Saturday’s Talks: allarme burnout! Per questo Natale fatevi un regalo, siate coraggiosi!

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Burnout. Una bruttissima parola che si sente con sempre più frequenza anche nelle discussioni in lingua italiana, senza aver bisogno di tradurla. “Sono in burnout” significa che si è avuto (o si sta vivendo) un esaurimento.

Limitandosi all’ambito lavorativo, specificamente all’informatica, pare che almeno l’83% degli sviluppatori soffre di burnout. In poche parole in una stanza di dieci persone, otto si stanno esaurendo.

Numeri grossi? Impressionanti, più che altro.

Vero che ogni statistica di questo tipo va presa per quello che è: l’analisi di un campione, che quindi di per sé è qualcosa di limitato, applicata però al mondo. Sia quel che sia, se anche i numeri fossero solo la metà ci sarebbe comunque da preoccuparsi.

Ma c’è un aspetto importante che emerge da questi numeri, qualsiasi essi siano: quando uno è in burnout lo sa. Non è una condizione subdola, in cui ti trovi dalla sera alla mattina. Se questi dati riescono ad essere raccolti, è perché fortunatamente ci si rende conto di vivere la condizione, almeno nella maggioranza dei casi.

Così ho provato a chiedermi cosa può portare la maggioranza delle persone ad esaurirsi, cercando di fare un elenco che, come per tutti i Saturday’s Talks, vuole essere provocatorio:

  • Se ti stai esaurendo perché qualcuno ti costringe a lavorare troppo, allora dovresti cambiare il prima possibile posto di lavoro. La schiavitù è stata abolita, è illegale. Se qualcuno cerca di imporla su di te dovresti non solo spostarti, ma anche denunciare.
  • Se ti stai esaurendo perché il posto di lavoro in cui sei è troppo competitivo, ed hai la necessità di dimostrare a qualcuno (magari a te stesso) qualcosa ogni singolo istante, allora il problema nasce principalmente da te. Solo tu puoi decidere di terminare la competizione. Perché quando scegli di iniziare la partita poi potrebbe non essere semplice dire “non gioco più”.
  • Se ti stai esaurendo perché il lavoro che stai facendo non ti piace, ed il più evidente sintomo di questa condizione è la terza mattina consecutiva in cui sbuffi prima di mettere giù i piedi dal letto, allora si tratta di capire principalmente cosa ti piace, e la risposta potrebbe… Non piacerti. Perché potrebbe essere “niente di quello che sto facendo“.
  • Se ti stai esaurendo perché lavori in un contesto di frustrante inefficienza e di mancanza di obiettivi chiari, allora liberato il campo da tutte le legittime prove di cambiamento che è corretto tu provi a mettere in atto, l’unica alternativa possibile è arrendersi all’evidenza che il posto in cui sei non può essere cambiato solo con il tuo effort.

Per ora la lista finisce qui, anche se si potrebbero aggiungere molti altri esempi, ma il centro del ragionamento credo sia stato raggiunto. Per cambiare le cose o, per dirla più drammaticamente, per salvarsi l’unica via è quella di essere coraggiosi.

Troppe volte la paura limita dei cambiamenti che potrebbero invece essere delle benedizioni per la nostra vita e questo è un fatto.

Di consigli per evitare di bruciarsi è pieno internet, ma come per tutte le cose il primo passo va fatto in autonomia, sempre, è il principio di qualsiasi cura. E, come ampiamente scritto, è tutta una questione di coraggio.

Quindi per questo natale fatevi un regalo, siate coraggiosi.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

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