Attacchi informatici, i ransomware al primo posto nella top 10 dei rischi in Italia. Il report

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In Italia il cybercrime al primo posto nella classifica dei primi 10 rischi per il secondo anno consecutivo. Il driver principale è la recente impennata degli attacchi ransomware, confermata la prima minaccia anche per il prossimo anno.

I rischi informatici sono la maggiore preoccupazione per le aziende a livello globale. La minaccia di attacchi ransomware, le violazioni di dati o le lunghe sospensioni dei sistemi IT preoccupano le aziende ancora di più dell’Interruzione di attività (inclusi i fermi della supply chain), delle Catastrofi naturali o della Pandemia di Covid-19, tutti fattori che hanno pesantemente colpito le aziende nell’ultimo anno.

E’ quanto emerge dal nuovo report Risk Barometer 2022 di Allianz che evidenzia come i rischi informatici si posizionano in cima solo per la seconda volta nella storia del sondaggio (44% delle risposte), l’Interruzione di attività scende di poco al secondo posto (42%) e le Catastrofi naturali sono al terzo posto (25%), dal sesto del 2021. Il Cambiamento climatico sale al sesto posto dal nono, cioè nella posizione più alta mai raggiunta (17%), mentre la Pandemia scende al quarto (22%).

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Il sondaggio raccoglie le opinioni di oltre 2mila esperti provenienti da 89 Paesi, tra cui CEO, risk manager, broker ed esperti assicurativi. Si possono visualizzare le classifiche complete dei rischi globali, per Paese e per 20 diversi settori (Telecomunicazioni, Trasporti, Aviazione/Difesa e Spazio, Marittimo e Shipping, Servizi Finanziari, Ingegneria/Edilizia e Real Estate, Alberghiero/ del Tempo Libero e Turismo, Energia e Utilities, Manifatturiero -incluso l’Automotive-, Energie Rinnovabili…) in inglese cliccando sul link e in italiano come allegato.

La top 10 dei rischi in Italia: i reati informatici al primo posto

In Italia, i rischi informatici e l’Interruzione di attività si posizionano, per il secondo anno consecutivo, al primo e al secondo posto nella classifica dei primi 10 rischi. Le Catastrofi naturali entrano tra i primi tre con il 33% delle risposte (al posto di Scoppio della Pandemia che scende dalla terza alla quinta posizione).

Il ransomware il pericolo maggiore

Il ransomware è la principale preoccupazione nell’ambito degli attacchi cyber e cresce la consapevolezza delle vulnerabilità delle forniture (business interruption)

Gli incidenti informatici sono tra i primi tre rischi percepiti nella maggior parte dei Paesi intervistati. Il driver principale è la recente impennata degli attacchi ransomware, che sono confermati dagli intervistati (57%) come la prima minaccia per il prossimo anno. I recenti attacchi hanno mostrato tendenze preoccupanti come le tattiche di “doppia estorsione” che combinano la crittografia dei sistemi con la violazione dei dati; lo sfruttamento di vulnerabilità del software che potenzialmente colpiscono migliaia di aziende (per esempio, Log4J, Kaseya) o che prendono di mira infrastrutture critiche fisiche (l’oleodotto Colonial negli Stati Uniti). La sicurezza informatica è anche la principale preoccupazione delle aziende in materia di Environmental, Social, Governance (ESG), con gli intervistati che riconoscono la necessità di essere resilienti, di pianificare attività che permettono di essere pronti in caso di future interruzioni e di fronteggiare le crescenti richieste da parte di legislatori, investitori e altri stakeholder.

L’Interruzione di attività (BI) è al secondo posto della classifica. In un anno segnato da interruzioni diffuse, la portata delle vulnerabilità nelle moderne catene di fornitura e reti di produzione è più evidente che mai. Secondo il sondaggio, la causa più temuta di Interruzione di attività è quella conseguente agli Incidenti informatici considerando l’aumento degli attacchi ransomware ma anche l’impatto della crescente dipendenza delle aziende dalla digitalizzazione e il passaggio al lavoro da remoto. Le Catastrofi naturali e le Pandemie sono gli altri due importanti fattori scatenanti della BI secondo gli intervistati.

Nel post-lockdown dello scorso anno, le impennate della domanda si sono sovrapposte all’interruzione della produzione e della logistica, poiché le epidemie di Covid-19 in Asia hanno  portato alla chiusura le fabbriche e hanno causato livelli record di congestione nei porti per le spedizioni dei container. I ritardi legati alla pandemia hanno aggravato altri problemi della supply chain, come il blocco del canale di Suez o la carenza globale di semiconduttori dopo la chiusura degli impianti a Taiwan, in Giappone e in Texas a causa di eventi meteorologici e incendi.

Secondo l’Euler Hermes Global Trade Report, nella seconda metà del 2022 la pandemia di Covid-19 probabilmente sarà la causa dominante di interruzione della supply chain, anche se si prevede che gli squilibri nella domanda e nell’offerta globale si attenueranno e la capacità di spedizione dei container migliorerà.

Lo Scoppio di una pandemia rimane una preoccupazione importante per le aziende, ma scende dalla seconda alla quarta posizione (anche se il sondaggio è stato fatto prima dell’emergere della variante Omicron). Mentre la crisi del Covid-19 continua a mettere in ombra le prospettive economiche in molti settori, è incoraggiante che le aziende sentano di essersi adattate bene. La maggior parte degli intervistati (80%) pensa di essere adeguatamente preparato per una futura situazione emergenziale. Migliorare la gestione dei piani di business continuity è la principale azione che le aziende stanno intraprendendo per diventare più resilienti.

L’ascesa delle Catastrofi Naturali e Cambiamento climatico, rispettivamente in terza e sesta posizione, è significativa, con entrambe le tendenze al rialzo strettamente correlate. Gli anni recenti hanno dimostrato che la frequenza e la gravità degli eventi meteorologici stanno aumentando a causa del riscaldamento globale. Per il 2021, le perdite da catastrofi naturali assicurate a livello globale hanno superato di gran lunga i 100 miliardi di dollari, il quarto anno più alto mai registrato. L’uragano Ida negli Stati Uniti può essere stato l’evento più costoso, ma più della metà delle perdite proveniva dai cosiddetti danni secondari come inondazioni, piogge intense, temporali, tornado e persino gelate invernali, che spesso sono eventi locali ma sempre più costosi. Gli esempi includono la tempesta invernale Uri in Texas, il fenomeno di bassa pressione denominato Bernd, che ha provocato inondazioni catastrofiche in Germania e nel Benelux, le forti inondazioni a Zhengzhou, in Cina, e le ondate di calore e gli incendi in Canada e California.

La preoccupazione di chi ha risposto all’Allianz Risk Barometer è rivolta agli eventi meteorologici legati al cambiamento climatico che causano danni ai beni aziendali (57%), seguiti dalla BI e dall’impatto sulla supply chain (41%). Gli intervistati sono anche preoccupati di gestire la transizione delle loro aziende verso un’economia a basse emissioni di carbonio (36%), di soddisfare i complessi requisiti normativi e di reporting e di evitare potenziali rischi di contenzioso per non aver preso adeguati provvedimenti per affrontare il cambiamento climatico (34%).

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