Google aveva offerto 147 milioni di dollari a Epic Games per pubblicare il suo Fortnite sul Play Store: l’informazione è emersa nel corso del processo che vede le due aziende schierate l’una contro l’altra per la questione delle commissioni proprio sul Play Store. In ultimo Epic rifiutò il denaro, che sarebbe stato versato in somme progressivamente più cospicue nell’arco di tre anni (quindi fino al 2021).
La scelta di Google, come hanno dimostrato ulteriori documenti interni e la testimonianza diretta del responsabile delle partnership di Google Play Purnima Kochikar, era dettata dal timore che la scelta di Epic di operare al di fuori del Play Store potesse causare un effetto domino tra gli altri sviluppatori, e quindi far perdere alla società di Mountain View miliardi di dollari di introiti.
Più nello specifico Lawrence Koh, che allora era responsabile dello sviluppo commerciale della divisione videogiochi di Google Play, ha detto che stime fatte in quel periodo indicavano che l’assenza del popolarissimo (in particolare in quel periodo) shooter avrebbe causato una potenziale perdita diretta tra i 130 e i 250 milioni di dollari, e addirittura di 3,6 miliardi considerando l’effetto domino (che poi in ultimo non c’è stato).
Epic, come dicevamo, rifiutò l’offerta di Google e decise di pubblicare il gioco direttamente sul proprio sito. Gli utenti potevano ricorrere al sideloading per l’installazione, ed Epic poteva evitare di pagare le commissioni del Play Store vendendo la valuta in-game premium, i V-Bucks, direttamente dal proprio sito ufficiale. In ultimo, però, nel 2020 ha cambiato idea, per via, a suo dire, dei continui pop-up che mettevano in guardia l’utente dal sideloading citando potenziali problemi di sicurezza.
La scelta di offrire denaro a sviluppatori ad alto profilo, argomenta Google, è tutt’altro che illegale o questionabile: l’obiettivo ultimo della società era di offrire ai propri utenti il servizio più completo e ricco di scelta possibile. Epic sostiene invece che l’accaduto dimostra che Google temeva la concorrenza di sistemi di distribuzione alternativi di app e giochi nel Play Store e che ha usato ogni mezzo possibile per mantenerlo un monopolio.