È ormai abbastanza chiaro che il mercato degli smartphone sta attraversando una fase difficile, vuoi perché il prodotto in sé è ormai molto maturo e quindi longevo, vuoi perché a livello globale c'è sempre più incertezza economica post-pandemia, vuoi perché il mercato è saturo di dispositivi. Le statistiche che supportano questa teoria di certo non mancano, ma le ultime diffuse dal Nikkei relative al mercato cinese, che come quantità pura è il più grande al mondo, evidenziano un livello di contrazione che finora non si era mai osservato.
In soldoni, nella prima metà dell'anno gli smartphone spediti nel Paese sono scesi di ben il 21,7% su base annua, fermandosi a quota 134 milioni. Di questo passo, è molto probabile che non si raggiungeranno nemmeno i 300 milioni per tutto l'anno, il che sarebbe il peggior risultato degli ultimi dieci anni. I dati, provenienti sia dall'istituto di ricerca nazionale CAICT (China Academy of Information and Communications Technology) sia dalla società di ricerca privata Canalys, sono confermati anche dalle interviste condotte dalla fonte ai commessi dei negozi di telefonia locali.
Tecnicamente, per chi deve comprare uno smartphone è un buon momento: pur di vendere, i produttori applicano sconti più consistenti. Perfino Apple ha offerto per la prima volta nella storia sconti su alcuni dei suoi iPhone sul proprio sito ufficiale locale. Il periodo estivo è tradizionalmente abbastanza fiacco, quindi i saldi non sono necessariamente una novità in termini assoluti, ma alcuni intervistati osservano che quest'anno si sono proprio ridotti i prezzi, mentre per esempio l'anno scorso ci si era limitati a regalare gadget e accessori vari.
Secondo un dirigente di Vivo intervistato dalla fonte, il tempo di upgrade da un modello all'altro è passato da 16-18 mesi ad addirittura 36. Inoltre, ormai il 66% della popolazione cinese possiede uno smartphone, quindi non c'è più molto margine di espansione. Chiaramente, questo ha un impatto diretto sui produttori, soprattutto quelli locali come Xiaomi, OPPO e Vivo, ma anche e soprattutto sui produttori di componenti. Goodix, che si occupa prevalentemente di semiconduttori, ha detto di prevedere un calo dei profitti di ben il 95% su base annua per la prima metà dell'anno.