Saturday’s Talks: di remote working, Apple e dell’impossibilità di accettare di avere la sede più bella del mondo… Vuota.

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Questo Saturday’s Talk è stato innescato dalla lettura dell’interessantissimo articolo di Richi Jennings, del sito DevOps.com. Il titolo? Force Me Back to the Office? Apple ‘Hasn’t Learned Anything’.

La lettura ha scatenato diverse riflessioni ed anche piccole scoperte che mi hanno aiutato a contestualizzare meglio alcuni temi su cui mi son reso conto sapevo poco.

Ad esempio ignoravo come Steve Jobs avesse dedicato l’ultima parte della sua vita alla realizzazione dell’Apple Park (la super avveniristica sede Apple di Cupertino) con la precisa idea di fare sì che le persone potessero relazionarsi le une con le altre al meglio, innescando un circolo virtuoso che portasse a quello cui la sua società ambiva, l’innovazione mediante la comunanza (serendipity).

Ora, il buon Steve ci ha lasciato da tempo e certamente non aveva previsto quello che è successo dopo l’inaugurazione di Apple Park, ma sinceramente chi avrebbe potuto? La pandemia dovuta al virus COVID-19, l’evento che ha segnato, e sta ancora segnando, le nostre vite da due anni a questa parte non ce lo aspettavamo, e ci ha preso come un placcaggio alle caviglie.

Nessuno aveva previsto il COVID, nessuno aveva previsto il fatto che “la gente”, in generale di tutto il mondo e nello specifico del settore I.T., si trovasse costretta a lavorare in remoto per un tempo… Indeterminato.

Ed arriviamo al motivo di questo articolo, poiché da quando la pandemia si è attenuata (bada bene, non finita) una grande domanda è stata discussa ovunque, dai consigli di amministrazione alla chiacchiera nel bar: e adesso?

Adesso che si potrebbe tornare in ufficio che si fa?

Apple ha tagliato corto, pretendendo (lo si legge nell’articolo citato in apertura) che a partire dal 5 settembre tutti i dipendenti dovranno tornare in sede il martedì, il giovedì ed un terzo giorno che andrà deciso con il team.

E via che arriva il conflitto, o almeno quello che io reputo tale, poiché se Apple Park è stato creato per far sì che l’innovazione girasse libera, la necessità di (ri)popolarlo sta portando all’esatto contrario: alzi la mano chi ritiene retrograda la visione che un team funzionale ed innovativo debba vivere in presenza fisica.

Metto le mani avanti, lavoro (felicemente ed entusiasticamente) remotamente dal 2015, prima da dipendente Red Hat, poi come consulente indipendente ed oggi di nuovo come dipendente. Quindi sono chiaramente di parte, ma sono anche testimone di come ben prima della pandemia e ben prima che Google Meet, Microsoft Teams e Zoom diventassero l’icona preferita le cose funzionavano.

A fronte di quanto preteso da Apple si può biasimare l’utente Reddit u/Latinhypercube123? Questi scrive:

Hahahaha. Apple is such a dead end company now. They’ve literally become what they ridiculed IBM of being: Corporate monolith of sameness.

Ahahahah. Apple è un’azienda finita. Sono letteralmente diventati ciò che hanno ridicolizzato IBM di essere: un monolite di identità aziendale.

E sta qui la provocazione che ho portato a casa dalla lettura dell’articolo: siamo sicuri che il problema sia stato la pandemia? Siamo sicuri che il problema sia gestire team di persone che lavorano remotamente?

Oppure l’innovazione è bella solo quando è controllata, uniformata, parte di quello che l’azienda decide debba essere il modus operandi?

Il Kernel Linux è nato in remote working nel 1991. Sapevate che Steve Jobs ad un certo punto aveva pensato di far vestire tutti i dipendenti Apple come si vestiva lui? Io no, l’ho ascoltato in questo talk di Alessandro Barbero in cui il fondatore di Apple viene confrontato con… San Francesco d’Assisi:

Fidatevi, il confronto è meno assurdo di quel che appare.

Buon lavoro!

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

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