Recensione MacBook Pro 16 M2 Pro: costanza e autonomia valgono più delle prestazioni

1 year ago 186

Apple aggiorna il suo portatile di punta con le ultime versioni dei processori M, ovvero M2 Pro ed M2 Max. Abbiamo provato il modello con M2 Pro, 32GB di memoria unificata e 2 TB di archiviazione, e sebbene non sia certo la variante di punta, è già "troppo" per la maggior parte degli utenti. Ma questo non è un portatile "per la maggior parte degli utenti", e al di là di questo la potenza non è nemmeno la sua più grande dote.

Confezione senza alcuna novità per MacBook Pro 16: elegante, robusta, e con dentro solo portatile, alimentatore (da 140 Watt USB-C), e cavo ora in tinta con la scocca.

Prima o poi Apple dovrà dare una svecchiata a queste sue confezioni, e magari aggiungere qualcosina in più (tipo il celebre panno per la pulizia), ma non è questa la volta buona.

Nulla è cambiato a livello di costruzione rispetto alla generazione passata. Design invariato, collocazione delle porte invariate. La porta HDMI è diventata una 2.1, il che è bene per chi voglia usare monitor esterni ad alta risoluzione, ma esteticamente non si notano differenze.

Il design un po' divisivo rimane dunque, così come il notch, all'interno del quale ancora non ci sono i sensori per il face ID, che in molti avevano scommesso sarebbero arrivati. 

Per quanto riguarda il peso la nostra bilancia segna 2.120 grammi, ormai un po' oltre la media dei portatili di queste dimensioni, ma del resto siamo di fronte ad un monolite di metallo.

Nessuna novità anche sul fronte tastiera e touchpad, che continuano a rimanere una delle migliori accoppiate che possiate trovare in un portatile, anche nel 2023. Peccato che lato software Apple non curi il suo trackpad da anni, tanto che molti "power user" ancora ricorreranno a strumenti quali Better Touch Tool per dotarlo di qualche funzionalità in più.

Sul fronte tastiera in molti hanno applaudito l'addio alla touchbar, ma in questo modo se n'è andata anche la possibilità di personalizzazione che questa offriva. Non c'è più un tasto dedicato al non disturbare (si può ovviare abilitando una combo da tastiera nelle impostazioni di sistema), né uno per regolare la retroilluminazione della tastiera, che diventa noioso spegnere/accendere dal centro di controllo.

Lato feedback durante la scrittura inoltre, la tastiera dei MacBook è buona, ma non la migliore, tanto che alcuni ThinkPad di Lenovo restano ancora oggi superiori.

Come da tradizione Apple, anche i nuovi MacBook Pro sono ampiamente personalizzabili al momento dell'acquisto dal sito ufficiale. Il modello che abbiamo in prova è un mediano nella line-up da 16 pollici, e come sempre andiamo a riassumerne le specifiche salienti qui sotto.

  • Schermo: 16,2'', 3.456 x 2.234 pixel, 254 ppi, Liquid Retina XDR, mini LED 1.600 nit di picco, 120Hz ProMotion
  • CPU: M2 Pro (CPU 12 core / GPU 19 core)
  • Memoria unificata: 32 GB
  • Archiviazione: 2 TB
  • Webcam: full HD
  • Connettività: Wi-Fi 6E, Bluetooth 5.3
  • Porte: 3x Thunderbolt 4, HDMI 2.1, slot SDXC, MagSafe 3, jack audio
  • Batteria: 100 Wh con alimentatore da 140 Watt
  • OS: macOS 13 Ventura

I più attenti o informati avranno già notato le poche ma significative differenze rispetto al passato, al netto del SoC M2. Parliamo del passaggio da Wi-Fi 6 a Wi-Fi 6E, e di quello da Bluetooth 5.0 al 5.3. Entrambe sono mosse più "a prova di futuro" che attuali, ma non per questo sono da sminuire, anche perché è chiaro che ci compri un MacBook Pro di questo calibro lo faccia nella speranza di continuare ad usarlo per anni e anni.

Anche la HDMI si è evoluta alla 2.1, il che significa che chi usi un monitor esterno 4K avrà finalmente un refresh accettabile.

Per quanto riguarda M2 Pro ed M2 Max, è da evidenziare che sono tutti SoC con CPU a 12-core (8 performance core + 4 efficiency core); unica eccezione è MacBook Pro 14 versione base, dove la CPU è a 10 Core (6 performance core + 4 efficiency core). Questo significa che, rispetto ai precedenti M1 Pro e Max, non sono aumentati i performance core ma bensì gli efficiency core, che adesso sono sempre quattro, laddove nella generazione precedente erano la metà (M1 Pro 10-core aveva infatti 8 core ad alte prestazioni e 2 ad alta efficienza). Al netto poi delle differenze sui singoli core tra M1 ed M2, ciò significa una maggiore spinta verso l'efficienza energetica, ovvero verso l'autonomia, che infatti è migliorata rispetto al passato; ma di questo riparleremo in seguito.

Ciò che davvero differenzia tra loro i due nuovi processori Apple è quindi a livello di GPU, con un minimo di 19 core ed un massimo di 38 core (oltre al maggior quantitativo di banda di memoria - 400 GBps contro 200 GBps - e di memoria unificata disponibile - fino a 96 GB).

Non cambia nemmeno il neural engine, sempre a 16 core, ma cambia il media engine, che su M2 Max ha 2 motori di codifica video e 2 motori di codifica e decodifica ProRes.

Per farla breve insomma, M2 Max è destinato esclusivamente a chi lavori con grafica/video in modo molto, molto intensivo. Gli esempi che fa Apple stessa in merito sono molto chiari: "modelli di realtà aumentata, partiture musicali con ampie librerie di strumenti virtuali, timeline video 8K, montaggio video multicam, rendering di elaborate scene 3D" ecc.

Nessuna novità anche sul fronte del display, sul quale non ci dilungheremo quindi più di tanto, anche perché c'è ben poco da lamentarsi.

500 nit in SDR, 1.000 nit costanti su tutto lo schermo, con picchi di 1.600 nit, in HDR. Refresh rate adattivo fino a 120Hz (ProMotion), ottima calibrazione di fabbrica, copertura completa dello spettro P3, True Tone per adattare automaticamente la resa dello schermo alle diverse condizioni di luce ambientale, night shift per rendere più caldi i toni di sera (o in caso di bisogno).

C'è sempre il notch, al quale ci si abitua anche velocemente, ma che stentiamo ancora oggi a credere necessario. Nota finale per il sensore di luminosità, che rispetto al passato ci è sembrato molto meno sensibile alle variazioni di luce, il che è sia un bene che un male, perché a volte dovrete aggiustare a mano la retroilluminazione. Ovviamente non è presente il supporto touchscreen, ma sembra che prima o poi arriverà anche lui.

  MacBook Pro 16 M2 Pro MacBook Pro 14 M1 Pro MacBook Air M2
GeekBench 5 single-core 1960 1768 1880
GeekBench 5 multi-core 15110 10000 8700
GeekBench 5 GPU 52000 38000 20000
Cinbench R23 1645 (single) / 14820 (multi) 1530 (single) / 9575 (multi) 1605 (single) / 8700 (multi)
SSD lettura 6500 MB/s MB/s 2800 MB/s
SSD scrittura 5330 MB/s MB/s 2400 MB/s

Andando ad affiancare il nuovo M2 Pro ai precedenti M2 ed M1 Pro non ci sono sorprese. Occorre però chiarire che M2 Pro è un 12 core, con 8 performance core e 4 efficiency core, mentre l'M1 Pro del nostro test è un octa-core, con 6 P-core e 2 E-core. Era quindi lecito aspettarsi un aumento di performance intorno al 50% sulla CPU, ed è esattamente ciò che abbiamo ottenuto, sia secondo GeekBench 5 che secondo Cinebench R23.

MacBook Air M2 è invece octa-core, ma con 4 performance e 4 efficiency core, ma essendo privo di ventola soffre molto di throttling sotto carico, ma riesce comunque a prevalere anche su M1 Pro nei test single-core, segno comunque che c'è stato un passo avanti.

Gli efficiency core di M2 Pro sono infatti più performanti ed anche più parsimioniosi di quelli della generazione passata, il che significa che possono essere loro delegati più compiti di prima, e l'utente si ritroverà non solo con migliori prestazioni a parità di consumi, ma anche con consumi mediamente inferiori.

Nel passaggio M1 Pro -> M2 Pro Apple ha insomma spinto sull'efficienza, più che sulle performance, ed è una scelta che ci sentiamo di avvallare. Questa considerazione vale inoltre anche per M2 Max, che ha la stessa CPU di M2 Pro. I due SoC si distinguono invece per altri aspetti, come il maggior quantitativo di memoria unificata che potete raggiungere con la versione Max, e soprattutto la banda di memoria raddoppiata a disposizione di quest'ultimo.

Anche il media-engine di M2 Max è migliore, con 2 motori di codifica video e 2 di codifica e decodifica ProRes, laddove M1 Pro ne aveva uno. Inoltre la GPU di M2 Max può arrivare fino a 38 core, contro i 19 di M2 Pro.

Se parliamo insomma di pura potenza di calcolo della CPU i due SoC si equivalgono, ma è evidente la netta spinta in più sul fronte grafico di M2 Max, che lo rende una soluzione ancora più di nicchia, riservata solo a specifiche esigenze professionali (molto elevate).

Ed a proposito di prestazioni, i quasi 15.000 punti di M2 Pro / Max su Cinebench R23 multi-core sono notevoli, ma non sono certo insuperabili. Abbiamo tra le mani in questo momento un Intel Core i9 di 13ma generazione che arriva quasi a 30.000 punti. Il doppio di M2 Pro. Si aprirebbe poi qui tutto un altro capitolo sui consumi, e sulla costanza di rendimento, dove invece il SoC Apple risulta vincente.

A questo proposito sottolineiamo infatti un aspetto che è sempre stato vincente negli Apple Silicon, e lo è a maggior ragione adesso: la stabilità di rendimento. MacBook Pro M2 Pro vi regala sempre le medesime performance in qualsiasi situazione, senza cenno alcuno di throttling. Non importa che sia a freddo, con il portatile appena avviato, o dopo tanti stress test: la sua costanza è impressionante, al punto che ripetendo successivamente vari benchmark è facile ottenere sempre lo stesso punteggio (o con uno scarto minimo); una cosa mai vista su un sistema x86, segno di quanto la gestione termica degli Apple Silicon sia affidabile, tanto che anche sentire il rumore delle ventole diventa difficile.

Abbiamo già visto che Apple ha aumentato gli efficiency core negli M2 Pro e Max, e l'autonomia ringrazia. Coprire le 8 ore di lavoro giornaliere è piuttosto facile, anche con carichi medi. Se avete visto il video, dopo 8 ore di utilizzo intenso di Chrome, delle quali 3 e passa di videochiamate, eravamo ancora intorno al 40%.

Non è impensabile fare due giorni di lavoro in condizioni simili, il che è più di quanto si possa dire della maggior parte dei portatili.

C'è però da dire che chi compra una macchina del genere e poi la usa principalmente per navigare, probabilmente ha sbagliato tutto; oppure è ricco, nel qual caso va bene tutto. E sotto stress, ovvero quando vanno a pieno regime i performance core, la batteria cala eccome. Poco più di mezz'ora con Cinebench R23 ha consumato il 32% di batteria, il che significa un'ora e mezzo circa di autonomia massima col sistema sotto carico. Non è un valore stellare, segno che anche gli Apple Silicon consumano eccome, in certe condizioni.

Il vantaggio di M2 Pro è che i suoi efficiency core sono il doppio della precedente generazione, e vengono quindi impiegati più spesso, regalandovi mediamente autonomie superiori, e portandovi quindi molto facilmente a fine giornata.

Sappiate però che se avrete bisogno di spremere a lungo il vostro MacBook Pro 16 sarà necessario portarsi appresso quel non piccolissimo alimentatore da 140 Watt (circa 350 grammi), pena il rischio di rimanere a secco.

Cosa volete che vi dica di non entusiastico dell'esperienza d'uso di un portatile simile? È il solito MacBook Pro della passata generazione, universalmente riconosciuto come uno dei portatili più azzeccati di sempre; ora con qualcosa in più. Di fatto non ha praticamente punti deboli.

Schermo fantastico, tastiera e touchpad precisi e comodi da usare anche a lungo, audio superiore a quello di qualunque altro notebook, tutte le porte che potrebbero servirvi (ora anche con HDMI 2.1), ed una connettività finalmente al vertice della categoria. In più un'autonomia da tutto il giorno, e delle performance non solo elevate, ma estremamente predicibili.

MacBook Pro 16 M2 Pro è il portatile perfetto, al netto di due spartiacque.

Il primo è il prezzo, e ne parleremo nel paragrafo successivo. Il secondo è il software, e per certi versi è il più problematico.

Sì perché se da una parte è vero che molti sviluppatori hanno avvallato il passaggio ad Apple Silicon, portando le proprie app a girare nativamente sulla nuova architettura, dall'altra è altrettanto vero che ci sono ancora oggi tanti software professionali che girano ancora con Rosetta (quando girano).

Paradossalmente questo problema non lo sentirà l'utente di un MacBook Air, che troverà facilmente tutti gli applicativi che gli servono già compilati per Apple Silicon, e probabilmente non noterà nemmeno la differenza con quelli che invece dovessero ancora usare Rosetta. Con MacBook Pro 14/16 però il discorso è diverso.

Chi spende così tanti soldi per un portatile come questo non lo fa per navigazione, office e multimedia, lo fa perché deve usare quei 2-3 programmi che per lui sono essenziali per lavoro.

E se quei software non sono nativi per Apple Silicon allora è un problema. Tutto quel che di buono abbiamo detto finora crolla. Le prestazioni saranno inferiori alle previsioni, l'autonomia anche, ed in generale quindi l'esperienza d'uso non sarà quella idilliaca descritta finora.

Purtroppo questa possibilità esiste, perché sono ancora molte le software house che prediligono Windows, e sebbene in alcuni casi possano esserci alternative, non è detto che questo valga per tutti; oltre al fatto che un professionista che usa un certo applicativo da anni non ne vuole un altro: vuole quello, e vuole che giri al meglio.

Un esempio banale di tutto ciò è anche il mondo del gaming. Le capacità hardware qui ci sono tutte, ed anche quelle software con le librerie Metal, ma nessuno spinge in questa direzione, tanto che i titoli che vengono citati (anche da Apple) sono sempre gli stessi due: Resident Evil Village e (prossimamente) No Man's Sky; due gocce nel mare ludico dei giorni nostri.

C'è infatti un po' questa convinzione che Apple riesca sempre a portare tutti a bordo del suo treno, ma non è scontato. Il grande pubblico probabilmente ha questa percezione perché la regola vale per i programmi più noti, dove tutti fanno a gara per essere presenti sui dispositivi della mela, ma pradossalmente ciò non vale nella sfera professionale cui questo MacBook Pro si rivolge. E per quanto la sua esperienza d'uso sia oggettivamente fantastica, spendere tutti questi soldi per poi non poterla sfruttare a pieno sarebbe un vero peccato.

I MacBook Pro M2 Pro sono rincarati di 150 euro rispetto alla passata generazione, bene o male su tutta la serie, e questo è ancora più problematico quanto più in alto vi spingete nella line-up.

Se infatti il nuovo MacBook Pro 14 M2 Pro base viene 2.499€, il MacBook Pro 16 che avevamo in prova costa ben 4.249€, rendendolo consigliabile solo e soltanto a chi possa sfruttare a pieno tutti i vantaggi degli Apple Silicon.

C'è insomma un confine, variabile per lo più a seconda del portafogli/esigenze dell'utente, oltre il quale la fantastica esperienza d'uso dei MacBook Pro con M2 non basta a giustificarne il prezzo, soprattutto se i software che vi servono davvero non dovessero essere nativi; e più la cifra sale, più questo diventa penalizzante.

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Giudizio Finale

MacBook Pro 16 M2 Pro

MacBook Pro 16 M2 Pro è una carta vincente per molte ragioni. La maggior parte di queste già le conoscete, tanto che è inutile stare a ripeterle tutte, anche perché è davvero raro trovare un portatile così completo sotto ogni punto di vista. La cosa che potrebbe esservi sfuggita è che i nuovi M2 Pro non solo sono più potenti della precedente generazione (in alcuni casi anche molto), ma sono anche più parsimoniosi, il che si traduce in un'autonomia maggiore del passato. La loro costanza di rendimento è inoltre ineguagliata: MacBook Pro 16 dà sempre il massimo in ogni situazione, anche dopo ore di stress. Se i software professionali che vi servono girano nativamente su Apple Silicon avrete tra le mani il miglior portatile sulla piazza, altrimenti comprerete probabilmente altro.

Sommario

Benchmark e Temperature 9.5

Voto finale

MacBook Pro 16 M2 Pro

Pro

  • Maggiore autonomia
  • Non molla un colpo nemmeno sotto stress
  • Wi-Fi 6E, Bluetooth 5.3 ed HDMI 2.1
  • L'unico che a batteria si comporta come alimentato

Contro

  • Il software (per qualcuno)
  • Il prezzo
  • Il notch
  • Il peso

Nicola Ligas

Nicola Ligas Nicola è caporedattore su SmartWorld.it, e per questo motivo è odiato da tutti. I colleghi. Gli piace credere che il suo lavoro semplifichi la vita agli altri, in qualche modo. Ma non ai colleghi. Nel tempo libero cerca di complicare la sua vita, con nuovi progetti che non ha mai tempo di realizzare. Per fortuna. Dei colleghi.

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