Samsung con gli S23 chiude il cerchio, caos Netflix sulle password | HDrewind 51

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Samsung con gli S23 chiude il cerchio, caos Netflix sulle password | HDrewind 51

04 Febbraio 2023 0

Eccoci con un nuovo HDrewind, l'appuntamento in cui vi raccontiamo in chiave diversa le notizie più significative e le curiosità della settimana. Nonostante si tratti di un riassunto, l'articolo che ne vien fuori spesso non è breve. Ecco quindi un indice per destreggiarsi comodamente fra i diversi argomenti.

SAMSUNG HA VINTO CAPENDO CHE I NEMICI POTEVANO ESSERE ALLEATI

Samsung è stata la grande protagonista di questa settimana. Il primo febbraio gli uomini di Seul hanno superato la prova più importante dell'anno. Non me ne voglia chi adora i pieghevoli e guarda più all'Unpacked estivo che a quello invernale, ma gli smartphone "tradizionali" hanno numeri ancora fuori portata: oggi cannare un Galaxy S non avrebbe le stesse conseguenze di un Galaxy Z, in futuro si prevede che gli equilibri cambino. I Galaxy S sono ancora cruciali per le finanze e il prestigio, ma non sono stati gli unici a fare dell'appuntamento di mercoledì il più importante dell'anno per Samsung.

Insieme ai Galaxy S23 sono arrivati degli altri top di gamma: i Galaxy Book3, dei notebook pazzeschi. Ad aver fatto la voce grossa, come da copione, è stato Galaxy Book3 Ultra: estetica curata nei dettagli e un hardware a cui non manca nulla per essere un'alternativa credibile a chi può utilizzare indifferentemente macOS o Windows e finora ha comprato MacBook Pro, rispetto al quale Galaxy Book3 Ultra si differenzia anche per i quasi 400 grammi in meno sulla bilancia (1,79 vs 2,15 kg). Dell sa già con chi deve misurarsi con la prossima generazione di XPS.

Samsung ormai non può più nascondersi, e a dire il vero nemmeno ci prova: il suo ecosistema ha raggiunto una maturità tale da essere ora più che mai la principale alternativa a quello di Apple. A Cupertino competono con due sistemi operativi (iOS/iPadOS e macOS) che sviluppano in casa, Samsung si è trovata davanti degli ostacoli che la prima non aveva e non avrà mai, dal momento che hardware e software sono una cosa sola. Li ha superati alla grande, stringendo con Google a cui ha offerto il proprio contributo per Wear OS e Pixel 6/7, mentre a Microsoft ha proposto la vetrina dei Galaxy che arrivano con diverse app di Redmond preinstallate, e i pieghevoli sono il terreno da caccia perfetto per le piattaforme della suite Office.


Nell'esatto momento in cui Samsung ha capito che Microsoft e soprattutto Google non andavano visti come rivali bensì come dei potenziali alleati si è resa irraggiungibile per i competitor, per i quali adesso è difficilissimo arrivare ai livelli di Apple che da sempre, con la scelta (opinabile, assolutamente) di chiudersi insieme ai clienti in quella sfarzosa e confortevole gabbia dorata che è il suo ecosistema, affina il suo gioiello. Samsung ha impiegato del tempo ma alla fine con intelligenza e determinazione è riuscita a raggiungere quel livello di integrazione tra i dispositivi, mantenendo però un enorme vantaggio su Apple: l'apertura, la flessibilità. Di Android e di Windows.

Tre modelli per tre parole chiave: chip, memorie e fotocamere

Lo ha dimostrato in modo serio e concreto all'Unpacked di tre giorni fa: i Galaxy S23 sono tutt'uno con i Galaxy Tab e i Galaxy Book, ed è a parer mio questa la stella più luminosa dell'evento, marca il passaggio al livello successivo. Ai Galaxy S23 abbiamo dedicato diversi approfondimenti, l'ultimo ieri con il versus tra l'ultima e la precedente variante Ultra. Ad ogni modo se qualcuno mi chiedesse di riassumerli in tre parole direi: chip, memorie e fotocamere. Nessuno stravolgimento, solo modifiche mirate a perfezionare un progetto che già lo scorso anno era di alto profilo. Il design dell'Ultra è rimasto invariato, su Galaxy S23 e S23+ è cambiato in maniera un po' più visibile cercando, e trovando, armonia. Ma le novità più significative erano attese sul fratello maggiore, e così è stato.

Il chip (forse solo per quest'anno) non è più un Exynos ma uno Snapdragon, l'8 Gen 2 che per l'occasione Qualcomm ha declinato in una variante per S23 vitaminizzata rispetto a quella che sarà a disposizione di tutti gli altri produttori, le memorie sono le più recenti sul mercato e dai nostri primissimi test la differenza rispetto alle (già velocissime) memorie del passato emerge in maniera netta. E queste sono le differenze che interessano tutti e tre i nuovi Samsung. Galaxy S23 Ultra ha in più una fotocamera principale sulla carta impressionante, dalla risoluzione (200 MP) agli altri parametri caratteristici. Il minimo sindacale visto che la principale di S22 Ultra era rimasta quella degli S21: tra pochi giorni vi diremo come va sul campo.

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Una novità poco entusiasmante invece unisce tutti gli S23 dal "base" all'Ultra, riguarda i prezzi. Sono cresciuti in linea con le previsioni della vigilia, ma per fortuna su S23+ e S23 Ultra non ci sono più le configurazioni da 128 GB. Quest'anno si parte da 256 GB, e ciò significa che tra qualche mese le varianti che vengono scontate più spesso e in maniera più sostanziosa, cioè quelle base, avranno il doppio dell'archiviazione rispetto al 2022. Chi ne volesse uno subito invece può risparmiare ugualmente con le iniziative di Samsung, anche abbracciando il comfort di Amazon che permette di dilazionare in 12 mesi una spesa che può raggiungere cifre da capogiro.

NETFLIX LANCIA IL SASSO E NASCONDE LA MANO, PER ORA

A questo punto del nostro excursus sono certo vi starete chiedendo: possibile che in settimana solo Samsung abbia fatto notizia? Giusto, domanda comprensibile. Ma l'evento clou di Samsung per il 2023, con le sue novità e le sue dinamiche, meritava un'analisi più dettagliata, un'eccezione. Se l'Unpacked ha riguardato i fan di Samsung e della tecnologia in genere, il giorno prima a scaldare gli animi e le tastiere è arrivata una notizia che tocca molti italiani.

Netflix ormai ha annunciato la fine della condivisione degli account, e questa è roba "vecchia". Mercoledì il gigante dello streaming è andato un po' più nel concreto introducendo il concetto di nucleo domestico, quell'insieme di persone che vivono con chi paga l'account. Il passaggio importante è sulla natura dei controlli per scovare le irregolarità che dovrebbero partire a marzo. Nel nostro articolo trovate i dettagli e i passaggi della storia, più d'uno perché il giorno dopo il gigante dello streaming è tornato sulle FAQ tirando via la mano e confondendo tutti, noi inclusi. Dallo smarrimento nasce almeno una domanda: Netflix fa sul serio o gioca a scoraggiare il fenomeno puntando sulla risonanza avuta dall'annuncio del via alla stretta da marzo?

Del resto per i controlli non sarà utilizzato il GPS ma gli IP dei dispositivi, e dal momento che - correggetemi se sbaglio - gran parte degli indirizzi IP consentono di risalire alla posizione approssimativa e non precisa, non è che l'obiettivo sia quello di disincentivare le condivisioni "selvagge", quelle tra persone che vivono in città diverse e magari sono unite solo da uno di quei servizi online che permettono di dividersi gli abbonamenti? Insomma, Netflix è andata solo leggermente più a fondo della questione, dubbi e aree grigie rimangono. E non è detto che arrivino chiarimenti.

GOOGLE E IL GRANDE VANTAGGIO NEI CONFRONTI DI CHATGPT

Google ha annunciato in settimana un evento per mercoledì 8 febbraio. Tema? L'intelligenza artificiale. L'allarme rosso scattato a dicembre a Mountain View, vedendo la rapidità con cui si sono succeduti gli eventi, era tardivo. Microsoft con un investimento monstre ha messo le mani su ChatGPT, e starebbe per integrarlo in Bing. Un mezzo potentissimo con cui potrebbe finalmente rifarsi su un Google che non è mai riuscito a sfidare sul serio, e che invece adesso ha possibilità concrete di mettere in ombra.

A Mountain View, è emerso a inizio settimana, avrebbero due/tre grandi progetti in cantiere per rispondere alla minaccia ChatGPT. Malgrado la posizione di evidente svantaggio visto pure che il concorrente ha infranto ogni record di crescita (100 milioni di utenti attivi in due mesi, ha "dovuto" lanciare la versione premium), Google a parer mio ha un vantaggio importante. ChatGPT si è esposto, e il rumore gli ha fruttato tante lodi ma anche qualche critica. Questa settimana ad esempio è stato bannato da università e college di Francia, India e Stati Uniti per evitare altri casi in cui il chatbot viene "assunto" per superare esami o scrivere paper scientifici al posto di chi firma. Macchie come questa e quelle passate non è detto che vadano via, "pulite" dal tool di OpenAI che promette di riconoscere se dietro uno scritto c'è un'intelligenza umana o artificiale (pronti-via si è dimostrato fallibile).

La contromossa di Google arriverà tardi, non c'è dubbio. Ma ha potuto guardare senza sporcarsi le mani o il vestito gli inevitabili incidenti del giovane centometrista ChatGPT. A Mountain View hanno l'occasione di operare nel silenzio, imparando dagli errori e dai limiti degli altri, per uscire al momento giusto con un'alternativa senza macchie.

LIBERO, CRISI (QUASI) ALLE SPALLE MENTRE I BIG TECH REMANO

Da un Motore di ricerca la cui maiuscola barcolla davanti all'alleanza sempre più stretta tra Microsoft e OpenAI, a un big del web italiano, ex motore di ricerca, qual è Libero. La vicenda della scorsa settimana si è quasi chiusa all'inizio di questa (qui le cause del disservizio), a sentire le voci ufficiali si è chiusa del tutto: Italiaonline, che controlla sia Libero che Virgilio Mail, giovedì ha annunciato il pieno ritorno alla normalità - peccato per i due sussulti di giovedì e venerdì curiosamente avvenuti, entrambi, in tarda mattinata. Scosse di assestamento dopo una settimana, la scorsa, di fuoco, che ha visto le associazioni dei consumatori e i danneggiati chiedere risarcimenti a gran voce. Che IoL ha accordato, solo che "le tipologie di ristoro saranno comunicate nei prossimi giorni attraverso messaggi recapitati alle caselle e-mail di tutti i nostri utenti". Occhio alle truffe via SMS dei malintenzionati che hanno tentato di aggiungere la beffa al danno - e potrebbero continuare a provarci fin quando i disagi non cesseranno del tutto.

Chiudo con un passaggio rapido sulla crisi dei big tech. Che per la prima volta tocca anche l'inscalfibile Apple: il trimestre che si è concluso il 31 dicembre scorso si è chiuso con decrescita anno su anno piuttosto che con una crescita, come accadeva dal 2016 senza soluzione di continuità. Non è andata meglio a Samsung che ha terminato in rosso l'ultimo trimestre del 2022 e adesso si aggrappa agli S23 e ai pieghevoli. Il rosso è profondo per Huawei, che dopo i tormenti degli ultimi anni a causa del ban USA rischia un giro di vite ulteriore che potrebbe metter fine ai rapporti con Qualcomm e con Intel, minando il business residuo. Sorridono invece - ed è raro di questi tempi - sia Spotify che Sony: la piattaforma di streaming è la prima a superare quota 200 milioni di utenti paganti, il colosso giapponese festeggia il nuovo inizio di PS5 con un trimestre record per numero di unità spedite.

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(aggiornamento del 04 febbraio 2023, ore 10:45)


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