Come abbiamo ampiamente raccontato giugno segnerà la fine di CentOS 7 e se è vero che le conseguenze delle scelte di quanti non si sono ancora predisposti alla migrazione le si misurerà nel lungo termine, già qualche notizia particolare in merito è emersa.
Ad esempio c’è stato un enorme incremento di traffico – nell’ordine di cinque milioni di sistemi connessi in più – per i repository di Fedora. Il motivo? Amazon Coud, stando a quanto ha raccontato Phoronix, ha iniziato a puntare i repository “per qualche motivo”. Questo potrebbe essere, pur senza avere una dichiarazione ufficiale in merito, che la distribuzione Amazon Linux (prodotta e distribuita da AWS) non è più basata su CentOS, ma invece usa ora Fedora.
E se si muove Amazon, si sa, l’ordine di grandezza è quello indicato.
Giugno però non segnerà solo la fine di CentOS 7, ma anche quella di Debian 10, nome in codice Buster, il cui supporto a lungo termine arriva naturalmente alla fine del ciclo previsto ed i cui utenti sono chiaramente invitati a migrare, magari verso Debian 11, Bullseye, che riceverà update fino al 31 agosto 2026.
In questo contesto, dove il ciclo di vita delle distribuzioni fa il suo logico corso, colpisce la vera notizia di questo articolo, ossia l’annuncio fatto da SUSE.
Come abbiamo raccontato, oltre a combattere per la supremazia nell’enterprise con SUSE Liberty Linux Lite (in sostanza il supporto a CentOS al 2028), l’azienda open-source tedesca ha anche annunciato alla SUSECon di Berlino nuove funzionalità per la sua distribuzione SUSE Linux Enterprise Server (SLES) 15 Service Pack (SP) 6 che si concentrano sulla riduzione dei costi operativi, sottolineando l’importanza della scelta nel complesso panorama IT di oggi, ed anche quindi alla luce di quanto abbiamo raccontato rispetto alla concorrenza.
La proposta di SUSE si pone “a prova di futuro” con un nuovo core di supporto del pacchetto LTS (Long Term Service) di ben 19 anni!
Questo garantisce a SLES il periodo di supporto più a lungo termine nel mercato Linux di classe enterprise e va a battere persino Ubuntu, per cui Canonical prevede un LTS a 12 anni.
I perché della scelta specifica di proprio 19 anni sono raccontati da ZDNet nel report fatto in seguito alla SUSECon per bocca del General Manager, il quale spiega come il tutto sia legato al problema Y2K38 (sostanzialmente la “fine” dei 32 bit dello Unix timestamp) che SUSE si impegna a coprire nel ciclo di vita dell’attuale SLES 15 SP6.
Scelta sensata? Colpirà il mercato nella maniera attesa da SUSE? Di certo un cliente che acquisterà una subscription che in prospettiva dovrebbe coprire i successivi 19 anni non potrà che definirsi fidelizzato!
Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
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