Mastodon sembra seguire le orme di Clubhouse: dopo il grande successo, la discesa. Forse è ancora presto per dirlo, ma è un dato di fatto che al boom dovuto alla fuga di massa da Twitter dopo il suo passaggio di proprietà sia seguito un immediato declino. Eppure i presupposti per un'alternativa valida e di successo c'erano tutti, sin dall'inizio, considerata la sua struttura democratica fatta di server decentrati in cui la moderazione avviene in modo naturale. Con Post è stata considerata la piattaforma candidata a "prendere il posto" di Twitter qualora l'avvento dell'era Musk avesse ridimensionato le quote di mercato del social blu.
1 MILIONE IN MENO
In un niente Mastodon ha triplicato il numero di utenti attivi raggiungendo quota 1,6 milioni, attirando anche importanti aziende come Google e dirigenti del calibro di Phil Schiller (Apple). Ha rifiutato persino allettanti proposte di investimento da parte di soggetti privati, preferendo piuttosto mantenere lo status di società non profit.
E ora che la situazione in Twitter sembra essersi normalizzata - perlomeno se ne parla con meno frequenza - pare che gli equilibri si stiano riassestando sul mercato, con Mastodon che dai 2,5 milioni di iscritti di fine dicembre è via via calato sino a tornare a quota 1,4 milioni. In due mesi il social ha perso circa 1 milione di utenti.
Ad incidere su questo calo potrebbe non essere stato solo Twitter: il social di Eugen Rochko non è semplice e immediato da utilizzare, bisogna capire bene il significato ed il funzionamento dei server ed è difficile anche trovare gli argomenti di proprio interesse. Insomma la macchinosità di Mastodon sembra non piacere particolarmente ai nuovi adepti, attirati dalla novità ma ora (probabilmente) tornati alle origini o decisi a trovare qualche altra alternativa.
E forse la dimensione giusta per Mastodon è proprio questa: senza investimenti privati e vivendo di sole donazioni la gestione di una piattaforma sovradimensionata sarebbe troppo difficile.