TSMC ha ottenuto un'eccezione dal governo statunitense alla legge che vieta alle aziende USA l'esportazione di prodotti tecnologici avanzati alle società cinesi: l'eccezione ha durata un anno, e non è la prima volta che viene concessa - ci sono conferme già da SK Hynix e Samsung, per esempio. Il ban è stato introdotto dall'amministrazione di Biden e punta a proteggere la capacità produttiva statunitense, e al tempo stesso salvaguardare il Paese da potenziali rischi per la sicurezza informatica.
È interessante che sebbene la legge sia mirata espressamente alla Cina, è stata estesa anche a Taiwan nonostante la sua posizione politica sia da sempre oggetto di controversie - il governo di Pechino lo considera una parte del suo territorio, mentre Taiwan si professa indipendente. Per ora non è chiaro se, una volta scaduto l'anno, sarà possibile richiedere una nuova esenzione o se si verificheranno altri scenari.
L'argomentazione del Dipartimento del Commercio per l'accettazione della richiesta di TSMC è il desiderio di evitare la creazione di colli di bottiglia nel mercato globale dei chip. TSMC, ricordiamo, è una delle più grosse (se non la più grossa in assoluto) fonderie al mondo, e si occupa di produrre un gran numero di chip estremamente avanzati - per esempio i SoC degli smartphone e dei tablet sia Android sia iOS, gli Apple Silicon dei Mac e le GPU delle schede video NVIDIA e AMD.
TSMC, che aveva preventivamente ridotto i propri (ambiziosissimi) piani di crescita dopo l'entrata in vigore della nuova legge (da 40-44 miliardi per l'intero anno a 36 miliardi), ha annunciato l'esenzione contestualmente alla pubblicazione dei risultati finanziari dell'ultimo trimestre. Per farla breve, è andata benone: i profitti sono saliti da 4,92 miliardi di dollari a 8,83 miliardi su base annua, i ricavi sono saliti del 48% e i profitti del 9,4%.