Parler ha un nuovo proprietario, ed offline per "valutazioni strategiche"
15 Aprile 2023 0
Parler ha cambiato proprietario, e il processo transitorio l’ha mandato temporaneamente offline. Il nuovo acquirente è la società chiamata Starboard, precedentemente nota come Olympic Media; la cifra spesa per siglare l’affare non è stata specificata, in ogni caso il procedimento si dovrebbe concludere entro questo trimestre. Vale la pena ricordare che negli scorsi anche il rapper Kanye West aveva tentato di impossessarsi della piattaforma social in qualche modo diventata famosa e diffusa tra le ali più estreme della destra statunitense, ma l’accordo era saltato.
Il nuovo proprietario ha mandato offline la piattaforma per eseguirne una “valutazione strategica” approfondita e capire come portarla avanti. Parler si dichiara un paladino della libertà di espressione, ed è diventato famoso per le sue politiche molto lasse riguardo alla moderazione dei contenuti; tuttavia, osserva Starboard, “nessuna persona ragionevole crede più che un clone di Twitter solo per conservatori sia un business sostenibile”.
Già negli scorsi mesi il nuovo amministratore delegato di Parlement, George Farmer, ha iniziato un significativo cambio di rotta, puntando su servizi cloud e infrastrutture IT. È lecito aspettarsi che con il nuovo proprietario si continuerà in questa direzione: la dichiarazione parla di “enormi opportunità in vari settori per continuare a servire comunità marginalizzate oppure del tutto censurate - anche guardando oltre le faccende politiche nazionali”. In ogni caso, Parler rimane offline sia su desktop sia tramite app mobile, e non è chiaro quando tornerà a essere operativo.
Parler è diventato famoso soprattutto grazie a Donald Trump, possiamo dire. Verso la fine del suo mandato, l’allora presidente degli Stati Uniti aveva incrementato in modo significativo la pubblicazione su Twitter di informazioni e accuse prive di fondamento, soprattutto in relazione ai risultati delle elezioni che in ultimo hanno dato la vittoria al suo avversario Joe Biden. In ultimo Twitter ha deciso di sospendere l’account di Trump, e lui e i suoi seguaci si sono riversati appunto su Parler.
Con l'aumento esponenziale degli utenti, soprattutto estremisti, non ci è voluto molto perché venissero al pettine dei “nodi” piuttosto critici relativi alle politiche di moderazione della piattaforma, fino a quel momento passata sotto i radar per via della sua scarsa diffusione. Apple, Google e perfino Amazon hanno riscontrato violazioni gravi, tra cui incitamento all’odio, doxxing di avversari politici, minacce e altro ancora; le indagini hanno dimostrato che è stato anche uno strumento chiave nell’organizzazione dell’insurrezione al Campidoglio di Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Così l’app ufficiale è stata espulsa da App Store e Play Store, e Amazon ha terminato il suo contratto di fornitura di servizi cloud (AWS). I mesi successivi sono stati travagliati: Parler ha tentato diverse strade piuttosto drastiche per tornare online, tra cui una riorganizzazione profonda ai vertici che ha visto il licenziamento dell’amministratore John Matze.