Come i giocatori, anche gli allenatori di calcio sono spesso abituati a curiosi riti scaramantici in concomitanza con gli appuntamenti più importanti. Vera o falsa che sia, la superstizione si incrocia con gli sportivi, spesso restii ad abbandonare le loro abitudini. Perché di abitudine si tratta: priva di alcun fondamento logico, ma non per questo da abbandonare, pena il rischio di indicibili disastri sportivi. Scopriamo alcune tra le più famose consuetudini in voga tra gli allenatori di calcio che hanno rituali pregara diversi da quelli dei calciatori.
Domenech e l’astrologia
Sulla panchina della Nazionale francese, Raymond Domenech ha abituato ad alcuni gesti sui generis. Su tutti, spicca il suo particolare rapporto con l’astrologia. Un fattore che, a detta del commissario tecnico lionese, andrebbe considerato nel momento in cui si fa la formazione. Domenech si diceva “con il fucile sempre pronto” quando un difensore sotto il segno del Leone scendeva in campo, come se si attendesse un pericolo da un momento all’altro. Corre voce, poi, che nell’estate del 2006 non vedesse di buon occhio i calciatori dello Scorpione, come David Trezeguet. Visto com’è andata ai Mondiali – ribaltando anche le quote legate alle statistiche sulle scommesse sportive online – sembra impossibile dargli torto.
Il rosario tra le mani
Fin dai tempi della Juventus, il rosario tra le mani di Carlo Ancelotti ha fatto il giro del mondo. Un “portafortuna” che lo ha accompagnato anche a Milano, Londra, Parigi e Madrid. Il tecnico più vincente nelle competizioni europee nasconde sempre tra le mani un piccolo rosario, all’anulare sinistro. Visto l’andamento della sua carriera possiamo dire che l’aiuto divino ha funzionato alla grande. Lo stesso non si può dire per Diego Armando Maradona, nella sua parentesi da ct dell’Argentina. Nella Coppa del Mondo 2010 l’ex Pibe de Oro seguiva la sua Nazionale con un rosario stretto nel palmo sinistro. L’Albiceleste si fermò ai quarti di finale, dove fu eliminata dalla Germania con un netto 0-4.
Trapattoni e l’acqua santa
Ancora un episodio Mondiale: durante l’edizione del 2002, Giovanni Trapattoni fu scoperto mentre versava dell’acqua santa in campo. Poco dopo l’episodio, Del Piero segnò al Messico il gol decisivo nel portare l’Italia agli ottavi. Poi ci pensarono la Corea del Sud e l’arbitro Byron Moreno a vanificare gli sforzi del Trap.
La sfilza di rituali di Sarri
Con le scaramanzie del tecnico della Lazio si potrebbe riempire un libro. Citiamone alcuni. A Sansovino, dopo una vittoriosa trasferta, Sarri pretendeva che ad accompagnare la squadra fosse sempre lo stesso autista. Per il tecnico toscano, poi, era impensabile parcheggiare l’auto in un posto diverso dal suo. Anche i calciatori lo sapevano: a volte, per fargli uno scherzo, posteggiavano proprio in quel punto, scatenando le ire di Maurizio. Ma il massimo accade in partita: Sarri non vuole mai toccare il pallone, per nessuna ragione al mondo. Una consuetudine testimoniata dal suo ex calciatore Jorginho, che sottolineava come al Napoli facessero di tutto per farglielo toccare. Senza mai riuscirci.
Valerij Lobanovski, amante del rutilismo
Considerato l’allenatore più importante del calcio sovietico, anche Valerij Lobanovski era vittima di alcune superstizioni. Il tecnico ucraino aveva letteralmente bandito la maglia numero 13 dai suoi spogliatoi. In ognuna delle sue squadre, per evitare una stagione fallimentare, doveva esserci almeno un giocatore dai capelli rossi.