2 years ago
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Il lettore d'impronte digitali di Google Pixel 6a sembra faticare a dire "no". E non è un problema da poco, perché lo smartphone sarà disponibile a tutti dal 28 luglio, dunque il comportamento bizzarro del sistema di sblocco potrebbe diventare un vero e proprio caso quando in giro non ci saranno solamente le unità destinate alla stampa (uno lo abbiamo anche noi) ma le migliaia vendute ad altrettanti utenti "comuni".
Android 21 Lug
Android 21 Lug
Come mostrano alcuni video pubblicati in rete, il lettore d'impronte digitali a schermo di alcuni Pixel 6a riconosce anche le impronte non registrate. Il che è abbastanza preoccupante se l'impronta non registrata ma riconosciuta comunque è comunque del proprietario, è molto preoccupante se, come si vede in un altro video, apre le porte del telefono anche a terzi, quindi un po' a chiunque. In un'occasione infatti un utente riesce a sbloccare il telefono con il pollice sinistro nonostante l'impronta in memoria sia quella del destro, in un altro invece il Pixel 6a in prova riconosce una serie di amici come se il loro "pass biologico" fosse lo stesso.
POSSIBILE GRANA A POCHI GIORNI DALLE VENDITE
Del lettore di impronte in display del nuovo medio di gamma Google si è parlato parecchio nei mesi scorsi. L'azienda voleva mettersi alle spalle le difficoltà con il lettore di Pixel 6, la lentezza lamentata da molti specie appena dopo il lancio. Così per Pixel 6a si è deciso di ripartire da zero, con un lettore in display nuovo e sulla carta anche più veloce. Il passo in avanti rispetto al lettore di Pixel 6 (non di Pixel 6 Pro, che ne ha uno più veloce) lo abbiamo notato anche noi durante i giorni trascorsi con lui, lo abbiamo scritto nella recensione, e non abbiamo notato stranezze. Il problema, se c'è, dovrebbe essere software.
Prima di mandare online questo articolo abbiamo fatto un tentativo ulteriore, e il Pixel 6a in prova ha respinto con decisione ogni accesso non autorizzato. Si tratta di una grana ulteriore per Google? Non possiamo dirlo. Il nostro funziona alla grande, il che ovviamente non fa statistica, ma allo stesso modo non possiamo verificare i tentativi dei video che hanno messo il web in subbuglio. Se c'è qualcosa di vero, Google farebbe bene a correre velocemente ai ripari prima che il caso si gonfi e alimenti la nomea di azienda "sbadata", "goffa" in cui Google si è trovata invischiata negli ultimi anni a causa delle sue stesse leggerezze.
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