Pietro Labriola, amministratore delegato di TIM, ha voluto esprimere il suo dissenso in merito ai problemi che nei giorni scorsi hanno interessato Whatsapp, la popolare applicazione di messaggistica istantanea, che per circa tre ore è stata del tutto inutilizzabile. Un disservizio che, secondo Labriola, è costato all'operatore italiano circa 40.000 euro.
Labriola ha pubblicato un post su LinkedIn in cui ha voluto sottolineare quello che accade quando ci sono dei down di Whatsapp e ha rimarcato l'importanza di ridefinire quanto prima le "regole del gioco nel nostro settore", in particolare in Italia.
"A chi si sono rivolti tutti coloro che hanno reclamato il disservizio? A noi di TIM, che offriamo servizi di telecomunicazioni, ovviamente!"
Secondo il CEO di TIM, che si è innanzitutto scusato con tutti coloro che non hanno potuto ricevere assistenza e ai quali non è si è riusciti a dare informazioni, in sole 3 ore il call center di TIM ha ricevuto il 310% in più di chiamate rispetto alla media. In pratica, in 3 ore ci sono stati 65.000 clienti che hanno chiamato TIM per avere informazioni o convinti di poter essere aiutati nella risoluzione del problema.
Informazioni puntuali su problemi e tempistiche di risoluzione che TIM non ha in quanto i cosiddetti OTT (Over-The-Top), le imprese che forniscono servizi, contenuti e applicazioni, non sono tenute a dare agli operatori. Il paradosso, prosegue Labriola, è comunque che in quelle 3 ore di disservizio è stata TIM (ma anche altri operatori) a sostenere tutti i costi dell'informazione, senza che questo portasse alcun beneficio ai clienti dato che l’indice di soddisfazione che viene monitorato alla fine dei contatti con i call center è sceso addirittura di 1 punto nella scala da 1 a 10.
Questo paradosso, conclude Labriola, mette in luce un aspetto economico importante: da un lato un operatore deve sostenere dei costi per le informazioni al cliente, dall'altro gli OTT non hanno alcun obbligo, non sopportano alcun costo e ribaltano l'effetto del disservizio sugli operatori. Alla luce di queste osservazioni, e non essendo un caso isolato, come emerge dall'indagine annuale di Mediobanca sulle TLC, Labriola ritiene che sia ormai necessario dettare delle regole.