In mezzo ai reciproci ban dei media russi filo-statali in Occidente e dei social network in Russia - l'ultimo, in ordine di tempo, è stato Instagram -, c'è una piattaforma che continua ad operare come se niente fosse, o quasi. Stiamo parlando di Telegram, social (russo) che resiste alla censura del Cremlino ed è diventato l'unico strumento per "entrare" nel Paese di Putin (o per permettere ai russi di "uscire" dalla Russia). Giusto per fare qualche esempio, il discorso fatto un paio di giorni fa dal Presidente Zelensky al Congresso può essere tranquillamente trovato su Telegram, anche da parte degli utenti russi, così come l'edizione del telegiornale durante il quale una giornalista ha fatto irruzione con il cartello "Non credete alla propaganda". Sono disponibili anche tante immagini, racconti, testimonianze di ciò che sta effettivamente accadendo a Kiev e nelle altre città ucraine.
LA CRESCITA DI TELEGRAM IN RUSSIA
Il Wall Street Journal parla di uno spostamento di massa degli utenti russi dalle piattaforme oscurate verso il social di Pavel Durov: chiunque, qui, potrà trovare canali di notizie e di politica senza alcun filtro, in barba alla propaganda di Mosca. Il numero di utenti russi - circa 40 milioni nell'ultima rilevazione - è in fortissima crescita, e alcuni canali contro il regime di Putin hanno registrato un successo incredibile, con abbonati triplicati nel giro di pochi giorni, nel caso del canale del giornalista indipendente Ilya Varlamov addirittura quintuplicati. Buona notizia, sì, ma c'è da dire che anche i canali pro sono cresciuti a dismisura. Insomma, su Telegram sono confluiti sia quelli che appoggiano l'operazione militare, sia coloro che sono contrari all'attacco deliberato della Russia nei confronti dell'Ucraina.
PERCH TELEGRAM SI E INSTAGRAM NO
Come è mai possibile che una piattaforma social così popolare sia riuscita a sfuggire al controllo russo? Alcuni dicono perché Telegram è troppo importante per il Paese, altri ritengono che non venga "percepito come una risorsa nemica". Dal canto suo, Telegram ha sempre detto di voler essere il più indipendente possibile, una voce per tutti, senza censure (e questo è stato anche un problema: si pensi ad esempio ai terroristi che negli anni passati si erano riversati sulla piattaforma). Un portavoce ha affermato: "Crediamo nella libertà di parola e siamo orgogliosi di poter servire persone in diversi Paesi in tempi difficili". E in Russia e Ucraina Telegram sta vivendo un momento d'oro proprio grazie ai canali, strumento introdotto nel 2015 che ha di fatto trasformato Telegram da social network a social media.
Nonostante l'autonomia di cui va orgogliosa, Telegram ha condizioni e termini da rispettare, nel rispetto della libertà politica e dei diritti umani: solo a febbraio sono stati rimossi 19.000 bot e canali a sfondo terroristico, e in queste ultime settimane si è adeguata a quanto richiesto dall'UE sulla censura di RT e Sputnik all'interno del territorio comunitario. In più, ha ricevuto multe dalla Russia per non aver rimosso contenuti sull'esercito russo che il Governo di Mosca intendeva invece non diffondere.