Ma OpenStack sta morendo oppure no?

2 years ago 449

Nel corso di questi anni dalle pagine del blog sono stati davvero tanti gli articoli scritti in merito allo stato di salute del progetto OpenStack. Questo principalmente perché gli addetti ai lavori si sono sempre divisi in due categorie: chi indicava OpenStack come tecnologia open-source di riferimento del cloud privato per il futuro, e chi, all’opposto, ne evidenziava la complessità di installazione, di aggiornamento ed in generale di gestione, prevedendone la morte lenta e inesorabile.

A dodici anni dalla nascita del progetto (abbiamo parlato nell’estate del 2020 delle celebrazioni del decennale) ed osservando le notizie che riguardano OpenStack, si può tranquillamente affermare che poco sia cambiato. Le due categorie descritte sopra sono ancora ben distinte e per avere un’idea precisa sullo stato di salute del progetto vale forse la pena di affidarsi ai numeri.

Il problema è che a seconda di come, e soprattutto da chi, questi numeri vengono letti, cambia l’interpretazione.

Prendiamo questo articolo di Canonical: OpenStack is dead? The numbers speak for themselves (OpenStack è morto? I numeri parlando da soli), in cui viene mostrato come OpenStack sia la piattaforma cloud di riferimento per il 30% degli intervistati:

Il trend illustrato è decisamente in crescita, con un incremento del due percento rispetto al 2019. Ma non finisce qui, l’articolo linkato sciorina decine di numeri che dimostrano come OpenStack sia in uno stato di popolarità e crescita decisamente importante.

Fonte di questi dati: un sondaggio di Statista, citato appunto nell’articolo di Canonical.

Chiusa la questione quindi? OpenStack è non solo vivo, ma soprattutto attivissimo? Neanche per idea.

A frenare gli entusiasmi in questo senso ci pensa invece un altro articolo di The New Stack dal titolo più che eloquente: Bad News for Cloud Computing: OpenStack Use Plummets and Discounts Dry Up (Cattive notizie per il cloud computing: l’utilizzo di OpenStack è precipitato ed in continua riduzione).

L’immagine a corredo è chiarissima:

OpenStack è quindi, stando a questi dati, in pieno tracollo (come del resto tutte le tecnologie di private cloud) e denuncia un calo di utilizzo di 15 punti percentuali dal 2021 al 2022.

Fonte di questi dati il report annuale di Flexera “2022 State of the Cloud“.

Questa discordanza è realmente strana. Vien da pensare che il mercato su cui le diverse compagnie hanno svolto i loro sondaggi non sia lo stesso.

Dov’è infatti il punto di contatto fra quanti affermano come il progetto sia in salute poiché in realtà agisce dietro le quinte come fondamento per altre tecnologie (Kubernetes ed OpenShift in primis) ed i numeri riportati da Flexera?

Il ragionamento non è riducibile solamente alla questione dell’hype che è venuto a mancare (vedi le varie incarnazione della OpenStack Foundation). Nella fattispecie, non se parla e basta, oppure davvero OpenStack non lo usa più nessuno?

Nessuno penso possa dare una risposta certa, soprattutto alla luce dei dati discordanti che abbiamo riportato.

Ci si può però fare una domanda: se è vero che OpenStack non è più una tecnologia di tendenza (il che non è necessariamente un male) perché serve da fondamenta per altre tecnologie, quante delle persone che operano nel settore, dovendo oggi impostare la propria architettura di private cloud da zero, opterebbero per una soluzione OpenStack+Kubernetes anziché unicamente Kubernetes?

Al mercato la risposta.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

Read Entire Article