Progettata nel 2020 ma cominciata nel febbraio 2024, l’operazione (al pari di una vera e propria strategia di marketing, per eludere i controlli) è stata approntata dal servizio segreto israeliano. Il Mossad avrebbe inserito bombe in miglia di dispositivi (cercapersone, radio, walkie talkie), poi acquistati dai miliziani Hezbollah su falsi shop online, trasformati in micro-ordigni potenzialmente letali.
Emergono ulteriori specifiche su una delle operazioni più devastanti che l’organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese ha subìto negli ultimi anni. Il rimando è all’attacco nei cercapersone di Hezbollah, del 17 e 18 settembre 2024 in Libano, quando migliaia di dispositivi (all’apparenza innocui) sono esplosi all’improvviso, provocando il decesso di almeno 39 persone e il ferimenti di oltre 3.400 (in particolare, di civili).
Secondo l’indagine della Reuters, l’operazione del Mossad progettata nel 2020 ma cominciata, in concreto, nel febbraio 2024 (e condotta come campagna di marketing, per eludere i controlli) è stata approntata nei dettagli dal servizio segreto israeliano. L’agenzia di intelligence avrebbe inserito bombe all’interno di miglia di dispositivi acquistati da miliziani Hezbollah, trasformandoli in micro-ordigni potenzialmente letali. In particolare, il gruppo sarebbe “passato” a cercapersone, radio e walkie-talkie dopo aver appurato che ogni comunicazione via cellulare era compromessa dalle intercettazioni israeliane.
Combinazione tra materiale esplosivo e formula chimica
Forniti dal produttore taiwanese Gold Apollo (ma prodotti in Europa da un licenziatario), i cercapersone apparivano normali modelli commerciali alfanumerici, in grado di inviare messaggi contenenti sia lettere sia numeri. Al pari di numerosi cercapersone, però, l’AR-924 è un dispositivo unidirezionale, che può ricevere messaggi ma non inviarli. Nel caso specifico, dunque, dispositivi innocui sarebbero stati manomessi dal Mossad, cosicché potessero custodire 6 grammi di esplosivo plastico, ben celato nei pressi della batteria ricaricabile.
La combinazione tra materiale esplosivo e formula chimica della batteria ha quindi incrementato il potenziale delle detonazioni, sfiorando il corrispettivo di 40 grammi di esplosivo. Il malevolo sistema era racchiuso all’interno di una minuscola custodia di plastica, rendendo complesso il rilevamento, anche mediante controlli di sicurezza presso l’aeroporto internazionale “Beirut-Rafic Hariri”, il cui sistema di comunicazione è stato hackerato a fine settembre dalle Forze di difesa israeliane (Idf).
Vera e propria strategia di marketing
Bombe nei cercapersone AR-924 di Hezbollah: un attentato terroristico che ha centrato l’obiettivo grazie all’escamotage dei servizi segreti israeliani che – per camuffare le batterie incriminate – le ha presentate come un modello standard (LI-BT783, una marca inesistente creata ad hoc dai tecnici del Mossad), facilmente acquistabile e con un prezzo particolarmente allettante.
Una vera e propria strategia di marketing, che ha permesso all’intelligence dello stato ebraico di disporre i cercapersone modificati all’interno della supply chain (non a caso si parla di supply chain attack) senza infondere sospetti. C’è di più. Il Mossad ha creato falsi shop online, pagine e post di recensioni del dispositivo proprio con l’intento di ingannare i responsabili della sicurezza di Hezbollah.