Il Surface Pro 9 che abbiamo tra le mani non è il vostro solito membro della celebre famiglia di Microsoft, ma è la variante con processore SQ3, ovvero un Qualcomm Snapdragon 8cx Gen 3, che abbiamo recentemente provato anche sul Lenovo ThinkPad X13s. Tutto questo preambolo per dire che, ancora una volta, il software fa la differenza.
Nessuna sorpresa nella confezione di Surface Pro 9, che include ovviamente il tablet col suo alimentatore (da 39 Watt: i vantaggi di essere a basso consumo!), manualistica ed il pin per rimuovere lo sportellino della SIM (e dell'SSD).
Al contrario di tanti produttori che stanno adottando soluzioni eco-friendly, il packaging di questo nuovo dispositivo Microsoft non sembra porre molta attenzione in tal senso: è più bello a vedersi, ma meno amico dell'ambiente; e la stessa cosa vale per gli accessori, perché ovviamente tastiera e Slim Pen 2 non sono incluse.
Niente da dire anche sulla qualità costruttiva, che per altro è affine a quella di tutti gli ultimi Surface Pro. La differenza è che la scocca metallica ha diverse interruzioni per le antenne, necessarie per avere una buona ricezione della rete mobile, ed in effetti in tal senso non abbiamo mai avuto alcun problema.
Sul fianco sinistra troviamo due porte USB-C 3.2 (ovviamente non Thunderbolt), sul lato superiore ci sono il tasto di accensione ed il bilanciere del volume, ed infine sul profilo destro abbiamo la Surface Connect.
Niente jack audio, perché ormai le cuffie devono essere wireless secondo Microsoft (e non stiamo dicendo che approviamo).
E lo sportellino della SIM? Si trova sul retro, coperto dallo stand del tablet, laddove, anche nei precedenti modelli ,avevamo il vano di accesso all'SSD. Subito sotto lo spazio di archiviazione c'è quello per infilare una SIM, anche se lo slot non è nemmeno così evidente, come potete vedere dalla foto qui sopra. Sembra un po' una soluzione di ripiego, dato che lì era già prevista un'apertura, se proprio vogliamo essere critici.
Per il resto non ci sono particolari novità rispetto a Surface Pro 8: le cornici attorno allo schermo sono abbastanza sottili, considerando che includono anche gli speaker, e nella parte superiore abbiamo la webcam full HD con sensori IR per il riconoscimento del volto con Windows Hello.
La signature keyboard è esattamente la stessa di Surface Pro 8 / X.
Non c'è nulla di nuovo da aggiungere quindi, se non ribadire che è la migliore tastiera/cover che ci sia, l'unica che non vi faccia rimpiangere troppo un'esperienza di scrittura più tradizionale, e se pensate che di fatto scrivete su una tastiera "vuota" al di sotto, non è dir poco!
Peccato magari per il touchpad, sempre un po' più piccolo di come lo vorremmo, ma anche sempre scorrevole e preciso, con un clic forse un pelo troppo rumoroso, complice anche la piccola cassa di risonanza data dalla forma della tastiera.
Surface Pro 9 ha unito il mondo Intel e quello ARM, nel senso che sono disponibili varianti con Core di 12ma generazione, e altre con appunto il SoC Qualcomm Snapdragon 8cx Gen 3, personalizzato da Microsoft col nome SQ3. Se scegliete quest'ultima soluzione, l'unica cosa che può variare sono RAM e storage, ma di base il tablet resta quello.
Il modello da noi provato è come sempre riassunto qui sotto.
- Schermo: 13'' 2.880 × 1.920 pixel (3:2, 267 ppi), 60-120 Hz, touch
- CPU: Microsoft SQ3
- RAM: 8 GB LPDDR4x
- Archiviazione: 256 GB NVMe SSD
- Webcam: 1080p@30fps (foto a 5 megapixel in 4:3)
- Fotocamera posteriore: 10,5 megapixel con video in 4K@30fps
- Porte: 2x USB-C 3.2, Surface Connect, nano SIM (+ eSIM)
- Connettività: Wi-Fi 6E, Bluetooth 5.1, 5G Sub 6, GPS, Glonass, Galileo e BeiDou
- Batteria: 47,7 Wh
- Peso: 883 grammi (tablet) / 1.176 grammi (con tastiera e penna)
- OS: Windows 11 Home su ARM
Note da sapere: le RAM LPDDR4X, contro le LPDDR5 del modello Intel, il posizionamento satellitare, non presente nella versione x86, il refresh dinamico del display (finalmente!) e la batteria lievemente diminuita rispetto a Surface Pro 8 (in realtà la capacità a pieno carico del nostro modello è lievemente superiore a quella nominale, ma è un dato che appunto può variare e comunque sempre inferiore ai 50,2 Wh del Pro 8).
Per tutto il resto, è lo stesso Surface che magari già conoscevate, ma senza jack audio (giusto per ribadire).
A prima vista potrebbe sembrare lo stesso display di sempre dei Surface Pro, ma qualche piccola differenza col Pro 8 e 9 Intel c'è.
Se ne va infatti il supporto Dolby Vision, presente sia nella passata generazione che nell'attuale con processori Intel, e la lumonosità massima scende intorno ai 400 nit, da 450. Non sono differenze abissali che noterete nell'uso quotidiano, ma considerando che la finitura dello schermo è lucida, un po' di luminosità in più aiuta sempre nelle condizioni di forte luce. Per fortuna l'anti-riflesso non è malvagio, e nella maggior parte dei casi non ci sono problemi di visibilità.
Arriva poi, finalmente, il refresh dinamico, che Windows varia automaticamente tra 60 e 120 Hz. Non è certo lo stesso "dinamismo" cui magari siamo abituati su smartphone, ma è senz'altro un passo avanti per una migliore gestione della batteria e della qualità visiva.
Ottima come sempre la calibrazione di fabbrica, con un delta E intorno ad 1 sia per colori che in scala di grigio. La copertura sRGB rasenta il 100%, ma da questo punto di vista gli schermi PixelSense di Microsoft non hanno mai brillato particolarmente.
Nulla da segnalare anche per quanto riguarda il touch input, sia questo a mano o a penna: la solidità dello stand del Surface Pro 9 consente di usarlo agevolmente ad ad ogni angolazione, e non abbiamo mai avuto problemi di palm rejection. La Surface Slim Pen 2 ci piace invece un po' meno della precedente (preferivamo il pulsante sul profilo stretto e non su quello largo), ma solo per un fatto di design, non di funzionalità.
Sempre presente anche il sensore di luminosità, e c'è anche colore adattivo, che regola automaticamente il colore dello schermo in base alla tonalità della luce ambientale. Tende più facilmente al caldo, ma senza esagerare come nel caso dei classici filtri luce blu tipici della modalità notturna, che per altro è presente.
Di seguito i consueti screenshot dell'analisi Calman.
ThinkPad X13s | Surface Pro 9 | Surface Pro 8 | |
3DMark (night raid) | 11325 | 11900 | 17500 |
GeekBench 5 single-core | 1120 | 1115 | 1538 |
GeekBench 5 multi-core | 5900 | 5750 | 5725 |
Cinbench R23 | 615 (single) / 3800 (multi) | 600 (single) / 3750 (multi) | 1494 (single) / 5785 (multi) |
CrystalDisk lettura | 3200 MB/s | 3190 MB/s | 2295 MB/s |
CrystalDisk scrittura | 1775 MB/s | 1640 MB/s | 1070 MB/s |
Microsoft lo chiama SQ3, ma di fatto è uno Snapdragon 8cx Gen 3, almeno secondo i benchmark. I suoi punteggi sono infatti praticamente sovrapponibili a quelli dell'X13s di Lenovo, che monta appunto lo stesso SoC di Qualcomm, tanto che le lievi differenze registrate non sono certo significative. Anche sul fronte dei consumi siamo in linea, come vedremo poi, quindi nemmeno il modem dovrebbe aver subito particolari modifiche.
Le prestazioni in multi-core sono tra l'altro sovrapponibili anche a quelle di un Surface Pro 8, con Inte Core i7-1185G7, segno che di fatto le performance di Surface Pro 9 5G non sono un problema. Certo, in single-core la differenza è molto netta (a vantaggio di Intel), ma è una cosa che nell'uso quotidiano del tablet non si percepisce, anche perché stiamo paragonando processori con architetture completamente diverse.
Idem dicasi sul fronte grafico: la Iris Xe è sì superiore, ma è una differenza che probabilmente emergerebbe solo con software che su Windows on ARM non girano, ovvero giochi ed editor foto / video di un certo livello, per esempio, e come vedremo a breve l'esperienza di Photoshop è viziata da altri problemi.
Con software non nativo le performance ovviamente ne risentono di più: potete vedere la differenza osservando i valori multi core di Geekbench 5 (ARM) e Cinebench R23 (emulato), dove i punteggi di quest'ultimo sono nettamente inferiori alla controparte Intel, mentre invece quelli di Geekbench sono sovrapponibili.
Insomma, SQ3 non sarà certo paragonabile alle ultime generazioni di Intel e AMD in quanto a prestazioni, ma in un tablet del genere fa tutto ciò che deve fare senza alcun problema. Ciò che rallenta Windows on ARM è letteralmente il software, non tanto l'hardware.
E le temperature? In linea con quelle registrare su ThinkPad X13s. Anche sul tablet di Microsoft abbiamo una soluzione fanless, che sta sotto i 30° in condizioni di poco stress, ma raddoppia la temperatura sotto carico massimo. La buona notizia è che la parte più calda è quella sul retro, sotto la fotocamera, che potreste toccare soltanto in modalità tablet, ma prima che diventi fastidiosa dovrete tenerlo almeno un quarto d'ora a pieno regime, cosa non banale per una macchina che non è certo votata a lunghe elaborazioni.
L'autonomia di Surface Pro 9 è ovviamente (molto) superiore alla media del vostro tablet / portatile con Windows e processori x86, tanto che con i carichi di lavoro più leggeri raggiunge livelli stellari. In condizioni d'uso più comuni e realistiche però, siamo su un buon livello, ma non aspettatevi autentici miracoli. Mi spiego meglio.
In idle, con luminosità al minimo e PC fermo a non fare nulla (ma connesso sempre alla Wi-Fi), Surface Pro 9 sfiora le 33 ore. Meglio dell'X13s di Lenovo, e record assoluto di tutti i dispositivi Windows che abbia mai provato.
Un'ora di streaming su Netflix con Chrome (app non nativa), con luminosità 50 e volume 25, consuma circa l'8-9%, ovvero 11-12 ore di riproduzione video, che sono un buon valore, ma fanno gridare meno al primato.
Un'ora di navigazione in Wi-Fi con Chrome (circa 15 schede) e Telegram in background, sempre luminosità 50, consuma invece il 10% circa, che diventano almeno il 13% utilizzando la rete mobile (LTE, nelle nostre prove).
Se riduciamo la luminosità a 25, in condizioni simili, il consumo in LTE scende all'11% l'ora, in linea con il ThinkPad X13s, ed in questo modo diventa più agile portare a casa la giornata lavorativa anche con connessione alla rete mobile, ma dovrete appunto prestare attenzione a luminosità e carico di lavoro, perché non è scontato arrivarci sempre.
Purtroppo l'incompatibilità di PCMark 10 con Windows on ARM ci impedisce di fare i soliti test ripetibili e confrontabili, quindi dovrete accontentarvi di qualcosa di più empirico, ma pensiamo di aver reso comunque l'idea: è una macchina poco energivora di base, ma questo non significa che la batteria non scenda mai; in più, rispetto ad un portatile tradizionale, dovrete stare due volte più attenti al tipo di programmi usati, perché quelli non nativi possono facilmente incidere di più sull'autonomia, e come già osservato non è sempre immediato individuarli.
Usare Surface Pro 9 5G è stato un po' un continuo déjà-vu. Da un lato c'è la sensazione familiare che hai quando provi un dispositivo che già conosci, perché per molti versi questo è un Surface Pro come tutti gli altri: stesso form factor, stessa tastiera, stesso display, e tendenzialmente sono tutte sensazioni positive.
C'è stata la novità della Slim Pen 2, che rispetto al modello precedente ha la punta più allungata ed il tasto non più sul lato stretto, ma non è una cosa che stravolga l'esperienza d'uso. Ciò che lo distingue davvero dagli altri modelli, al netto della connettività 5G che per alcuni può fare giustamente la differenza, è la presenza di Windows con processore ARM, che purtroppo non è ancora pronto per il grande pubblico.
La limitazione sta ovviamente nelle applicazioni disponibili, che si dividono in tre categorie:
- quelle compatibili, che sostanzialmente vengono dal Microsoft Store, ma non solo
- quelle emulate, che girano comunque ma con più o meno grandi problemi di performance / funzionalità
- quelle non compatibili del tutto
Per quanto riguarda il Microsoft Store è vero che vi si trova un po' di tutto, ma difficilmente sono app essenziali.
Servizi di streaming, messaggistica, utility: c'è un po' di tutto, ma probabilmente i programmi dei quali non potete fare a meno stanno altrove, no?
Se lavorate solo (o quasi) con la suite Microsoft Office potete dormire sonni tranquilli, ma lo stesso discorso non vale per il browser per esempio. Al momento i soli compatibili ARM sono Microsoft Edge e Mozilla Firefox, ma se doveste usare Chrome o un altro derivato sarete già nel ramo dell'emulazione. E sia chiaro che Chrome non gira male, ma non è così scattante come ci si potrebbe aspettare; di certo non lo è come un'app nativa appunto.
La vicenda di Chrome è in effetti un po' ironica, per così dire, visto che una sua versione ARM esiste sia per ChromeOS che macOS. L'assenza di una versione nativa di Chrome sembra quindi che sia a sua volta dovuta alla mancanza di Widevine per Windows on ARM, il DRM di Google necessario praticamente per qualsiasi moderno servizio di streaming, da Netflix a Spotify: un cane che si morde la coda insomma.
Ed un ragionamento simile vale per molti altri software. Su macOS sono ormai molti gli sviluppatori ad aver reso disponibili versioni ARM dei propri applicativi, ma non è detto che questo valga anche per Windows. Lupus in fabula: Adobe.
Su macOS tutta la creative cloud gira nativamente, mentre su Windows solo Photoshop e Lightroom sono disponibili in versione ARM. E per di più ci hanno dato non pochi problemi, con frequenti messaggi di errore ed altri malfunzionamenti, sia su questo Surface Pro 9 che sul ThinkPad X13s di Lenovo.
Sì perché il fatto che un programma possa essere emulato, non ne garantisce per forza il perfetto funzionamento. Se va bene avrete solo un impatto a livello di performance, altrimenti potreste sperimentare un vario numero di disagi.
E come si fa a distinguere i programmi emulati da quelli nativi? Non è immediato, perché non c'è una cosa che a colpo d'occhio li differenzi, come del resto non c'è su macOS (né Apple né Microsoft hanno interesse nel sottolineare quali siano i software non nativi).
Il modo più semplice è andare nelle proprietà dell'app che vi interessa, sulla scheda compatibilità, e verificare se la sezione "Windows basato su ARM" sia abilitata o meno: se lo è, quel software verrà emulato, se non lo è significa che l'app gira nativamente su ARM, come negli esempi qui sotto.
In breve il concetto è che Surface Pro 9 SQ3 regala una buona esperienza, come del resto tradizione in casa Microsoft, fintanto che non c'è qualche software che la guasta. Le incompatibilità da un lato, ed il calo di performance, che comunque può essere sensibile con le app emulate, dall'altro, lo rendono ancora fortemente targettizzato. In un'ottica aziendale, se il reparto IT sarà così zelante da verificare tutto prima di un ordine massivo, potrà regalare gioie ai suoi utilizzatori, altrimenti potrebbero esserci degli scogli insormontabili, il che non è certo una bella prospettiva.
In tutto ciò non abbiamo nemmeno accennato al mondo del gaming, un po' perché esula dagli scopi di un tablet del genere, un po' perché ci sono, come facilmente intuibile, dei grossi limiti software. Potete installare Steam ad esempio, ma buona fortuna nel trovare un titolo compatibile, anche perché non c'è ovviamente alcun bollino che vi avvisa su quali lo siano, ed in molti casi lo scoprirete solo dopo averli installati (sì, la maggior parte si installerà, ma non è detto poi funzioni). Spoiler: al massimo potete cavarvela con qualche avventura grafica o affini, ma a dispetto delle discrete capacità della GPU Adreno del SoC di Qualcomm, non riuscirete a sfruttarla per giochi di un certo livello.
Il prezzo di Surface Pro 9 5G è di 1.569€, per 8/128 GB, a salire fino a 2.239€ per la versione con 16 GB di RAM e 512 GB di SSD.
Attenzione però, perché questo è il prezzo del solo tablet, ma per avere l'esperienza completa dovrete aggiungervi la Tastiera Signature per Surface Pro con Slim Pen 2, che costa ben 299€. Il risultato sono almeno 1.868€, al netto di possibili promozioni, che sono davvero tanti per un dispositivo con i problemi di compatibilità che ancora affliggono Windows on ARM.
Il confronto con la versione Intel è poi abbastanza impietoso: ci vogliono infatti 1.329€ per la variante i5/8GB/256GB e 1.679€ per quella SQ3/8GB/256GB. 350 euro in più, per avere connettività alla rete mobile, e tanti grattacapi con le app: detta così non sembra una grande affare, ma forse è una visione fin troppo impietosa.
Come abbiamo già avuto modo di osservare per il ThinkPad X13s (che riesce comunque a costare meno), chi si avvicini a questi dispositivi deve farlo sapendo di quali software avrà bisogno e come girino, anche se, nella maggior parte dei casi, sarà il reparto IT dell'azienda a metterli in mano ai propri dipendenti, che a quel punto dovranno stare alla sorte: se andrà bene ne saranno contentissimi, ma se andrà male lo scoglio potrebbe essere insuperabile.
Su alcuni dei link inseriti in questa pagina SmartWorld ha un'affiliazione ed ottiene una percentuale dei ricavi, tale affiliazione non fa variare il prezzo del prodotto acquistato. Tutti i prodotti descritti potrebbero subire variazioni di prezzo e disponibilità nel corso del tempo, dunque vi consigliamo sempre di verificare questi parametri prima dell’acquisto.
Giudizio Finale
Microsoft Surface Pro 9 SQ3
Surface Pro 9 SQ3 è il solito Surface che magari già conoscete, con in più connettività perenne alla rete mobile, anche in 5G. E l'autonomia non è affatto malvagia: in Wi-Fi coprite l'intera giornata senza problemi, in 5G magari ci vuole qualche attenzione in più. Il vero problema sono sempre le app per Windows on ARM: non sono abbastanza quelle ottimizzate, e l'emulazione non è impeccabile. Finché tutto funziona l'esperienza è ottima, ma quando le cose non vanno non c'è proprio soluzione. E per adesso nemmeno il prezzo aiuta a renderlo più invitante.
Voto finale
Microsoft Surface Pro 9 SQ3
Pro
- È un Surface, col 5G
- Con app native, non si nota differenza
- Buona autonomia, anche con rete mobile
- Sempre ben ingegnerizzato
Contro
- Lo schermo è un po' meno luminoso e senza Dolby Vision
- App incompatibili o emulate sono all'ordine del giorno
- 2 sole porte
- Il prezzo è elevato
Nicola Ligas Nicola è caporedattore su SmartWorld.it, e per questo motivo è odiato da tutti. I colleghi. Gli piace credere che il suo lavoro semplifichi la vita agli altri, in qualche modo. Ma non ai colleghi. Nel tempo libero cerca di complicare la sua vita, con nuovi progetti che non ha mai tempo di realizzare. Per fortuna. Dei colleghi.