
Il progetto di cui parliamo in questo articolo è un’iniziativa lanciata dall’UNESCO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, promotrice delle famose diciture “patrimonio dell’UNESCO”, così diffuse in Italia.
Si chiama Global Education Coalition, ed è nata in risposta alla crisi educativa globale causata dalla pandemia di COVID-19. Sembrano ormai passati secoli, ma vale la pena ricordare come, durante la pandemia, oltre 1,5 miliardi di studenti in tutto il mondo non potevano andare a scuola, contribuendo ad aggravare le disuguaglianze nell’accesso all’istruzione.
Questa Coalizione è nata quindi per riunire governi, organizzazioni internazionali, aziende private, ONG e fondazioni per collaborare e garantire un’educazione inclusiva e di qualità per tutti, anche nei momenti di emergenza.
Tanto per osservare alcuni numeri nel dettaglio dell’operato sin qui svolto dalla Global Education Coalition:
- Ha aiutato oltre 858.000 giovani a sviluppare competenze utili per trovare lavoro.
- Ha formato quasi 795.000 insegnanti.
- Ha fornito risorse didattiche a più di 1 milione di studenti che studiano materie fondamentali come scienze, tecnologia, ingegneria e matematica.
- Ha raggiunto oltre 2,4 milioni di ragazze e donne emarginate, offrendo loro opportunità educative.
Il tutto mediante il supporto all’apprendimento a distanza, l’aiuto verso gli studenti più svantaggiati, la riduzione del digital divide e la promozione dell’innovazione nell’istruzione.
Ed è proprio intorno a quest’ultimo punto che si colloca la notizia che riguarda la Raspberry Pi Foundation. La fondazione no-profit che ha l’obiettivo di promuovere l’informatica e l’educazione digitale a livello globale, (soprattutto tra i giovani e nelle comunità meno privilegiate) ha annunciato di essere entrata a far parte della Global Education Coalition.
La partecipazione della Raspberry Pi Foundation a questo progetto favorirà, oltre alla diffusione di hardware a basso costo (naturalmente basato su Raspberry Pi), tutta una serie di aspetti che riguardano da vicino l’open-source, vedi l’adozione di software (Linux, Python, Scratch, ecc.) e dei contenuti educativi liberi e riutilizzabili (licenze aperte).
Ma, in prospettiva, c’è molto altro.
Il modello open-source è collaborativo, basato su condivisione, revisione e apprendimento collettivo, ed è alla base dello spirito con cui la Raspberry Pi Foundation crea e distribuisce le sue risorse educative: chiunque può usarle, modificarle e condividerle, esattamente come succede nei progetti open-source.
La storia personale di molti dei lettori di questo blog passa per la filosofia educativa open-source, che insegna alle persone come funziona la tecnologia, non solo come usarla. E questo è potentissimo nei contesti educativi svantaggiati: chi impara a costruire, modificare e capire il software (e l’hardware) acquisisce maggiore autonomia e più strumenti per migliorare la propria condizione.
L’ultimo aspetto da considerare è infine la non dipendenza da licenze proprietarie o modelli commerciali rigidi. Questo è cruciale nei paesi o nelle aree dove le risorse economiche e infrastrutturali sono limitate. La Raspberry Pi Foundation, portando questo modello nella Coalizione, contribuisce a una forma di educazione digitale sostenibile e scalabile.
In conclusione, l’open-source è il cuore della strategia educativa della Raspberry Pi Foundation, ed è esattamente ciò che rende il suo contributo così prezioso nella Global Education Coalition.
Non è solo tecnologia libera, è libertà educativa.
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.