Perché bisogna tenere d'occhio gli Spectacles 4 di Snap | Video

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Perch bisogna tenere d'occhio gli Spectacles 4 di Snap | Video

06 Aprile 2022 0

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L'approccio delle big tech alla realtà aumentata, virtuale o mista inforca da anni percorsi e tendenze diverse, ma è spesso accomunato da un simile denominatore: l'impiego di dispositivi come smart glasses e visori che diventano una loro rilevante chiave d'accesso.

I colossi della tecnologia non hanno lesinato sugli investimenti e sulle ambizioni espansionistiche in questa direzione, mettendo sul piatto miliardi di dollari e altrettanti progetti. E se negli anni le aspettative non sono mai state pienamente soddisfatte è per diverse motivazioni, tra cui l'innegabile acerbità delle tecnologie, relegate a lungo all'ambito della sperimentazione, e l'impreparazione del mercato a quelle stesse tecnologie. Ma qualcosa sta cambiando.

Alla "vecchia" scuola dei visori AR/VR ingombranti (come Magic Leap, il progetto dell'omonima società che al tempo ebbe difficoltà a ingranare la marcia ma che è ora in procinto di rilanciarsi con la seconda generazione del suo visore AR, oppure Microsoft con i suoi HoloLens) si affianca da qualche tempo una nuova versione di occhiali smart che, a colpo d'occhio, si distinguono a fatica da quelli tradizionali, come i Rayban Stories (che abbiamo recensito QUI) realizzati a quattro mani con Meta. A ciò si aggiunge un terzo filone, più simile a quest'ultimo che al primo, in cui si inserisce invece Snap.

La casa madre dell'app Snapchat nel tempo ha puntato su questa tipologia di tecnologie dando vita a un ecosistema rigoglioso per gli sviluppatori, i partner, ma soprattutto per gli utenti. E con Spectacles, gli occhiali smart giunti oggi alla quarta generazione, è pronta a compiere il passo successivo in tema di realtà aumentata.

Se i primi tre modelli non hanno tuttavia stravolto il mercato e sono stati concepiti per scattare foto e brevi video, gli Spectacles 4 promettono di rivoluzionare la fotocamera con l'aggiunta della componente AR e inseguono il coraggioso obiettivo finale di definire un nuovo modo in cui si comunica, vive ed esplora il mondo che ci circonda.

Noi li abbiamo provati e in questo articolo vi raccontiamo le loro potenzialità, i loro limiti e le nostre sensazioni (oltre a una manciata di considerazioni sull'ormai sterminato scenario AR).

SOMMARIO

LO SMARTPHONE AL CENTRO

Per avventurarsi lungo i sentieri di cui è essa stessa pioniera, Snap si è astutamente affidata al dispositivo più utilizzato: lo smartphone. Incorporando la realtà aumentata nella sua app di punta, Snapchat, e mettendola a disposizione degli utenti nella quotidianità, ha operato una sua democratizzazione.

Con le Lenti, i filtri grafici che si intersecano e sovrappongono all'ambiente circostante da pubblicare sulla piattaforma come foto o brevi video, ha compiuto un primo, significativo passo verso la fusione del piano digitale a quello fisico. E per farlo, ha utilizzato lo smartphone come "scanner" della realtà, un mezzo per indagare il mondo che ci circonda, scansionarlo, riprodurlo o intervenire personalmente sul processo di creazione di tali filtri attraverso Lens Studio (il software con cui creator e sviluppatori possono realizzare e condividere le proprie Lenti). I numeri accreditano l'entusiasmo della community del social verso questa tipologia di strumento digitale: sono 306 milioni gli utenti di Snap che utilizzano la fotocamera dell'app per creare fino a 5 miliardi di contenuti al giorno; di questi, oltre 200 milioni interagiscono con le sue Lenti, con una media di 6 miliardi di volte ogni giorno.

Rispetto alla concorrenza, Snap ha quindi il vantaggio di poggiare su una piattaforma in cui sperimentare concretamente le nuove tecnologie AR e condividerle con la sua community, con l'occhio elettronico dello smartphone pronto ad affrontare la sfida a livello computazione. Per quel che concerne la realtà aumentata e l'acquisizione, gli ultimi modelli di iPhone in questo caso non hanno rivali, essendo dotati di sensori LIDAR (parliamo, nello specifico, di iPhone 12 Pro, 12 Pro Max, 13 Pro e 13 Pro Max).

UN DOPPIO BINARIO

L’approccio dell’azienda viaggia quindi su un doppio binario: da un lato, mette al centro gli smartphone, forti della loro potenza di calcolo; dall'altro, fa leva sulla categoria degli smart glasses, di cui gli Spectacles sono i legittimi ammiragli.

Osservando le fattezze della quarta generazione, è impossibile non notare il basso grado di separazione tra loro e un paio di comuni - anche se decisamente bizzarri - occhiali da sole. Gli Spectacles 4 sono esteticamente piacevoli, si riposizionano comodamente nella custodia grazie alle bacchette pieghevoli e, per la categoria di prodotto cui appartengono, sono anche abbastanza leggeri (il peso è di 134 grammi). Niente a che vedere, quindi, con i classici visori ingombranti e antiestetici cui siamo stati abituati negli ultimi anni.

Per snocciolare qualche specifica hardware, il gioco dell’intersecazione tra i contenuti digitali e ciò che ci circonda si basa su due display a guida d’onda 3D con un campo visivo di appena 26,3 gradi. La qualità grafica è discreta, ma ancora lontana da quella offerta dalla concorrenza (impossibile evitare il confronto con HoloLens); la luminosità massima raggiunge 2000 nit e le immagini riescono ad amalgamarsi piuttosto bene con l’ambiente circostante, senza la tipica resa traslucida di modelli similari. Nel device sono integrate anche due fotocamere RGB, quattro microfoni, una coppia di altoparlanti stereo e i controlli touchpad posizionati sulle astine laterali in corrispondenza della tempia, con cui è possibile controllare le funzioni.

I DISPOSITIVI DI DOMANI?

È importante sottolineare che gli Spectacles 4 si trovano ancora in fase prototipale, un fatto che comporta una serie di limiti tecnologici che, parola di Snap, in futuro verranno perfezionati e superati. Nel concreto, le sfide potrebbero essere numerose e riguardare, ad esempio, l'inserimento di SoC più potenti che tengano a bada soprattutto le temperature (la fatica della piattaforma Snapdragon XR1, la stessa che Qualcomm ha destinato al suo visore AR, si avverte tutta). Ma anche raggiungere un'autonomia adeguata (per ora quella del dispositivo di Snap è di 15-30 minuti a seconda dell'uso) e ampliare generosamente l'angolo di proiezione sono passi fondamentali da compiere.

L’asticella è però puntata sempre più in alto, le potenzialità da sfruttare sono pressoché illimitate e la sensazione è stata quella stringere tra le mani un piccolo laboratorio che potrebbe evolversi nel device di punta di domani o in un'imprescindibile integrazione per gli smartphone.

Nota dolente: gli Spectacles non sono disponibili per l'acquisto ma rimangono ad usufrutto di una ristretta cerchia di creator e sviluppatori per testarne le funzioni. Si tratta di una tecnologia ancora embrionale che non troverà, almeno per il momento, l'accesso diretto al mercato e che raggiungerà la completezza tra non meno di dieci anni, come spiegato dalla stessa azienda. Il futuro è ancora da disegnare, quindi, ma è innegabile che il bozzetto iniziale sia di per sé già molto promettente.

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