Graduale ritorno alla normalità, allentamento delle restrizioni, un'estate all'orizzonte che fa ben sperare sull'attenuazione del coronavirus. Tutto vero, sì, ma non in ogni parte del mondo. La Cina sta vivendo uno dei periodi più difficili dall'inizio della pandemia: l'aumento dei casi determinato dalla variante Omicron ha portato le autorità locali a disporre nuovi lockdown e misure di contenimento molto rigide, e gli effetti stanno iniziando a ripercuotersi sulle aziende che fanno affari in Cina. Il riferimento nel caso specifico va ad Aibnb che ha deciso di interrompere a tempo indefinito le attività nel mercato cinese.
STOP TOTALE A TEMPO INDEFINITO
Nessuna flessibilità nelle prenotazioni come soluzione per portare avanti le attività: lo stop in Cina è totale. L'Azienda ha iniziato ad avvisare gli utenti cinesi che dal 30 luglio non accetterà prenotazioni di alloggi e di altre attività in Cina. Secondo indiscrezioni, l'azienda manterrà solo attiva la sede di Pechino che dà lavoro a qualche centinaia dipendenti.
Airbnb sarebbe arrivata ad una decisione così drastica anche perché le autorità locali non danno indicazioni sulla volontà di intraprendere un percorso di graduale riapertura. Le principiali città, a partire da Pechino e Shanghai, sono state sottoposte a lockdown e sono in vigore limitazioni agli spostamenti tra le città e le province. Inoltre la gestione delle prenotazioni in Cina è costosa e complessa, e Airbnb deve affrontare la forte competizione di aziende locali che forniscono servizi analoghi.
Airbnb è presente in Cina dal 2016, ma le entrate generate in loco rappresentano circa l'1% di quelle totali. Per dirla diversamente, la permanenza è costosa, poco redditizia e complicata dalla pandemia. Decisione di chiudere in questa fase quindi comprensibile, a maggior ragione considerando che Airbnb trova ora terreno fertile negli altri mercati in cui le restrizioni si stanno allentando consentendo la riespansione di una domanda repressa.