Con la proliferazione dei servizi di streaming e l'aumentare dei loro prezzi, sono sempre più gli utenti che cercano una scorciatoia. Stiamo parlando del cosiddetto "pezzotto", un fenomeno molto diffuso che però comporta rischi non di poco conto. Sia per chi lo pratica che per chi lo diffonde.
Andiamo a scoprire cos'è il pezzotto e cosa si rischia, soprattutto ora che è stata lanciata una nuova piattaforma intesa a debellarlo. Il pezzotto è infatti un sistema illegale che consente di vedere contenuti da servizi di streaming come DAZN, Sky, Netflix o Disney+. Il tutto a un prezzo irrisorio.
Negli anni la Guardia di Finanza ha intensificato le indagini, coinvolgendo le società colpite. Ecco quindi che fruire di questo strumento, che consente la visione di contenuti pirata attraverso l'IPTV, è diventato sempre più rischioso.
In precedenza tra individuazione di un sito pirata e la sua chiusura era necessario un certo lasso di tempo.
Ora invece grazie alla nuova piattaforma anti-pirateria sviluppata dall'AGCOM sono sufficienti solo 30 minuti.
Non solo, ma tutti gli utenti che lo sfruttano possono venire segnalati e ricevere le multe. Che non sono proprio leggere. Andiamo quindi a scoprire tutti i dettagli sul pezzotto e cosa rischia sia chi ne approfitta per vedere i contenuti che chi lo trasmette.
Indice
Cos'è e cosa vuol dire fare il pezzotto
Il pezzotto è un dispositivo, nella fattispecie un decoder, che consente l'accesso illegale a contenuti televisivi a pagamento. Questi possono essere quelli da Sky, DAZN, Netflix o altre piattaforme, che grazie a questo sistema si possono vedere senza abbonarsi.
Ma come funziona nella pratica, e perché pezzotto?
Cos'è il pezzotto
Pezzotto deriva dal dialetto napoletano app'zzottato, che sta per falsificato.
Originariamente, il pezzotto è un oggetto falso venduto come vero.
Nel gergo comune questo termine è stato poi associato a un set box, in genere Android. Questo consente la visione dei canali televisivi in streaming, senza antenna TV o satelliti.
Cosa significa fare il pezzotto
Fare il pezzotto significa quindi usufruire di contenuti a pagamento spendendo una frazione del costo. Ma senza abbonarsi agli stessi e quindi compiendo un reato.
Questo è possibile grazie a una tecnologia chiamata IPTV (Internet Protocol Television) per trasmettere i programmi TV in streaming. Lo strumento, di per sé non illegale (pensate a RaiPlay), viene in questo caso utilizzato illegalmente. In quanto usato per trasmettere contenuti pirata.
Come funziona il pezzotto
Ma come funziona il pezzotto? L'idea è semplice, ma dietro ci sono interessi molto alti, e alcuni sistemi per sfruttarlo sono anche molto complessi.
Come funziona il pezzotto
Di base, chi vuole trasmettere i contenuti illegali si abbona ai servizi in questione, pagando regolarmente.
Poi invia questi contenuti a un dispositivo chiamato encoder, che lo rende compatibile con il sistema IPTV.
A questo punto il contenuto è mandato su un server, generalmente all'estero, e caricato su un sito. Gli utenti che vogliono vedere quel contenuto pirata accederanno al sito e pagheranno il dovuto. Infine grazie al pezzotto potranno vederlo sul loro TV.
Il tutto avviene quindi grazie a una connessione a Internet e a un dispositivo connesso a Internet. Spesso la connessione avviene grazie a un codice inviato attraverso le app di messaggistica, oppure attraverso abbonamenti illeciti.
Ma come abbiamo detto questo è solo il concetto. Chi trasmette questi contenuti organizza vere e proprie stazioni pirata (in Italia o all'estero) con decine e decine di abbonamenti. Che vengono distribuiti a decine di migliaia di persone, che scelgono gli abbonamenti da vere e proprie playlist.
Questo comporta pagare diversi abbonamenti, che nel complesso potrebbero superare i 100 euro al mese, una decina di euro.
Per un giro di affari anche da milioni di euro.
I danni del pezzotto
I danni al settore dello streaming. Si ipotizza che il pezzotto Sky sia usato da un numero di utenti simili agli abbonati. I film sono il settore più colpito, mentre al secondo posto ci sono gli eventi sportivi. Secondo De Siervo, amministratore delegato della Serie A, ogni anno i siti di streaming illegali causano 300 milioni di euro di danni.
Cos'è la legge anti pezzotto
Negli anni si è cercato un modo per contrastare questo fenomeno, e la Guardia di Finanza ha fatto indagini sempre più serrate. Celebre nel 2019 l'operazione che ha portato la chiusura di Xtream Codes, ma è solo la punta dell'iceberg.
Nel 2023, invece un maxi blitz ha causato la chiusura di una vera e propria rete, con 21 arresti. Nell'occasione, si è scoperta l'esistenza di una vera e propria associazione criminale organizzata in modo gerarchico.
Per contrastare la diffusione illecita di contenuti protetti dal diritto d'autore, è stata approvata la legge 14 luglio 2023, n.
93. Questa normativa prevede sanzioni sia per chi trasmette sia per chi fruisce di contenuti pirata attraverso il pezzotto.
La legge non solo ha inasprito le pene, ma ha dato anche nuovi poteri all'AGCOM nel contrasto alla pirateria. Il che ha consentito di creare una piattaforma per segnalare le trasmissioni illegali e farle chiudere dagli operatori di rete entro 30 minuti.
Cosa si rischia con il pezzotto
Ma cosa si rischia con il pezzotto? La nuova legge non prevede sanzioni solo per chi trasmette i contenuti, ma anche per gli utilizzatori.
L'utente che utilizza il pezzotto per accedere a contenuti pirata rischia una sanzione amministrativa che parte da 154 euro. Tuttavia, le conseguenze possono essere più gravi per chi con multe che arrivano a 5.000 euro.
Questo è il caso limite di chi usufruisce di "quantità notevoli di opere o materiali protetti" o di recidiva. Non è stato definito cosa si intenda per "quantità notevoli", da stabilire probabilmente in tribunale in caso di contestazione.
Cosa rischia chi trasmette i contenuti IPTV
Quindi chi guarda i contenuti rischia una sanzione ma non vengono applicate le pene detentive. Queste sono riservate a chi trasmette i contenuti.
Nella fattispecie, chi trasmette contenuti pirata attraverso il pezzotto si espone a sanzioni fino a 15.000 euro. Pesanti le pene detentive, che vanno da sei mesi a tre anni. Queste misure punitive mirano a disincentivare la distribuzione illegale di contenuti protetti.
Cos'è la piattaforma anti pezzotto
Con la legge 93/2023, entrata in vigore l'8 agosto 2023, sono stati dati più poteri all'AGCOM. Questo ha comportato la possibilità di contrastare attivamente la pirateria.
Per questa è stata lanciata la piattaforma Piracy Shield, uno scudo anti-pezzotto entrato in funzione l'1 febbraio 2024. Questo sistema consente ai detentori dei diritti d'autore di segnalare eventuali violazioni.
Per esempio, DAZN o Netflix scoprono un sito che trasmette contenuti pirata. A questo punto può segnalarlo alla piattaforma Piracy Shield di proprietà dell'AGCOM, che ne chiede la chiusura ai gestori delle reti Internet.
Questo avviene bloccando gli indirizzi IP impiegati per diffondere i contenuti. Per legge, gli operatori devono oscurare il sito che trasmette contenuti pirata entro 30 minuti dalla segnalazione del titolare.
Non solo, ma dal 12 marzo 2024 la Guardia di Finanza e la Procura di Roma hanno firmato un accordo. Questo consente una libertà d'intervento ai finanzieri di incrociare i dati per identificare i responsabili dei reati. E inviare le multe, senza bisogno di richieste di autorizzazioni per indagare. Il ricavato delle sanzioni andrà al Ministero della Giustizia per finanziare la lotta alla pirateria.
Domande e risposte
Cosa rischia chi vede il pezzotto?
Chi vede contenuti illegali attraverso il pezzotto rischia sanzioni da 154 euro fino a 5.000 euro.
Cosa succede se ti beccano con IPTV?
Se usate il pezzotto e venite colti in flagrante, la Guardia di Finanza può inviarvi automaticamente una multa da 154 euro a 5.000 euro.