Lo ha affermato oggi il direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN) Bruno Frattasi intervenuto al ‘Cybertech Europe 2024’. “La resilienza è data dalla combinazione di tanti fattori e soprattutto dalla diffusione della consapevolezza. Si tratta di una sicurezza collettiva: la sfida è collettiva e tocca tutti gli ambiti. La resilienza dal rischio cyber impone la mappatura della minaccia ossia la necessità di conoscere la struttura di questa minaccia”, ha aggiunto Frattasi.
“L’Italia continua a registrare un elevato numero di attacchi informatici e in una superficiale visione si tende a correlare il dato con la capacità di resilienza del Paese. Ma le cose non stanno esattamente così: vorrei segnalare che in questi mesi gli eventi organizzati nell’ambito del G7 a guida italiana hanno riscosso un certo interesse in molti e ben individuabili attori malevoli, ma si sono svolti senza nessuna turbativa informatica grazie ad un lavoro accurato, preciso, di prevenzione e di protezione della sicurezza dei servizi digitali che anche l’Agenzia ha messo in opera”.
Lo ha affermato oggi il direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN) Bruno Frattasi intervenuto al ‘Cybertech Europe 2024’. “La resilienza è data dalla combinazione di tanti fattori e soprattutto dalla diffusione della consapevolezza. Si tratta di una sicurezza collettiva: la sfida è collettiva e tocca tutti gli ambiti. La resilienza dal rischio cyber impone la mappatura della minaccia ossia la necessità di conoscere la struttura di questa minaccia”, ha aggiunto Frattasi.
Frattasi: “Serve consapevolezza del rischio cyber”
“Siamo intervenuti negli ultimi due anni in 50 incidenti cyber che hanno interessato società pubbliche, Comuni e strutture sanitarie, ponendo rimedio alla perdita di disponibilità, integrità e confidenzialità dei dati. L’Agenzia – ha spiegato Frattasi – si è spesa e continuerà a farlo con il massimo impegno su entrambi i fronti di azione, cioè la crescita di consapevolezza dei rischi e la prevenzione della minaccia”.
“Servono competenze digitali anche umane. Per questo l’impegno è rivolto a far crescere il numero dei laureati in materie Stem, di Its che possono essere incubatori di talenti e mantenere viva e attrattiva l’attenzione dei giovani verso il mondo cyber”, ha detto Frattasi ricordando che proprio in queste ore si sta aprendo a Torino la challange tra hacker etici, l’European Cybersecurity Challenge.
Sull’arresto di Carmelo Miano: “ACN ha contributo”
“Come Agenzia abbiamo contributo all’arresto del criminal hacker Carmelo Miano. Abbiamo fatto un eccellente lavoro di squadra con la procura di Napoli”, ha poi aggiunto il prefetto in un incontro con la stampa a margine del salone Cybertech Europe 2024.
“Una delle prime cose che ho voluto affrontare venendo in Agenzia – ha ricordato – è stato quello di stabilire, attraverso anche una norma, come si può disciplinare il rapporto tra attività di resilienza e attività investigativa quando siamo in presenza soprattutto di impatti di questo genere, cioè dell’intromissione di un attaccante in un sistema delicato e critico come quello della giustizia. In questo caso – ha sottolineato – non si può operare alla cieca senza avere presente che ci sono anche le esigenze degli investigatori, che devono acquisire gli elementi di prova e devono poter risalire tutta la catena di tracce digitali che sono state lasciate dall’attaccante per poterlo arrestare”.
“Tutto questo – ha proseguito – è stato fatto in combinazione con la Procura nazionale antimafia e la Procura distrettuale e ho avuto molto piacere che il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, abbia riconosciuto questo contributo. È stato fatto un eccellente lavoro di squadra e questo lo si farà in tutte le occasioni nei quali nelle quali ci sarà questa necessità di contemperare e di mettere al sistema le due esigenze, quella di ripristinare i servizi nel più breve tempo possibile perché non possono soffrire un lungo periodo di compromissione con quella di rintracciare chi ha attaccato. Certo, quell’evento dimostra che effettivamente anche reti come quella della giustizia, possono essere esposte all’intrusione di un attaccante”.