Truth Social ha debuttato ufficialmente il 21 febbraio scorso e, a sei settimane di distanza, il social network voluto dall'ex presidente Trump non è ancora riuscito a risolvere i problemi che ne hanno accompagnato l'esordio. Di fatto è una piattaforma nata dopo la decisione di Twitter di bannare Trump a tempo indefinito a seguito degli eventi di Capitol Hill dello scorso anno. Truth Social è simile a Twitter sulla carta, ma nella sostanza è chiamato ad affrontare problemi che ne stanno tuttora pregiudicando seriamente la diffusione.
I PROBLEMI CONTINUANO
I contenuti di Truth Social non sono ancora accessibili tramite app per Android, via browser web e per la maggior parte delle persone che vive al di fuori degli Stati Uniti. L'unica porta di accesso è rappresentata dall'app per iOS che però chiama gli utenti desiderosi di registrarsi ad affrontare una sterminata lista d'attesa (circa 1 milione e mezzo di persone accodate al momento). L'app non è riuscita a classificarsi tra le 100 app più scaricate (dati Similar Web) e anche chi è riuscito ad accedervi trova uno scenario un po' desolante, perché mancano importanti esponenti della destra americana. Lo stesso account di Trump, che conta 750.000 follower, non pubblica alcuna "verità" (truth, l'equivalente del tweet) da metà febbraio.
Qualcuno - Joshua Tucker, responsabile del Center for Social Media e Politics dell'Università di New York - non risparmia un giudizio molto netto sulle prime settimane di vita di Truth Social: è un disastro. Un alleato repubblicano di Trump, riporta la BBC, sottolinea che nessuno sa esattamente cosa stia succedendo. Secondo i piani originali, Truth Social avrebbe dovuto raggiungere la piena operatività a fine marzo, ma al momento è molto lontano dal traguardo.
Non convince del tutto l'ipotesi che a causare i problemi sia stata l'integrazione in Truth Social di Rumble, una piattaforma per la condivisione di video simile a YouTube, particolarmente apprezzata dall'elettorato conservatore e di estrema destra. Il lasso di tempo per risolvere un problema tecnico riconducibile ai server sembra si stia prolungando oltre il dovuto.
L'ARMA DELLA COMUNICAZIONE PER ORA INCEPPATA
Tutto quanto sopra mentre si mormora che l'andamento di Truth Social non stia piacendo per nulla a Trump - per usare un eufemismo, visto che c'è chi parla di un Tycoon furente. Reazione comprensibile se si riflette sulle premesse che avevano preceduto il debutto del social, gli obiettivi prefissati e l'importanza in vista dei futuri impegni politici. Viviamo in un mondo in cui i talebani hanno un'enorme presenza su Twitter ma il tuo presidente americano preferito è stato messo a tacere, diceva Trump presentando il progetto. Si ricorderà che Trump era a dir poco attivo sui social, utilizzati per creare un filo diretto con il suo elettorato. Imbavagliato dai più popolari social network, l'ex Presidente ha cercato un'alternativa fai-da-te, una potenziale arma comunicativa da usare prima in vista delle elezioni di metà mandato (2022) e poi per l'eventuale ricandidatura alla carica di presidente. Ma qualcosa, almeno per ora, non sta andando come previsto.