra architettura finale, che include il processo a 5 nm, ci ha aiutato a raggiungere il nostro obiettivo di migliorare sia le prestazioni che l'efficienza energetica. Questo tipo di approccio ci ha anche permesso di aggiungere nuove funzionalità e di fare un ulteriore passo avanti nel campo del machine learning, grazie alla TPU di nuova generazione di G2.
Questa è la prima volta che Google conferma esplicitamente quale processo produttivo è stato utilizzato per Tensor G2 e la conferma che si tratta proprio di quello a 5 nm ci permette di confermare come il salto generazionale rispetto a G1 sia estremamente contenuto.
Ricordiamo infatti che G2 non introduce novità significative sul fronte della CPU, dove l'unico aggiornamento riguarda la sostituzione dei due core Cortex-A76 a 2,25 GHz con due A78 a 2,35 GHz. Questi ultimi sono sicuramente più performanti e efficienti, ma per i compiti più impegnativi verranno sempre coinvolti gli stessi due Cortex-X1 a 2,85 GHz, immutati rispetto alla scorsa generazione.
Sul fronte della GPU, invece, assistiamo addirittura a quello che - almeno sulla carta - sembra essere un passo indietro rispetto aa G1, dal momento che la Mali-G78 MP20 (quindi con 20 shader core) è stata sostituita dalla G710 MP07. Sebbene la nuova architettura sia notevolmente più performante della precedente, a sollevare qualche dubbio ci pensa la drastica riduzione degli shader core, che potrebbe portare a performance reali simili o inferiori rispetto alla configurazione presente su G1.
L'unico aspetto in cui apprezziamo un vero salto generazionale è nella nuova TPU, ovvero l'unità dedicata allo svolgimento dei calcoli di machine learning. In questo caso si parla di un incremento del 60% delle prestazioni e di una riduzione dei consumi del 20%. Ed è proprio su quest'ultimo componente che Google ha lavorato pesantemente, dal momento che le maggiori novità dei Pixel 7 riguardano proprio il miglioramento in tutti quegli ambiti che traggono beneficio dalla presenza di una TPU più evoluta. Segnaliamo anche il miglioramento all'ISP che ora è in grado di gestire flussi HDR a 10 bit.
OCCORE GI UN CAMBIO DI ROTTA
Resta da capire se ciò sarà sufficiente a garantire che i Pixel 7 e 7 Pro non invecchino prematuramente, dal momento che l'estrema somiglianza ai Pixel 6 (ancora molto attuale, scopritelo nella recensione), 6 Pro e 6a (qui la nostra recensione) è sinonimo di un'inevitabile arretratezza sotto diversi comparti. Ovviamente non ci aspettiamo che ciò possa rappresentare un collo di bottiglia nel breve termine, ma è comunque un segnale chiaro di come Google debba cambiare il suo approccio allo sviluppo dei chip G, se vuole cominciare a colmare il gap che la distanzia dal resto dell'industria.
Siamo infatti solo alla seconda generazione ed è già evidente che ci sia bisogno di affrontare lo sviluppo dei chip con un'ottica più ampia, che tenga in seria considerazione ogni comparto del SoC, anche perché - nel bene o nel male - saranno proprio gli ambiti meno curati da Google ad accompagnarci maggiormente durante l'utilizzo di tutti i giorni, mentre molte delle funzionalità legate al machine learning rischiano di diventare le classiche gimmick utilizzate in maniera molto occasionale e sporadica.