Saturday’s Talks: i dipendenti DELL che lavorano da casa non potranno esser promossi, quindi cosa ci ha insegnato la pandemia?

7 months ago 229

Niente, verrebbe da dire. Ho dovuto rileggere parecchie volte l’articolo di ARS Technica intitolato Dell tells remote workers that they won’t be eligible for promotion e guardare la data, rileggere l’articolo e riguardare la data che no, non era il primo di aprile, ma ben prima, il 18 marzo 2024.

L’articolo è rimasto lì in una delle tante tab, alla voce “ci scriverò”. Ed eccolo qua, e potrebbe essere già chiuso perché c’è tutto ciò che serve ad un Saturday’s Talks.

La storia si spiega in fretta. Business Insider ha segnalato un cambio di politiche interne dell’azienda DELL, che non ha certo bisogno di esser presentata, definito “drammatico”: i dipendenti saranno sostanzialmente divisi in due principali categorie, “remoti” o “ibridi“, a partire da maggio.

I lavoratori ibridi dovranno essere in ufficio almeno trentanove giorni a trimestre, che equivale a circa tre volte a settimana. E fin qui pare tutto normale, è solo una distinzione formale tra chi fisicamente è presente in ufficio e chi no. Il problema arriva sul motivo della distinzione tra remoto o ibrido, poiché chi dovesse scegliere di appartenere alla prima categoria non sarà preso in considerazione per una promozione e non potrà cambiare ruolo.

Se un lavoratore ha in programma di far carriera ed è attualmente full-remote dovrà convertirsi.

In tutto questo la cosa più agghiacciante riguarda proprio il fondatore dell’azienda che porta il suo nome, quel Micheal Dell che non più tardi del 2022 affermava:

At Dell, we found no meaningful differences for team members working remotely or office-based even before the pandemic forced everyone home. And when we asked our team members again this year, 90 percent of them said everyone has the opportunity to develop and learn new skills in our organization. The perception of unequal opportunity is just one of the myths of hybrid work …

In Dell non abbiamo riscontrato differenze significative tra i membri dei team che lavoravano in remoto o in ufficio anche prima che la pandemia costringesse tutti a casa. E quando abbiamo chiesto nuovamente ai membri del nostro team quest’anno, il 90% di loro ha affermato che tutti hanno l’opportunità di sviluppare e apprendere nuove competenze nella nostra organizzazione. La percezione delle disuguaglianze di opportunità è solo uno dei miti del lavoro ibrido…

Un mito quindi, che però oggi è decisamente realtà. E qui c’è davvero un balzo in avanti, perché invece di imporre un rientro obbligatorio in ufficio (come hanno fatto altre big vedi Apple o Google) la cosa qui è più subdola.

Sei libero di fare quello che vuoi, ma se vuoi essere promosso…

Ora, tolta l’incoerenza di fondo rispetto alle dichiarazioni di Dell, che però potrebbe essere in qualche modo figlia di imposizioni terze (in febbraio DELL ha lasciato a casa 6.650 persone, circa il 5% della forza lavoro), se la cosa fosse limitata solo a questa azienda finirebbe lì.

Il problema è che, in maniera molto inquietante, tutto ad un tratto parecchie aziende stanno iniziando a chiedere ai propri dipendenti di aumentare i giorni di presenza fisica, se non di ripristinarli totalmente senza, cosa ancora più inquietante, che ci siano ragioni effettive in termini di gestione o produttività.

La cosa serve per dare un senso a degli uffici immensi che sembrano oggi più cattedrali nel deserto?

Tutti i discorsi di work life balance sono già stati dimenticati?

Il traffico, l’inquinamento, tutte quelle cose per cui in epoca di pandemia tutti dicevano “ma allora si può fare!” dove sono finiti?

Difficile dare risposte, ma c’è una domanda alla quale penso si possa rispondere con una ragionevole certezza, e questa è “Cosa abbiamo imparato dalla pandemia?”.

Nulla.

Da sempre appassionato del mondo open-source e di Linux nel 2009 ho fondato il portale Mia Mamma Usa Linux! per condividere articoli, notizie ed in generale tutto quello che riguarda il mondo del pinguino, con particolare attenzione alle tematiche di interoperabilità, HA e cloud.
E, sì, mia mamma usa Linux dal 2009.

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