Perché Return to Monkey Island è l'epitaffio di un intero genere

1 year ago 149

Prologo

Erano gli anni '90. All'epoca io ero solo un bimbetto che al più aveva giocato a Final Cup sul Commodore 64, ma una sera mi ritrovari ospite a casa di amici dei miei genitori, che avevano un PC IBM. Dopo cena, il capofamiglia mi volle far vedere un videogioco che aveva comprato di recente, e che a suo dire era incredibile. Mi avvicinai scettico, con la tracotanza tipica dei bambini che ne sanno sempre più degli adulti, soprattutto di tecnologia e videogiochi, e invece rimasì lì a bocca aperta, basito, come solo un bambino sa essere.

Davanti ai miei occhi c'era The Secret of Monkey Island, c'erano dei personaggi che si muovevano, interagivano, parlavano con un minimo di labiale e di espressività. Chi non abbia videogiocato nel secolo scorso non capirà di cosa sto parlando, e soprattutto perché ci sia da meravigliarsi, ma per me quella grafica, che oggi suona come un film in bianco e nero, era il futuro. Il cannone del circo dei fratelli Fettucini mi stava sparando nel futuro.

Negli anni a venire giocai a tutti i Monkey Island, anche a quelli che hanno perso completamente di vista il senso della serie, rimpiangendo sempre, come ogni fan di vecchia data, i primi due capitoli. Potevo quindi esimermi dal tuffarmi nuovamente nella mia infanzia all'uscita di Return to Monkey Island? No di certo, ed il risultato è stato un po' come quel colpo di cannone di tanti anni prima: spaventoso ed emozionante.

Scheda videogioco

  • Publisher Devolver Digital
  • Sviluppatore Ron Gilbert, Terrible Toybox
  • Genere Avventura grafica
  • Numero giocatori single player
  • Lingua Dialoghi in inglese, sottotitoli e interfaccia in Italiano
  • Disponibile su

Indice

Requisiti PC

I requisiti PC di Return to Monkey Island sono praticamente alla portata di chiunque, ma giusto per mettere nero su bianco, ecco ciò di cui avrete bisogno.

Windows / macOS

  • OS: Windows 10 o successivo / macOS High Sierra o successivo
  • CPU: AMD FX-4300 o superiore / Intel Core i3-3240 o superiore
  • RAM: 8 GB
  • GPU: Radeon HD 7750 (1024 VRAM) o superiore / GeForce GT 640 (2048 VRAM) o superiore
  • DirectX: Versione 12
  • Spazio di archiviazione: 4 GB

Linux

  • OS: Ubuntu 20.04 o successiva
  • CPU: processore quad-core a 64-bit
  • RAM: 8 GB (16 GB consigliati)
  • GPU: almeno con 2GB VRAM e supporto per Vulkan 1.2 o OpenGL 4.2
  • Spazio di archiviazione: 4 GB

Potrete insomma giocare a Return to Monkey Island anche su PC piuttosto datati, ma a dispetto della semplicità della grafica non escludiamo del tutto qualche rallentamento su hardware troppo vicino ai requisiti qui sopra, anche se nelle impostazioni potrete un minimo (ma proprio un minimo) regolare la qualità grafica.

Parliamo in particolare della qualità di rendering, con 5 valori diversi, e della possibilità di abilitare o meno gli effetti di distorsione ed il movimento della nave.

Gameplay

return to monkey island

Il gameplay di Return to Monkey Island è quello consolidato delle avventure grafiche punta e clicca, nel senso più semplice del termine, anche se rispetto all'interfaccia dei primi due capitoli sono stati fatti ovviamente dei grossi passi in avanti.

Per dare più spazio alla grafica del gioco infatti, non c'è alcun tipo di menu, ed il modo in cui potrete interagire con i vari oggetti è deciso solo dal tipo di clic del mouse: col sinistro solitamente vi viene descritto qualcosa, mentre col destro viene eseguita un'azione. Un breve testo in sovraimpressione comparirà per spiegarvi cosa succederà a seconda del tasto scelto. Punta e clicca: letteralmente.

C'è poi anche l'inventario degli oggetti, richiamabile in qualsiasi momento, dove potrete combinare tra loro due elementi diversi presenti al suo interno, o portare fuori qualcosa per utilizzarla altrove.

Infine c'è il tasto tab, che rende tutto più semplice. Cosa fa? Evidenzia tutti gli elementi interattivi presenti nella scena, cerchiandoli di bianco. In questo modo sarete sicuri di non lasciare nulla per strada, e di poter provare ogni cosa prima di passare all'area successiva. Sembra quasi di barare un po', ed indubbiamente questo è il singolo elemento che più di tutti semplifica il gameplay di Return to Monkey Island, nel bene e nel male.

Writer's Cut

Come già accennato, abbiamo completato l'avventura con il writer's cut abilitato, ovvero con "più chiacchiere e meno ritmo". In ogni caso non parliamo di un gioco dove il "tempo reale" sia un elemento critico, quindi scegliere l'opzione più lenta non va a compromettere in alcun modo il gameplay, se non nel numero e nella quantità di dialoghi che dovrete leggere. (In realtà è possibile "morire" se non sarete abbastanza lesti, ma solo nei momenti in cui Guybrush è sott'acqua: fatelo troppe volte e sbloccherete una sorta di "easter egg")

Detto questo, c'è un modo semplice per saltare subito al dialogo successivo, se aveste già terminato di leggere quello attuale, ed è premere il tasto punto; con la virgola invece potrete rileggere un certo numero di dialoghi passati, casomai vi foste persi qualcosa.

Abilitate quindi serenamente il writer's cut, perché è così che Return to Monkey Island va giocato: i dialoghi sono parte fondante dell'avventura, non solo per la risoluzione degli enigmi che vi si presenteranno davanti, ma per godere a pieno di tutta l'ironia ed il lore di cui Ron Gilbert ha impregnato questa serie.

Trofei

Return to Monkey Island ha in tutto 39 trofei: alcuni saranno sbloccati con il normale corso della storia, altri dovrete proprio andarveli a cercare.

Ad esempio ricordatevi di dire a tutti su Mêlée Island che state cercando il segreto, e non dimenticate di cercare tutte le copie di "alla fine dell'asse" (un classico!). Ed ovviamente dovrete rispondere a quanti più quiz possibile! (Ci torneremo a breve)

Ma soprattutto, quando capirete che l'avventura sta per concludersi (lo capirete, non c'è bisogno di spoilerare nulla), ricordatevi di salvare manualmente il gioco (fatelo spesso in realtà, se vorrete provare a sbloccare altri trofei), perché alcuni achievement sono relativi proprio ai tanti finali del gioco, che potrete vedere tutti solo ricaricando un salvataggio manuale di poco antecedente alla conclusione, perché purtroppo quello automatico si aggiornerà da solo, impedendovi di sbloccarli tutti.

Capitoli

La trama di Return to Monkey Island si articola su 5 capitoli. Senza rivelare nulla di particolare sulla trama, possiamo anticiparvi che il quarto capitolo è quello più complesso, "il cuore" dell'avventura a suo modo, perché è l'unico che si articola su tante isole diverse, tra le quali dovremo muoverci per risolvere i vari enigmi.

Questo ovviamente complica le cose, perché quando il tuo spazio di manovra è limitato, anche solo andando per esclusione gli enigmi riesci a risolverli, mentre quando hai tante location diverse da esplorare è più facile perdersi. In realtà il livello di difficoltà del gioco non è mai eccessivo, e se entrerete nella sua logica vedrete che la maggior parte degli enigmi si risolveranno da soli: basta solo prestare molta attenzione ai dialoghi e all'ambiente circostante, che spesso cela diversi indizi utili.

Il libro dei quiz

Un altro piccolo elemento di gameplay è il libro dei quiz.

Disseminati casualmente nelle location del gioco troverete infatti delle carte quiz da collezionare, che poi potrete andare a leggere sull'omonimo libro. Rispondendo correttamente alla domanda relativa tra le 4 opzioni presenti avrete fatto un punto, altrimenti la carta scomparirà (e la potrete ritrovare in seguito, continuando ad esplorare).

Il tasto tab torna molto utile anche per trovare tutte le carte quiz, che altrimenti rischiano di sfuggirvi facilmente perché spesso un po' nascoste. Le domande in sé sono poi relative non solo a Return to Monkey Island, ma anche in generale sul gioco in sé, e se vorrete diventare Signore supremo dei quiz dovrete rispondere correttamente a tutti e 100: tanta fortuna! (Sia nell'azzeccare le risposte che nel trovare le carte).

Il libro dei suggerimenti

Ultima novità legata al gameplay di Return to Monkey Island è la possibilità di ricevere degli aiuti direttamente in gioco, casomai ci fossimo bloccati in qualche punto della trama.

Nell'inventario c'è infatti un libro (da non aprire mai! - NdR), che ci fornirà dei suggerimenti contestualizzati al momento della trama in cui ci troviamo, consigliandoci che direzione prendere per risolvere gli enigmi che ci attanagliano, cercando comunque di non svelarci più di tanto e senza alcuno spoiler.

Diciamo che è senz'altro una soluzione migliore di cercare la soluzione su internet, col rischio di scoprire dettagli non voluti sulla trama, ma è comunque una sorta di frutto dei tempi moderni che non ci ha fatto impazzire. Il bello di Monkey Island è sempre stato "arenarsi", per poi uscirsene con un "eureka!" una volta capita la soluzione; ogni suggerimento equivale a barare. (In ogni caso nessuno vi obbliga ad aprire o meno l'infame libro, se non la vostra coscienza)

Longevità

Abbiamo completato Return to Monkey Island come ogni nostalgico della serie avrebbe fatto: cercando di assaporarne ogni momento, di completare ogni dialogo, di non perdersi nessun easter egg

per strada

Abbiamo scelto ovviamente la modalità difficile, quella con tutti gli enigmi, ed attivato anche il "writer's cut", che rende i dialoghi più articolati, originali e divertenti; ovvero li allunga. Non abbiamo nemmeno "fatto le corse" per finire il gioco prima possibile, dato che è uscito ormai a fine settembre. Ce la siamo presa comoda insomma.

Detto ciò, la longevità di Return to Monkey Island è stata di 15 ore. Non tantissime a dire il vero, soprattutto perché non c'è praticamente mai stato un momento dell'avventura in cui ci siamo "piantati", o che ci abbia costretto a provare un po' a caso ogni possibile interazione o dialogo per superare un momento di impasse.

Pensate poi che uno degli achievement del gioco prevede di completarlo in due ore o meno, segno che, conoscendo bene o male tutte le cose da fare e disattivando i dialoghi verbosi, è possibile cavarsela in ancora meno tempo.

Mentiremmo quindi se dicessimo che siamo rimasti soddisfatti dalla longevità di Return to Monkey Island, ma questo è probabilmente in parte dovuto anche al fatto che, quando vivi una bella avventura, vorresti che non finisse mai, ed in questo caso il finale si è fatto attendere così a lungo che avremmo voluto assaporarlo altrettanto lentamente.

Grafica

Abbiamo già accennato a come interfaccia e gameplay lascino ampio spazio a schermo per la grafica vera e propria, e questo è stato sapientemente sfruttato con un look che ricorda fortemente le vecchie avventure grafiche, ammodernato con qualche effetto di luce e meteorologico.

Il risultato ci ha convinto, perché è fedele all'originale, ed al contempo cerca di compiacere un po' di più il gusto moderno, pur senza appesantire inutilmente il gioco. Del resto le avventure grafiche non hanno bisogno di chissà quali effetti tridimensionali, giochi di luce, o dal particolare realismo, che anzi rischierebbero solo di complicare il gameplay stesso.

E se anche pensate ad altri titoli relativamente recenti, vedrete che nessuna avventura grafica ha mai sentito l'esigenza di spingere... sulla grafica! L'unica eccezione è forse Life is Strange, che però è già una cosa un po' diversa.

Insomma, a dispetto di qualche polemica che ci fu all'uscita del primo trailer, la grafica di Return to Monkey Island è secondo noi uno degli aspetti più riusciti.

A seguire trovate alcuni screenshot di vari momenti del gioco, senza spoiler, per darvi un'idea della varietà delle ambientazioni e degli effetti.

Return to Monkey Island: la soluzione di un mistero lungo 30 anni

Sono in realtà più di 30 anni che i fan della creatura di Ron Gilbert aspettano una degna conclusione per Monkey Island, visto che il secondo capitolo della serie fu rilasciato nel lontano 1991. Tutto ciò che è venuto da lì in poi non è Monkey Island, ma solo il tentativo di far proseguire un franchise di successo, senza però averlo capito, e senz'altro senza averlo amato.

Monkey Island 3 in parte ci ha provato; quelli successivi nemmeno hanno cercato di rendere onore a cosa erano stati i primi 2 capitoli. E poi qualche mese fa arrivò l'annuncio di Return to Monkey Island...

Ma quindi l'attesa è valsa la conclusione, o sarebbe stato meglio che Ron Gilbert lasciasse risposare in pace la sua creatura?

Senza fare alcuno spoiler sulla trama di Return to Monkey Island, ed in particolare proprio sul suo finale, è difficile rispondere a pieno a questo quesito, ma sinteticamente la risposta è: "sì, è la conclusione che Monkey Island merita". Ma...

Anzitutto è necessario aver giocato a Monkey Island 1 e 2 per apprezzare a pieno Return to Monkey Island. Non per un fatto di trama, ma perché tanti, troppi personaggi e situazioni non vi faranno altrimenti lo stesso effetto. Lo Scumm Bar rischia di essere solo una bettola qualunque altrimenti, e chi è quello strano tipo a cui (non) chiedere di Loom? E questa voodoo lady che sembra conoscerci così bene da dove è uscita? E via dicendo.

Il gioco è (giustamente) pieno non solo di battute e riferimenti ad eventi passati che non capireste, ma dà anche per scontato che Wally, Elaine, Otis e tutti gli altri amici che Guybrush incontrerà facciano già parte del vostro immaginario, altrimenti saranno solo dei NPC qualunque. Monkey Island invece, nel bene o nel male, vive di macchiette e di personaggi iconici, e se il vostro primo incontro con Stan dovesse avvenire in Return to Monkey Island non lo apprezzereste a pieno.

Il problema è che giocare oggi, nel 2022, a The Secret of Monkey Island e Monkey Island 2: LeChuck's Revenge, è difficile. Lo è perché hanno una grafica e soprattutto un sistema di controllo datati, che rischierebbero di alienare i giocatori di oggi, abituati a ben altro tipo di giochi.

Del resto, siamo sinceri: negli ultimi 30 anni, le avventure grafiche in stile Monkey Island non è che siano propriamente esplose, anzi. Il progredire della grafica e dei sistemi di controllo ha spinto le software house, e quindi il pubblico, in altre direzioni, verso giochi sempre più pesanti e frenetici, per valorizzare il nuovo hardware in continuo rinnovamento.

Le avventure grafiche dei giorni nostri si chiamano Detroit: Become Human (e non è che sia comunque una tipologia di giochi sulla cresta dell'onda), che è comunque un'altra cosa rispetto a Monkey Island e affini. Per questo Return to Monkey Island è l'epitaffio non solo di una saga storica, ma di un intero genere, segno che di giochi simili probabilmente non ce ne saranno mai più

Gli orfani di Monkey Island sono insomma rimasti tali non solo per l'assenza di Ron Gilbert, ma per carenze dell'intero settore, tanto che per un Gen Z questa saga non può avere lo stesso significato che ha avuto per tanti Millennials.

E poi c'è un'altra cosa che un po' mi attanaglia, cioè che i primi due capitoli di Monkey Island erano oggettivamente difficili. O almeno io me li ricordo così. Probabilmente il mio enorme intelletto, ormai sviluppatosi negli decenni trascorsi, mi permetterebbe adesso di risolverli con la stessa semplicità con la quale ho completato Return to Monkey Island, fatto sta che la follia di un pollo di gomma con la carrucola nel mezzo è del tutto assente in quest'ultimo capitolo; non ci sono cannucce sbirule o tazze di Grog da travasare, né colpi di genio in stile duelli di spade ad insulti.

Non è che il gioco sia privo di enigmi, ma è la loro soluzione ad essere quasi sempre più lineare e prevedibile con la logica comune, piuttosto che non con la "follia piratesca" o con l'ironia del Guybrush Threepwood degli esordi.

E già che sono a mettere il dito nella piaga, mancano anche nuovi personaggi originali che lascino il segno, in una storia nella quale nemmeno quelli passati brillano particolarmente. E la direzione del finale stesso (mini spoiler in arrivo), per quanto ci siano tante varianti, era in buona parte prevedibile da chi avesse già giocato a LeChuck's Revenge, per quanto l'inizio di Return to Moneky Island provi a farvi credere il contrario, riallacciandosi magistralmente proprio al finale del secondo capitolo.

La trilogia di Monkey Island va insomma vista (e giocata) nel suo insieme, consci del fatto che state giocando ad un pezzo di storia videoludica. Una storia che si è conclusa in ritardo, con un po' il peso degli anni sulle spalle, ma comunque meritevole di essere vissuta, come ogni grande storia degna di questo nome.

Prezzo

Return to Monkey Island costa 22,99€ su Steam, ma chi fosse abbonato al Game Pass potrà giocarci gratis dall'8 novembre, giorno in cui il titolo debutterà anche su Xbox Series X|S e PlayStation 5

Si tratta insomma di un prezzo tutt'altro che proibitivo per gli standard odierni, tanto che il Game Pass è solo la ciliegina sulla torta. Certo, per apprezzare davvero Return to Monkey Island sono necessari anche i primi due capitoli, ma procurarseli è ormai questione di pochi euro. Se amate le avventure grafiche, è insomma una trilogia che non può mancare nella vostra collezione.

Giudizio Finale

Return to Monkey Island

Preso come gioco a sé stante, Return to Monkey Island può difficilmente essere considerato un capolavoro, perché arriva in un momento storico nel quale le avventure grafiche non sono esattamente nel loro fiore, e per di più portandosi dietro un bagaglio che solo chi abbia giocato (ed amato) i primi due capitoli della saga potrà capire. È la chiusura di un'era, più che di una singola serie di videogiochi: un ideale epitaffio su un genere che non conoscerà (forse) mai più titoli del genere. E come tale è un'esperienza che chiunque dovrebbe provare, possibilmente dopo aver completato i primi due. Il segreto di Monkey Island finalmente vi attende, e scoprirlo non è mai stato così dolce e amaro.

Voto finale

Return to Monkey Island

Pro

  • Ritorna il "vero" Monkey Island
  • Grafica aggiornata ma non snaturata
  • Enigmi non frustranti
  • Finalmente il segreto di Monkey Island! (forse)

Contro

  • Necessario conoscere Monkey Island 1 e 2
  • Manca la "follia" dei primi 2 capitoli
  • Enigmi fin troppo lineari
  • Longevità non eccessiva

Nicola Ligas

Nicola Ligas Nicola è caporedattore su SmartWorld.it, e per questo motivo è odiato da tutti. I colleghi. Gli piace credere che il suo lavoro semplifichi la vita agli altri, in qualche modo. Ma non ai colleghi. Nel tempo libero cerca di complicare la sua vita, con nuovi progetti che non ha mai tempo di realizzare. Per fortuna. Dei colleghi.

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