Spazio e competizione geopolitica. Le politiche dell’UE e il ruolo dell’Italia tra sicurezza, regolamentazione e industria

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Il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, ha assicurato che l’UE sta lavorando a una legge sullo spazio diretta a creare un mercato unico per la space economy che affronterà la questione della sicurezza e della resilienza dei sistemi spaziali.

A gennaio 2024, in un’interrogazione a risposta scritta rivolta alla Commissione europea, i parlamentari europei del gruppo Renew Europe, Bart Groothuis e Petras Auštrevičius, hanno denunciato una grave minaccia ai satelliti dell’Europa da parte della Cina. In particolare, i due europarlamentari, citando fonti statunitensi, hanno affermato che l’Esercito Popolare di Liberazione avrebbe già sviluppato una capacità militare spaziale tale da disturbare i satelliti per le comunicazioni.

I cinesi, dunque, sarebbero in grado di sferrare attacchi informatici di tipo jamming e spoofing volti a disturbare le comunicazioni satellitari e a falsificare identità e informazioni. Strategie ibride e attacchi non cinetici che risultano particolarmente insidiosi se si considera che sia in ambito civile che militare la comunicazione satellitare e i servizi GPS sono ormai uno strumento essenziale ed estremamente diffuso.

Per di più, le piattaforme che monitorano le azioni di disturbo mostrano che sul piano europeo la frequenza degli attacchi è andata aumentando negli ultimi anni, impattando sulla sicurezza della navigazione marittima e aerea, anche come conseguenza della guerra in Ucraina e delle crescenti tensioni geopolitiche.

Dall’estate del 2023, infatti, dal Baltico al Mar Nero, dal Mediterraneo al Medio Oriente, migliaia sono stati i voli colpiti da interruzioni del segnale GPS/GNSS. In particolare, la regione baltica ha subìto attacchi persistenti dal 2022, con un aumento di segnalazioni di interferenze a partire dallo scorso dicembre.

EU Space Law

Il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton in più occasioni ha sottolineato la necessità di mantenere l’Europa in prima linea nell’innovazione spaziale e di costruire un’Europa sovrana che riduca le dipendenze tecnologiche nelle catene di approvvigionamento strategiche e dia priorità alla sicurezza e alla difesa.

Nella sua risposta all’interrogazione dei due parlamentari di Renew, il Commissario ha assicurato che l’UE sta lavorando a una legge sullo spazio diretta a creare un mercato unico per la space economy che affronterà la questione della sicurezza e della resilienza dei sistemi spaziali. L’ambizione principale è quella di riconquistare l’accesso autonomo dell’UE allo spazio, fornire nuovi servizi a sostegno delle esigenze dell’UE in materia di difesa e al contempo promuovere la commercializzazione dello spazio. Un contesto di regolamentazione incerta che, secondo alcuni, potrebbe arrecare gravissimi danni ai cittadini e alle aziende europee.

Breton ha poi dichiarato che la legge potrebbe slittare a dopo l’estate, ma resta l’obiettivo di mettere a punto una proposta solida in grado di assicurare la sostenibilità dell’industria spaziale europea, di evitare la frammentazione del mercato e garantire che gli operatori europei rimangano competitivi a livello globale, senza essere soffocati dalla regolamentazione.

Sul versante degli attacchi, Breton ha affermato che “gli Stati membri stanno sviluppando ricevitori a livello nazionale per il servizio di navigazione sicura offerto da Galileo”, il sistema di navigazione satellitare europeo che, ha aggiunto, “offre una protezione all’avanguardia contro spoofing e jamming, garantendo prestazioni affidabili anche in condizioni di disturbo”.

Le altre iniziative europee

Breton ha poi citato una serie di iniziative su cui sta lavorando l’UE, tra le quali: il progetto Navguard finanziato dal Fondo Europeo per la Difesa, che rafforzerà la capacità di resilienza di Galileo e aiuterà gli Stati membri a sviluppare sistemi terrestri e spaziali per rilevare e localizzare attività illegittime nelle bande di frequenza GNSS; l’attività di supporto, nel contesto delle Nazioni Unite, del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) e degli Stati membri  al gruppo di lavoro sulla riduzione delle minacce spaziali (Open-ended working group on reducing space threats) attraverso norme, regole e principi di comportamento responsabile; la Direttiva NIS 2, recante misure per un livello comune elevato di cybersicurezza nell’Unione, entrata in vigore nel gennaio 2023, che fornisce un quadro uniforme e rafforza la sicurezza informatica per 18 settori critici, tra cui quello spaziale e altri legati all’industria spaziale, come ad esempio il settore delle infrastrutture digitali.

Accesso allo Spazio e indipendenza strategica. La questione dei lanciatori

Se sul profilo della regolamentazione l’UE appare molto attiva, rimangono alcune criticità in merito alla sua capacità di accedere in modo autonomo allo spazio, aspetto strategico di fondamentale importanza per ogni Paese che voglia impostare e sviluppare una politica spaziale. Dopo l’ultimo viaggio di Ariane 5, il fallimento del lancio di Vega C aveva tagliato le gambe alle ambizioni europee in campo spaziale, facendo piombare l’Europa in una situazione di dipendenza strategica, essendo costretta ad affidarsi pienamente alle capacità degli Stati Uniti e dei loro lanciatori.

Il recente lancio di Ariane 6, programmato in origine per il 2020, ha parzialmente riequilibrato lo svantaggio europeo in termini di accesso allo spazio, ma sul piano tecnologico, in particolare per quanto riguarda la frequenza dei lanci e lo sviluppo di vettori riutilizzabili, i quattro anni di ritardo pesano rispetto alla dura competizione con i soggetti privati americani, come SpaceX. Il quadro, poi, si complica ulteriormente se si guarda al rapido sviluppo in campo spaziale di Cina e India.

Il ruolo dell’Italia

Dalla recente missione Axiom-3, che ha raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale e riportato l’Italia in orbita grazie a un modello virtuoso di collaborazione pubblico-privato, a un’industria spaziale completa – dai lanciatori fino all’osservazione della terra – e composta da grandi e piccole e medie imprese, l’Italia si sta posizionando tra i big player del settore come un Paese all’avanguardia, destinato a svolgere un ruolo da protagonista nella nuova era spaziale.

L’Italia si trova al terzo posto come Paese contributore dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ed è il settimo Paese al mondo per investimenti nello spazio in relazione al Pil, per un ammontare totale di 4,6 miliardi di euro. Sul versante della ricerca e dell’esplorazione, poi, l’Italia è impegnata nel progetto Earth Moon Mars (EMM), finanziato con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e coordinato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) in collaborazione con l’ASI e il CNR, che punta alla creazione di una nuova infrastruttura per le comunicazioni tra Terra, Luna e Marte.

Anche sul piano della collaborazione con i partner europei, l’Italia appare in prima linea. Lo scorso novembre, nel vertice ESA di Siviglia, Italia, Francia e Germania, rappresentati dai ministri Adolfo Urso, Bruno Le Maire e Robert Habeck hanno firmato un’intesa trilaterale cruciale per sbloccare i lanci di Ariane 6 e Vega-C ed assicurare all’Europa l’accesso autonomo allo spazio, prevedendo anche la commercializzazione autonoma per il lanciatore italiano Vega e definendo la programmazione dei lanci fino al 2030, anno in cui l’Europa punta a realizzare il primo sbarco di un suo astronauta sulla Luna. Parallelamente, l’Italia ha fatto passi importanti anche sul piano diplomatico, rafforzando la collaborazione con il Continente africano e puntando a posizionarsi come ponte tra l’Africa e l’Europa in tema di spazio.

Siamo pronti a cooperare con la costituente Agenzia spaziale africana” ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega alle politiche spaziali e aerospaziali, Adolfo Urso, a margine della conferenza sullo spazio Italia-Africa, tenutasi lo scorso luglio presso la Farnesina. La politica di collaborazione ruota intorno alla base spaziale “Luigi Broglio” di Malindi, in Kenya, prevista dal Piano Mattei, che sarà il fulcro della cooperazione spaziale con tutti i paesi africani.

La legge italiana sullo spazio

La leadership dell’Italia nel settore spaziale è confermata dalla recente approvazione del Consiglio dei ministri dalla prima legge quadro italiana sullo Spazio e sulla Space Economy. Il disegno di legge, che anticipa la legge europea sullo spazio, punta a regolamentare una serie di aspetti che vanno dall’autorizzazione all’esercizio di attività spaziali condotte da operatori privati, al Registro nazionale di immatricolazione degli oggetti spaziali lanciati nello spazio extra-atmosferico, per i quali l’Italia è Stato di lancio. Il ddl prevede poi l’elaborazione di un Piano nazionale per l’economia dello spazio e una serie di norme volte a definire le responsabilità degli operatori, con un ruolo di vigilanza attribuito all’Agenzia spaziale italiana.

A supporto del settore, si legge nel comunicato del Mimit, viene istituito un Fondo per la Space Economy con carattere pluriennale, che mira a promuoverne le attività, favorendo la crescita del mercato di prodotti e servizi innovativi basati sull’uso di tecnologie spaziali e sull’utilizzo commerciale delle infrastrutture, comprese quelle realizzate nell’ambito del Pnrr e quelle a cui l’Italia partecipa in ambito di collaborazioni internazionali.

In merito alla dotazione del fondo, il ministro Urso ha dichiarato che“per il momento ammonta a 150 milioni di euro. Ma da qui al 2026 le risorse che sono state collocate dal Governo nella vasta area del comparto spaziale ammontano a 7,3 miliardi di euro” e ha aggiunto che “Il provvedimento aiuterà le imprese a svilupparsi e a utilizzare al meglio anche queste risorse con programmi che avranno ricadute molto importanti e significative su tutta l’industria italiana”.

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